Walter Binni: differenze tra le versioni

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Per avvicinarsi alla sede d'insegnamento, si trasferì a [[Lucca]], la città di sua moglie. Nel [[1949]] collaborò con il Partito Socialista Unitario fino alla sua confluenza nel [[PSDI]]. Dal [[1953]] diresse «[[La Rassegna della letteratura italiana]]», già diretta da [[Achille Pellizzari]] fino al 1948, costruendo intorno alla rivista e alla cattedra genovese una scuola di critica letteraria; ne fecero parte numerosi giovani allievi, da [[Franco Croce]] a [[Riccardo Scrivano]], da [[Mauro Manciotti]] a [[Giovanni Ponte]] a [[Giorgio Calcagno]].
 
Nel 1956 fu chiamato alla Facoltà di Magistero dell'[[Università degli Studi di Firenze|Università di Firenze]], nella cattedra del dantista [[Francesco Maggini]], e nel [[1958]] alla Facoltà di Lettere, nella cattedra già appartenuta ad Attilio Momigliano, scomparso nel [[1952]] (fu Binni a pronunciarne il discorso commemorativo nel [[maggio]] [[1960]]). Nel [[1958]] promosse un nuovo tentativo di riunificazione dell'area socialista, il movimento dei "socialisti senza tessera" (con [[Giuliano Vassalli]], [[Piero Fornara]], [[Renzo Bianucci]] e altri) che alla fine dello stesso anno confluì nel PSI dopo il Congresso di Venezia in cui si affermò una linea di autonomia, dal PCI e dalla [[Democrazia Cristiana|DC]], per un governo di centrosinistra che avesse come programma minimo l'attuazione della Costituzione. A Firenze trovò un ambiente intellettuale e politico con il quale aveva relazioni profonde dagli [[anni 1930|anni trenta]]: la Firenze della rivista di Alessandro Bonsanti «Letteratura», del [[Gabinetto Vieusseux]] già diretto da Montale, de «[[Il Ponte]]» di [[Piero Calamandrei]], della Nuova Italia, la [[casa editrice]] diretta da Tristano Codignola; l'Università era ricca di presenze prestigiose, da [[Eugenio Garin]] a Delio Cantimori, da [[Gianfranco Contini]] a Cesare Luporini, da [[Ernesto Sestan]] a [[Roberto Longhi]], da [[Lanfranco Caretti]] a [[Giorgio Spini]], a [[Giacomo Devoto]], [[Glauco Natoli]], [[Alessandro Perosa]] e tanti altri. Anche a Firenze, come a Genova, formò una scuola critica ricca di giovani allievi che coinvolse nell'attività della «Rassegna della letteratura italiana». Nella didattica universitaria confluirono i risultati della sua intensa produzione critica (''[[Ugo Foscolo|Foscolo]] e la critica'', [[1957]], ''[[Giosuè Carducci|Carducci]] e altri saggi'', [[1960]]) e della sua proposta metodologica, che trovò esplicita formulazione nel volume ''Poetica, critica e storia letteraria'' del [[1963]]. Nello stesso anno pubblicò ''Classicismo e neoclassicismo nella letteratura del Settecento'' e ''L'[[Accademia dell'Arcadia|Arcadia]] e il [[Pietro Metastasio|Metastasio]]''.
 
Negli anni fiorentini proseguì il suo impegno politico per la democratizzazione dell'Università, svolgendo un ruolo di primo piano nell'agitazione universitaria del [[1961]] che provocò le dimissioni del rettore [[Eustachio Paolo Lamanna]] e preannunciò il [[Il Sessantotto|movimento studentesco del 1968]]; dal 1960 fece parte della direzione nazionale dell'Associazione per la Difesa e lo Sviluppo della Scuola Pubblica (ADESSPI), fondata nel 1959. Proseguì il suo impegno politico complessivo all'interno del PSI e sostenne le iniziative promosse da Capitini ([[marcia per la pace Perugia-Assisi]], 1961, e [[Camucia]]-[[Cortona]], [[1962]]). Nel 1963 fu al centro di una dura polemica culturale di rilievo nazionale, innescata per ragioni accademiche da un attacco pretestuoso dell'ambiente longhiano-continiano al suo volume metodologico ''Poetica, critica e storia letteraria''; la polemica si sviluppò su «[[Paragone]]», «[[Paese Sera]]», «Il Ponte» e numerose altre testate.