Parresia: differenze tra le versioni

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La '''parresìa''' [dal gr. παρρησία composto di ''pan'' (tutto) e ''rhema'' (ciò che viene detto)] è un termine che nel significato proprio indica non solo la [[libertà di parola]] ma anche la franchezza nell'esprimersi, dire ciò che si ritiene vero e, in certi casi, un'incontrollata e smodata propensione a parlare. <ref>''Enciclopedia Treccani'' alla voce corrispondente</ref>
 
La parresìa quindi assume un significato che va oltre quello di [[isegoria]] (da isos = uguale e ὰγορεύω parlare in pubblico) che vuol dire riconoscere a tutti i cittadini la libertà di prendere la parola nelle assemblee pubbliche della [[democrazia greca antica]].
 
I due termini vengono però spesso confusi come sinonimi: [[Erodoto]] usa più volte il termine "isegorìa" con il significato di parresia, mentre [[Euripide]], [[Demostene]], [[Isocrate]] usano più spesso nello stesso contesto "parresìa" non differenziandolo da isegoria. Lo pseudo Aristotele invece non usa mai ''isegoria'' con valore di diritto di parola nelle assemblee pubbliche, ma ne parla solo per i rapporti personali nella sfera privata <ref> Cfr. [[Arnaldo Momigliano]], ''Sesto contributo alla storia degli studi classici e del mondo antico''], Tomo II, [[Edizioni di Storia e Letteratura]], 1980</ref>