Scotti-Isotta-Fraschini 20/70: differenze tra le versioni

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{{Infobox arma
|Arma = Artiglieria
|Nome = Scotti-Isotta Fraschini 20/77 Mod. 1941
|Altra denominazione = Scotti-OM 20/77
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|Costo unitario =
|Varianti =
|Peso = 227,5 kg
|Lunghezza = 2275 mm
|Lunghezza canna = 1540 mm
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|Numero canne = 1
|Azionamento =
|Cadenza di tiro = 250 colpi/min
|Velocità alla volata = 840 m/s
|Tiro utile =
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In questa funzione, il cannone restò sostanzialmente ignorato dalle autorità italiane, le quali non erano interessate, per uso aeronautico, a nessun calibro che fosse più pesante del [[12,7 × 81 mm SR|12,7mm]], per il quale i tecnici italiani stavano contemporaneamente sviluppando i proiettili esplosivi<ref name=Chinn />.
 
L’arma, in effetti, da un lato era giunta in ritardo, e dall’altro era molto avanti rispetto al suo tempo. Alla fine degli anni ’20 i bombardieri non utilizzavano più cannoni pesanti per il tiro diretto al suolo (solo durante la [[seconda guerra mondiale]] tutte le potenze impegnate nel conflitto sentirono la necessità di disporre di nuovo di cannoniere volanti, per il tiro anticarro e antinave, e di cannoni con proiettili ad elevata velocità iniziale, per il tiro contro i bombardieri), e d’altronde nessun caccia, o aereo d’attacco monomotore dell’epoca, poteva ospitare un 'arma così massiccia e sparante una munizione eccezionalmente potente come il [[20 × 138 mm B]] ''Long Solothurn'', con il relativo rinculo. Ancora alla fine degli anni ’30 infatti, i [[Germania nazista|tedeschi]], pur attratti dall’idea di disporre di un’arma in grado di abbattere i bombardieri restando fuori dalla portata del loro fuoco difensivo, dovettero rinunciare all’uso sui caccia dell'MG c/30L (versione avionizzata del [[2 cm FlaK|2cm flak 30]], sparante la stessa cartuccia della Scotti), mentre i [[giappone]]si utilizzarono solo in torretta, sui bombardieri, i cannoni HO-1 e HO-3 (versioni avionizzate del fucile anticarro [[Type 97 (fucile anticarro)|Type 97]]) pur un po' più leggeri, e sparanti munizioni meno potenti, dei loro “parenti” europei.
 
Visto il disinteresse delle autorità italiane, Scotti, nel 1932, vendette il brevetto, per tutte le nazioni eccetto l’Italia, alla [[Swiss Oerlikon]] che negli anni successivi, pubblicizzandola come arma ideale per il fuoco anticarro e antiaereo, la rivendette alla [[Cina]] e ad alcuni paesi sudamericani, attratti dal poter disporre a basso costo (l’arma era infatti di produzione facile ed economica) di un 'arma moderna e polivalente, che per di più aveva la fama di essere l’originale da cui Marc Birkigt aveva tratto il principio di funzionamento del cannone [[Hispano-Suiza HS.404]] (ugualmente funzionante a rinculo con blocco geometrico rimosso per azione del gas, ma con blocco di tipo oscillante, non rotante come nello Scotti), usato da due della maggiori potenze del tempo<ref name=Chinn />.
 
Anche in questa veste, il cannone ricevette una nuova valutazione negativa dalle autorità italiane che, nella gara indetta nel 1935 per la fornitura di una mitragliera da 20mm, le preferirono la [[Breda 20/65 Mod. 1935]].
 
Lo sviluppo, in Italia, continuò per opera della [[Isotta Fraschini]] nel 1938. La versione Mod. 1939 installata su affusto a candeliere fu impiegata dalla [[Regia Aeronautica]] per la difesa delle installazioni e dalla [[Regia Marina]] imbarcata ed in installazione fissa, anche binata. L'[[esercito olandese]], pressato da esigenze belliche, nel dicembre del 1939 ordinò all'Isotta Fraschini 100 esemplari del cannone, completi di cinquemila munizioni per arma, su affusto campale, con riserva per ordinarne altri 100 esemplari (che veranno poi ordinati nel marzo del 1940). Di questi, 46 esemplari, rinominati dagli olandesi ''2 tl no.2'', vennero consegnati tra il gennaio ed il maggio 1940, con gli ultimi 11 esemplari che risultano fortunosamente consegnati il 14 maggio, ad [[Invasione tedesca dei Paesi Bassi|invasione tedesca]] già in corso.
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Come tutte le armi automatiche e semiautomatiche progettate da Alfredo Scotti (compresi il fucile [[Scotti Mod. X]] e la mitragliera da 12,7 mm [[Scotti/Isotta Fraschini]]), il cannone mitragliera da 20mm sparava ad otturatore aperto, cosa che aiutava il raffreddamento, ed impediva che una cartuccia camerata in una canna surriscaldata esplodesse involontariamente. Di converso, nel caso della mitragliera aeronautica da 12.7 mm, e di qualsiasi altra applicazione aeronautica, rendeva impossibile la sincronizzazione con le eliche, e quindi il montaggio in cappottatura con il motore (a meno di sparare attraverso l’asse dell’elica).
 
Per far funzionare il cannone Scotti, l'operatore installa un nastro, lastrina, o tamburo carichi, sul lato sinistro dell’arma, e tira indietro la maniglia di armamento. Questo primo movimento sblocca l’[[otturatore (armi)|otturatore]] (in due pezzi), ritrae il [[percussore]], ed arretra l’otturatore fino alla posizione di blocco, dove è trattenuto dalla leva di scatto, e tenuto in tensione dalla compressione della molla di recupero.
 
Azionando il grilletto, la leva di scatto viene rilasciata e l’otturatore inizia la corsa. Estrae una cartuccia dal caricatore/nastro/lastrina e la spinge avanti. Nell’ultima fase del caricamento, i tenoni sulla testa dell’otturatore ingaggiano gli scassi elicoidali nel ricevitore, la testa dell’otturatore, avanzando, ruota di una frazione di giro (circa 1/8), la cartuccia viene camerata, e la parte posteriore dell’otturatore (slitta), spinta dalla molla, si chiude su quella anteriore (testa), impedendo una rotazione in senso contrario della testa dell’otturatore, e serrando quindi geometricamente l’otturatore alla canna.
 
Il percussore, alloggiato all'interno dell’otturatore e solidale alla slitta, è spinto in avanti con questa, dall’inerzia, e dalla spinta della molla di recupero. Contemporaneamente alla chiusura dell'otturatore colpisce l’innesco centrale della cartuccia e provoca l’esplosione della carica propellente e il lancio del proiettile. Quando il proiettile supera un’apposita apertura nella canna, da questa viene spillato gas, che muove indietro un pistone a corsa corta, posizionato sotto la canna e collegato alla parte posteriore dell’otturatore, con forza sufficiente da ritrarla per qualche centimetro, provocando quindi lo sblocco della parte anteriore, la quale, a questo punto, libera di ruotare, viene ruotata e spinta indietro dalla pressione residua dei gas presenti in canna, con forza sufficiente a completare il ciclo.
 
Il bossolo esploso, ingaggiato dall’unghia dell’estrattore, viene tirato indietro finché non rientra nella lastrina di caricamento e si ferma contro il bordo posteriore di questa (in caso di caricamento a lastrina) o, (negli altri casi) sbattendo contro l’espulsore, non è proiettato fuori dal ricevitore. L’otturatore continua la corsa indietro fino al tampone posteriore. Se, a questo punto, il grilletto è stato rilasciato, la leva di scatto impegna l’otturatore, bloccandolo in posizione aperta, altrimenti la molla di recupero lo spinge avanti, ricominciando il ciclo<ref name=Chinn />.
 
== Note ==