Sergente Romano: differenze tra le versioni

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A seguito dell'uccisione della sua fidanzata, Lauretta d'Onghia<ref>{{citazione necessaria|Alla fidanzata scriveva alcune lettere, in una di queste diceva a Lauretta che lui aspirava solamente a formarsi una famiglia con lei, vivendo così da buon cristiano, "''non appena sentiremo la novella di essere nel trono il nostro Re''"}}.</ref>, il 9 agosto ad Alberobello il sergente Romano assaltò la fattoria di Vito Angelini, probabilmente il delatore che aveva permesso la morte di Lauretta, e lo fece fucilare nell'aia. Dopo aver subito una dura sconfitta il [[4 novembre]] [[1862]] presso la masseria Monaci, vicino [[Noci]], il capobrigante divise la sua banda in piccoli gruppi più manovrabili, ispirandosi alla tattica di Crocco.<ref>Antonio Pagano, ''Due Sicilie: 1830-1880'', Capone, 2002, p.216</ref> Nello stesso mese, furono invasi i comuni di [[Carovigno]] ed [[Erchie]], disperdendo la guardia nazionale e saccheggiando le abitazioni dei liberali.
 
Sergente Romano morì nelle campagne tra [[Gioia del Colle]] e [[Santeramo in Colle]] durante un sanguinoso scontro a fuoco con la Guardia Nazionale e i [[Cavalleggeri#Cavalleggeri_di_Saluzzo|Cavalleggeri di Saluzzo]] il [[5 gennaio]] [[1863]]. Circondato da forze sovrastanti, circa 200 uomini, non esitò ad accettaraccettare battaglia e combattere con i suoi 20 compagni. Prima di morire chiese di essere ucciso come un soldato ma fu invece ammazzato a sciabolate.<ref>Gigi di Fiore, ''Controstoria dell'Unità di Italia'', Rizzoli, pg.205</ref> Dopo la sua morte {{chiarire|certa}} storiografia risorgimentale bollò subito il sergente come un semplice "brigante", {{citazione necessaria|quindi anche come un "criminale"}}. Attualmente, invece, la sua figura è rivalutata da molti ambienti neo-borbonici che lo definiscono "patriota" del Sud. Certamente, al di là di questi giudizi parziali, alcune testimonianze aiutano a descrivere la sua complessa figura. Il de Poli, per esempio, ci riferisce l'attaccamento del popolo verso il sergente (considerato dalla gente del luogo come un ''eroe''):
{{Quote|Tutti gli abitanti del paese vollero contemplare un'ultima volta questi resti irriconoscibili dell'eroico patriota; si veniva là come ad un pellegrinaggio santificato dal martirio; gli uomini si scoprivano il capo, le donne si inginocchiavano, quasi tutti piangevano. Mai un'accusa si levava contro la memoria del morto, mai un grido di riprovazione fu inteso; egli portava nella tomba il rimpianto e l'ammirazione dei suoi compatrioti<ref>Cfr. Oscar de Poli, ''De Naples a Palerme'', Parigi, 1865.</ref>}}
{{citazione necessaria|Contrariarmente a quanto afferma una certa storiografia marxista sui briganti}}, {{citazione necessaria|la sua lotta contro il Regno di Italia fu dovuta non solamente al popolo ma anche al Re e alla religione}}. Significativo è il giuramento ritrovato sul suo corpo dopo la sua morte: