Reggiane Re.2001: differenze tra le versioni

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[[File:Reggiane Re.2001.jpg|left|thumb|Il secondo prototipo del Reggiane Re.2001 con le insegne della [[Regia Aeronautica]].]]
 
Il primo prototipo (MM.409)<ref name=brindley219>{{cita|Brindley1972|p. 219|Brindley 1972|harv=s}}.</ref> venne portato in volo per la prima volta fra il 22 e il 24 giugno 1940 dal pilota [[Mario de Bernardi]], già vincitore della [[Coppa Schneider]], all'[[aeroporto di Reggio Emilia]], città dove avevano sede le [[Officine Meccaniche Reggiane]], di proprietà della [[Caproni]].<ref name=NS4/><ref name=molteni126>{{cita|Molteni|p. 126}}.</ref> Il velivolo passò quindi al [[tenente colonnello]] Piero Scapinelli,<ref>Conte di [[Leguigno]], decorato con la [[Medaglia al valore aeronautico|Medaglia d'oro al valore aeronautico]] e vincitore nel 1933 della [[coppa Blériot]] volando su un [[Macchi-Castoldi M.C.72]]. {{cita|Brindley|p. 218, nota a fine pagina}}.</ref> che compì diciassette voli dal 25 luglio al 28 agosto, prima che la macchina venisse trasferita a settembre a [[Guidonia Montecelio|Guidonia]] per le prove comparative. Le prestazioni (563 [[Chilometro orario|km/h]] a 5&nbsp;500 [[Metro|m]] e 540 km/h a 4&nbsp;500 m) risultarono superiori a quelle dei successivi esemplari di serie, perché il prototipo risultava più leggero e montava un DB 601 originale tedesco e non la copia costruita [[Licenza (economia)|su licenza]] dall'[[Alfa Romeo]] con metalli meno raffinati.<ref name=molteni126/> Altre fonti, meno recenti, fanno risalire invece il primo volo del Re.2001 a qualche giorno dopo il 10 luglio 1940, subito pilotato da Scapinelli.<ref>{{cita|Lazzati|p. 382}}.</ref> Secondo questa ipotesi, l'aereo sarebbe stato poi trasferito a Guidonia il 9 agosto, anziché a settembre.<ref name=brindley218/> In ogni caso, dopo le prove di Guidonia, la Regia Aeronautica richiese alcune modifiche da introdurre anche in un secondo prototipo: ala trilongherone con serbatoi blindatiprotetti, ruotino di coda retrattile e aggiunta di due mitragliatrici [[Breda-SAFAT (mitragliatrice)|Breda-SAFAT]] [[calibro (arma)|calibro]] [[.303 British|7,7 mm]] da 600 colpi ciascuna nelle ali e di altre due mitragliatrici Breda-SAFAT calibro [[12,7 × 81 mm SR|12,7 mm]] da 350 colpi ciascuna sistemate sopra il motore. Le modifiche vennero completate nel primo prototipo nel novembre 1940, con il secondo prototipo (MM.408, lo stesso numero di matricola del primo prototipo del Re.2000) pronto poco dopo. Questo secondo esemplare si schiantò al suolo il 14 marzo 1941 dopo un guasto al motore, uccidendo il collaudatore Piero Scapinelli durante l'[[atterraggio]] d'emergenza.<ref name=brindley218/> Un'altra fonte<ref name=molteni126/> colloca l'incidente il 17 marzo e ricostruisce i fatti in maniera più dettagliata: Scapinelli, arrivato lungo sulla pista in fase d'atterraggio, ridiede gas ma non riuscì a riprendere quota perché il [[Elica a passo variabile|passo dell'elica]] (variato elettricamente da un [[attuatore]] ancora in fase sperimentale) si era portato al massimo, con conseguente arresto del motore. L'aereo continuò la sua corsa e si infilò tra due alberi spezzandosiche lestaccarono alidi netto l'ala, ma la fusoliera proseguì impastandosi sul terreno; il pilota, nel contraccolpo dell'impatto, sbatté la testa contro la barra di comando e morì poco dopo. L'Alfa Romeo venne ritenuta responsabile del malfunzionamento e subì una penale.<ref name=molteni126/>
 
Fu proposta la costruzione di un terzo prototipo (chiamato Re.2001bis) con i radiatori annegati nelle ali, prive delle mitragliatrici, per migliorare l'[[aerodinamica]]: le fonti non concordano sull'effettiva realizzazione del velivolo e, mentre alcuni indicano che tale modifica sia stata realizzata direttamente nel primo prototipo,<ref name=brindley218/> altri indicano che fu realizzata una cellula con matricola MM.538,<ref name=DC35>{{Cita|Dimensione Cielo|p. 35}}.</ref> dettagliando anche trattarsi di una sorta di [[ibrido]], frutto dell'accoppiamento della fusoliera del Re.2000 matricola MM.5068 e della deriva del primo prototipo MM.409.<ref name=NS19>{{Cita|Sgarlato|p. 19}}.</ref> Il velivolo, portato in volo da [[Francesco Agello]] (nell'aprile<ref name=DC35/> o nel luglio del 1941)<ref name=brindley218/><ref name=NS19/> nonostante avesse fatto registrare una velocità 50-60 km/h superiore rispetto alla configurazione standard,<ref name=brindley218220>{{cita|Brindley|pp. 218 e 220}}.</ref> non trovò seguito nella produzione di serie e, dopo alcune valutazioni utili ad acquisire dati successivamente utilizzati per la progettazione del [[Reggiane Re.2006|Re.2006]],<ref name=brindley219/> venne riconvertito allo standard dei primi modelli consegnati.
 
Nel frattempo, il 31 ottobre 1940, dopo un piccolo ordine alla Reggiane di dieci Re.2001 per accelerare le prove tecniche (la cosiddetta "Serie Zero", di cui fece parte, tra l'altro, il velivolo che nel marzo 1943 sganciò una sperimentale [[Bomba aeronautica|bomba]] propulsa da [[ossigeno liquido]], che tuttavia non esplose),<ref name=brindley222/> vennero ordinati duecento esemplari alla Reggiane, cento alla fabbrica Caproni di [[Taliedo]] e cinquanta (aumentati poi a cento) a quelle di [[Predappio]]. I velivoli, che avrebbero inglobato tutte le modifiche apportate ai due prototipi eccetto il ruotino di coda, ora fisso,<ref name=brindley219/> avrebbero avuto come propulsore un [[Alfa Romeo RA 1000 RC.41]], versione del Daimler-Benz DB 601 prodotta su licenza.<ref name=brindley220>{{cita|Brindley|p. 220}}.</ref>