Gaio Sulpicio Petico: differenze tra le versioni

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| data di morte =
| luogo di morte =
| consolato = [[364 a.C.]], [[361 a.C.]], [[355 a.C.]],, [[353 a.C.]]
| dittature = [[358 a.C.]]
| tribunato della plebe =
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{{q|Dopo alcune inutili discese del popolo nel Campo Marzio e molti giorni dedicati alle assemblee e finiti in scontri, la perseveranza dei consoli ebbe alla fine la meglio: i plebei arrivarono a un punto tale di esasperazione da seguire mestamente i loro tribuni i quali andavano gridando che la libertà era ormai perduta e che bisognava abbandonare non solo il Campo Marzio, ma anche Roma stessa, a sua volta prigioniera e oppressa dalla tirannide patrizia. Ma i consoli, abbandonati da una parte della popolazione, non ostante l'esiguo numero di votanti, portarono a termine le elezioni con pari determinazione.| Tito Livio, Ab Urbe condita, VII, 18.}}
 
Nel [[353 a.C.]] fu eletto console per la quarta volta ed ebbe come collega il patrizio [[Marco Valerio Publicola]], al secondo consolato<ref> Tito Livio, Ab Urbe condita, VII, 19.</ref>. A Sulpicio fu affidata la campagna contro [[Tarquinia]] ed a Publicola quella contro i [[Volsci]], che minacciavano gli alleati Latini. Quando però sembrò che [[Cere]] fosse entrata in guerra, alleandosi a Tarquinia, fu nominato [[dittatore romano|dittatore]] [[Tito Manlio Imperioso Torquato]]<ref> Tito Livio, Ab Urbe condita, VII, 19.</ref>.
Fu rieletto console nuovamente nel [[353 a.C.]] con ''Publicola'' ed infine fu eletto ancora console per la quinta volta nel [[351 a.C.]] con [[Tito Quinzio Peno Capitolino Crispino (console 354 a.C.)|Tito Quinzio Peno Capitolino Crispino]].
 
 
 
==Note==