Andrea Rapicio: differenze tra le versioni

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Secondogenito di [[Domenico Ravizza]] che, secondo gli usi dell'epoca, aveva latinizzato il proprio cognome in Rapicius. Fu [[ministro]] di [[Ferdinando I del Sacro Romano Impero|Ferdinando I]] e consigliere dell'arciduca Carlo.
 
All'epoca la nobiltà triestina era politicamente divisa in varie fazioni, principalmente riconducibili a quella [[repubblica di Venezia|filoveneta]] e quella [[Sacro Romano Impero|filoasburgica]]. Rapicio comprendeva che la divisione andava a scapito degli interessi cittadini, per cui si prodigò di mediare la pace. Quando credette di aver raggiunto un accordo, volle festeggiare il Capodanno invitando a cena gli esponenti delle parti in gioco. Ma evidentemente l'accordo non era stato ancora raggiunto. Una delle fazioni, non si sa quale, volle avvelenare il rappresentante della parte avversa, ma per sbaglio il calice con il veleno venne a trovarsi in mano del vescovo che ne bevve il contenuto e morì. Una recente ipotesi sostiene che non si trattasse affatto di sbaglio, bensì di una premeditata eliminazione dell'unica persona che avrebbe potuto organizzare la nobiltà cittadina contro l'egemonia [[austria]]ca. Pare però più probabile che la notizia della morte per avvelenamento, già testimoniata alla fine del sec.[[secolo XVII]] dal [[Carniola|carniolino]] Johann Weichard von Valvasor e dallo storico triestino Ireneo della Croce (Giovanni Maria Manarutta), sia priva di reale fondamento: nell'archivio di [[Graz]] è custodita una lettera scritta all'arciduca [[Carlo d'Asburgo]] dalla madre del vescovo poco dopo la morte di quest'ultimo. In essa la donna chiede al sovrano di regolare le pendenze in denaro e non fa alcun cenno a come il figlio sia morto. Se egli fosse caduto vittima di un complotto, o comunque se fosse morto violentemente, la madre certamente non avrebbe omesso questo particolare proprio nel momento in cui chiedeva che ne fossero riconosciute le spettanze.
 
Andrea Rapicio fu persona intelligente e dotta. Oltre che giurista, fu anche letterato; ci sono pervenuti a stampa due libri di carmi latini (''Facilioris Musae libri duo''), il poemetto geografico latino "''Istria''" e altri carmi minori, sempre in lingua latina. Manoscritto nella Biblioteca Civica di Trieste è lo "''Epigrammaton liber secundus''". Scrisse inoltre un'orazione funebre per la morte di [[Carlo V del Sacro Romano Impero|Carlo V]] (a stampa) e un'opera analoga per la morte del fratello e successore [[Ferdinando I del Sacro Romano Impero|Ferdinando I]] (pubblicata da B. Zlobec in "Quaderni Giuliani di Storia" XXIV 2003, pp. 243–285).
 
Fu proprio in [[Istria]] che, dopo qualche decennio, si ritirò la famiglia dell'illustre prelato, il che potrebbe confermare l'ipotesi che il giovane Andrea vi avesse passato lunghi periodi di vacanza con la famiglia. Il castello dei Rapicio, imponente opera di muratura andata distrutta durante il [[seconda guerra mondiale|secondo conflitto mondiale]], si trovava vicino a [[Pisino]] in. Si è salvato solo un quadro, probabilmente in origine parte di una serie, raffigurante appunto il vescovo Andrea. Opera di pittore ignoto, è databile agli inizi del [[XVIII secolo]].
 
== Bibliografia ==