Franco Venturi: differenze tra le versioni

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|GiornoMeseMorte =14 dicembre
|AnnoMorte =1994
|Attività =storico
|Epoca =1900
|Nazionalità =italiano
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== Biografia ==
Nipote di [[Adolfo Venturi (storico dell'arte)|Adolfo Venturi]] e figlio di [[Lionello Venturi]], i noti critici d'arte, la sua famiglia si trasferì nel [[1915]] da Roma a Torino, dove il padre assunse la cattedra di Storia dell'arte. Franco Venturi studiò nel [[Liceo Massimo d'Azeglio]], frequentato da un gruppo di giovani [[antifascisti]] raccolti intorno alla figura del professore [[Augusto Monti]] e fu arrestato con altri alla fine del [[1931]] e presto rilasciato.
 
Nel [[1932]] Lionello Venturi si rifiutò di prestare giuramento di fedeltà al [[fascismo]] e si trasferì con la famiglia a [[Parigi]] dove Franco s'iscrisse alla Facoltà di arte della [[Sorbona]], conobbe numerosi esponenti dell'emigrazione antifascista e aderì al movimento ''[[Giustizia e Libertà]]'' di [[Carlo Rosselli]]. Dal [[1933]] collaborò al settimanale «Giustizia e Libertà» e ai «Quaderni di Giustizia e Libertà», tenendovi la rubrica ''Stampa amica e nemica'' di commento della stampa fascista e internazionale, criticandovi la politica italiana e la collaborazione della Chiesa con le dittature fasciste.
 
Contemporaneamente indirizzava i suoi studi alla storiografia, con un particolare interesse per l'Illuminismo. Il primo risultato fu la pubblicazione del saggio ''Jeunesse de Diderot'', del [[1939]], e lo studio su ''Dalmazzo Francesco Vasco'', del [[1940]]. Nel 1939 la sua famiglia si era già trasferita a [[New York]] e Franco, quando cercò di raggiungerla, dopo l'occupazione tedesca di Parigi, fu arrestato in [[Spagna]] e detenuto per quasi un anno nel sotterraneo di un convento adibito a carcere. La fame sofferta gli suggeriranno di assumere il soprannome ''Nada'' (''niente'', in spagnolo) nella lotta antifascista.
 
Consegnato alle autorità italiane nel marzo del [[1941]], fu incarcerato a Torino e poi trasferito ad [[Avigliano]]. Qui rimase fino alla caduta di [[Mussolini]]. Tornato a Torino, fu parte attiva del [[Partito d'Azione]] torinese con [[Giorgio Agosti]], [[Dante Livio Bianco]], i fratelli [[Alessandro Galante Garrone|Alessandro]] e [[Carlo Galante Garrone]], e [[Giorgio Vaccarino]]. Curò la redazione del supplemento piemontese del giornale di partito «[[L'Italia libera]]» e la sua diffusione clandestina nel Piemonte occupato dai tedeschi. Uscirono nove numeri, dedicati agli scioperi delle fabbriche torinesi e alle iniziative dei partigiani. Dal febbraio del [[1944]] furono stampati clandestinamente il mensile [[Voci d'Officina]], dedicato particolarmente alle lotte operaie contro il fascismo, e venti opuscoli, «I quaderni dell'Italia libera», oltre ai «Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà».
 
Alla fine della guerra diresse il quotidiano torinese ''[[GL (giornale)|GL]]'', dove espresse la sua preoccupazione per la difficoltà di ottenere in Italia un'autentica svolta democratica e per l'evolversi di una divisione del mondo in due sfere d'influenza. Nel [[1947]] fu nominato addetto culturale dell'ambasciata italiana a [[Mosca]], dove rimase fino al [[1950]] e vi elaborò il materiale che porteranno, nel [[1952]], alla pubblicazione de ''Il populismo russo'', una fondamentale ricostruzione del movimento rivoluzionario russo dell'[[XIX secolo|Ottocento]]. Nel [[1948]] aveva già pubblicato ''Jean Jaurés e altri storici della Rivoluzione francese'', facendo conoscere al pubblico italiano, oltre allo storico socialista, maestri della storiografia quali [[Albert Mathiez]] e [[Georges Lefebvre]].
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*''Dalmazzo Francesco Vasco (1732-1794)'', Paris, Droz, 1940
*''Le origini dell'Enciclopedia'', Roma-Firenze-Milano, Edizioni U, 1946
*''L'antichità svelata e l'deaidea di progresso in Nicolas-Antoine Boulanger'', Bari, Laterza, 1947
*''Jean Jaurès e altri storici della Rivoluzione francese'', Torino, Einaudi, 1948
*''Il populismo russo'', 2 voll., Torino, Einaudi, 1952