I racconti di Kolyma: differenze tra le versioni

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L'opera è stata disposta in sei parti, che scorrono, in modo non strettamente cronologico, attraverso le varie fasi della detenzione e liberazione del protagonista, narrando talvolta vicende di altri personaggi in modo del tutto indipendente: ''I racconti di Kolyma, La riva sinistra, Il virtuoso del badile, Scene di vita criminale, La resurrezione del larice, Il guanto ovvero KR<small>-2</small>.''
 
''Nella neve'', il primo dei racconti, descrive come viene faticosamente aperta una strada sulla neve vergine. Bisogna scegliere un punto di riferimento, e ognuno degli uomini assegnati che deve tracciare la via , anche se debole e incerto, lascia comunque un segno con il piede ''su un lembo di neve vergine'' (pp.5-6).<br>
 
Già in ''I carpentieri'' S. inquadra le condizioni climatiche nella nebbia bianca invernale della [[Kolyma]], le cui temperature sono riconosciute dai vecchi detenuti senza termometro: ''"...se c'è una nebbia gelata, fuori fa meno quaranta; se l'aria esce con rumore del naso, ma non si fa ancora fatica a respirare, vuol dire che siamo a meno quarantacinque; se la respirazione è rumorosa e si avverte affanno, allora meno cinquanta. Sotto i meno cinquantacinque, lo sputo gela in volo"'' (p.17).<br>
Il pericolo e il tormento non è dato solo dalle condizioni detentive imposte dal sistema, ma soprattutto dall'azione violenta e criminosa all'interno del campo dei ''blatnye'', i malavitosi (ossia i criminali comuni), tollerata dalle autorità; essi la esercitano sui detenuti politici, che hanno soprannominato ''fraery'', "fessi", per la loro inevitabile passività di fronte alle loro umilianti prepotenze (che potevano anche arrivare a ferimenti gravi, a torture e all'omicidio di chi non accettava la loro ''zakon'', legge non scritta). In ''Sulla parola'' un compagno del protagonista viene ucciso perché rifiuta di consegnare ai malavitosi un maglione a cui è particolarmente affezionato (glielo aveva inviato in dono la moglie durante la detenzione); in ''Il pacco da casa'' il protagonista (Krist, dal nome non casuale, che parla spesso in prima persona) descrive la cinica e divertita indifferenza dei detenuti della sua camerata quando viene colpito a sangue alla testa dai ''blatnye'', per impossessarsi del pane e burro che ha ricavato dalla vendita del pacco dono inviatogli dalla moglie.
Il pericolo e il tormento non è dato solo dalle condizioni detentive imposte dal sistema, ma soprattutto dall'azione violenta e criminosa all'interno del campo dei ''blatnye'', i malavitosi (ossia i criminali comuni), tollerata dalle autorità; essi la esercitano sui detenuti politici, che hanno soprannominato ''fraery'', "fessi", per la loro inevitabile passività di fronte alle loro umilianti prepotenze (che potevano anche arrivare a ferimenti gravi, a torture e all'omicidio di chi non accettava la loro ''zakon'', legge non scritta).
 
Il pericolo e il tormento non è dato solo dalle condizioni detentive imposte dal sistema, ma soprattutto dall'azione violenta e criminosa all'interno del campo dei ''blatnye'', i malavitosi (ossia i criminali comuni), tollerata dalle autorità; essi la esercitano sui detenuti politici, che hanno soprannominato ''fraery'', "fessi", per la loro inevitabile passività di fronte alle loro umilianti prepotenze (che potevano anche arrivare a ferimenti gravi, a torture e all'omicidio di chi non accettava la loro ''zakon'', legge non scritta). In ''Sulla parola'' un compagno del protagonista viene ucciso perché rifiuta di consegnare ai malavitosi un maglione a cui è particolarmente affezionato (glielo aveva inviato in dono la moglie durante la detenzione); in ''Il pacco da casa'' il protagonista (Krist, dal nome non casuale, che parla spesso in prima persona) descrive la cinica e divertita indifferenza dei detenuti della sua camerata quando viene colpito a sangue alla testa dai ''blatnye'', per impossessarsi del pane e burro che ha ricavato dalla vendita del pacco dono inviatogli dalla moglie.
 
È stata giustamente rilevata la particolare attenzione di S. per il dolore degli animali, in linea con l'identica sensibilità dostoevskiana de [[Delitto e castigo]] e [[I fratelli Karamazov]]. In ''Lo scoiattolo'' viene detta l'atroce fuga di questa piccola e fragile creatura, che non riesce a riguadagnare la foresta e finisce scannata a bastonate dalla folla così, senza un motivo apparente; l'animaletto è una evidente metafora del destino dell'uomo. In ''Occhi coraggiosi'' la spietata malvagità di uno geologo si scatena contro una donnola sul punto di partorire; la creatura mostra di non temere l'uomo, e lo guarda come se lo rimproverasse dell'atto di volerle togliere la vita proprio nel momento in cui lei cerca di darla ai suoi piccoli: "''Una zampa posteriore della donnola gravida era stata strappata via dallo sparo ed essa si trascinava dietro la poltiglia sanguinolenta dei suoi piccoli non ancora nati, che avrebbero potuto nascere da lì a un'ora...''".<ref>Nell'introduzione a una versione antologica dei racconti, di Marisa Visintin e Beppe Gouthier, si spiega come "''la natura che soffre''" è "''trasparente simbolo degli uomini deportati''" (''I racconti di Kolyma'', Einaudi Scuola, Milano 2005, p.XII).</ref>