Quantità (filosofia): differenze tra le versioni

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In particolare '''[[Kant]]''' tratterà della quantità definendola come categoria, appartenente cioè alla formulazione logica del pensiero, e nello stesso tempo come [[forma (filosofia)|forma a priori]] [[trascendentale]], costitutiva cioè, con l'attività discriminante dell'[[intuizione]], dei [[fenomeno (filosofia)|fenomeni]].<ref>Luciano Zamperini, ''Da Kant a Marx'', Giunti Editore, Firenze 1999, pp. 30, 31</ref>
 
Dal punto di vista della logica la quantità dà luogo ai giudizi universali, particolari, singolari che sono espressioni delle categorie della totalità, pluralità, unità. La categorie della quantità e della qualità Kant le chiama categorie "matematiche" perché definiscono con precisione numerica i dati sensibili oggetto dell'intuizione pura. Le altre categorie, cioè quelle della relazione e della modalità, che egli chiama "dinamiche" riguardano il rapporto che l'intelletto raggruppante o determinante riesce a stabilire tra i fenomeni che provengono dall'intuizione. <ref>Emiliano Bazzanella, ''Trattato di echologia'', [[Mimesis Edizioni]], 2004 p.73</ref>
 
==Hegel==