Borgo San Lazzaro: differenze tra le versioni

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Nel 1788 partivano i lavori della nuova Strada Reale verso Alessandria (l'attuale corso Alessandria), che rettificavano ed ampliavano l'antico percorso medievale della "Strata Lombarda"; i lavori comportarono la demolizione del bellissimo e solidissimo ponte romanico sul Versa, di cui in quell'anno l'Incisa scriveva «appresso di noi assai rinomato; non si sa la di lui età; alcuni lo vogliono vecchio di seicento anni circa, fatto per opera dè Veneziani. E' di quattro arcate [...] a schiena d'asino, molto alto, e largo circa due trabucchi compresi i parapetti. L'arco centrale è alto due trabucchi e largo cinque; l'altro verso nord un poco più stretto, quello verso mezzogiorno ancora più stretto di questo, l'ultimo infine molto più piccolo. Demolendosi, si scoprì poi un quinto arco che più non si vedeva. Tutta la città grida contro questa distruzione, e sarebbe stato il caso conservarsi fino ai nostri quadrinipoti per la sua robustezza, e bellezza».
A causa dei lavori di ampliamento, anche il Pilone delle Mosse si ritrovò proprio nel mezzo del nuovo sedime stradale, e dunque se ne decretò nello stesso anno la demolizione, senza peraltro provvedere alla sua sostituzione. Negli anni successivi per determinare il luogo di partenza della Corsa si andò a spanne e a memoria, e si può ben immaginare come fioccassero ogni volta le polemiche e le proteste fra i nostri litigiosissimi antecessori, al punto che nel 1792 il comune decise di fissare nuovamente un segno visibile ed inequivocabile. Per economizzare, date le esauste finanze di quegli anni, si decise di utilizzare un'antica colonna di pietra bianca che da moltissimi anni era custodita nel chiostro della Collegiata di San Secondo. Questa colonna, e cioè quella ancora esistente, è in realtà un frammento erratico di origine romana, che assieme ad altri del genere era infisso sulla Piazza del Santo davanti al palazzo comunale, da dove fu poi rimosso all'epoca della ristrutturazione alfieriana dell'edificio. Altri frammenti dello stesso tipo, da tempo immemorabile sono piantati sulla piazza del Duomo.
Da quel lontano 1792 il Cippo della Corsa, rimasto prezioso ed unico testimone materiale del suo antico svolgimento, prese il nome di "Pilone" dall'obelisco di mattoni che lo aveva preceduto, trasmettendolo poi a sua volta all'area circostante ed al viale suggestivo che la collega al centro cittadino.<ref> [1]Fabio Lano, Per una ricomposizione delle vicende urbanistiche di Asti nel Novecento. Dal Borgo San Lazzaro alla costruzione della città, tesi di laurea triennale, Politecnico di Torino, II Facoltà di Architettura, A.A. 2009/2010, rel. Dott. Arch. Chiara Devoti, Prof. Fulvio Rinaudo. </ref>
 
== Bibliografia ==