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L'episodio ispirò molti artisti tra cui [[Mirone]], [[Prassitele]], [[Publio Ovidio Nasone|Ovidio]], [[Tiziano]] e [[Dante]]; quest'ultimo in particolare lo ricorda nell'invocazione ad [[Apollo]] nel [[Paradiso - Canto primo|canto I]] del [[Paradiso (Divina Commedia)|Paradiso]] (vv. 19-21).
 
[[Publio Ovidio Nasone|Ovidio]] menziona la sorte dell'auleta nelnelle VI libro delleproprie ''[[Metamorfosi (Ovidio)|Metamorfosi]] (vv. 385-391).'':
 
{{quote|Un altro si rammenta di quel satiro<br>cui il figlio di Latona affisse una pena<br>dopo averlo vinto col flauto Tritoniaco<br>"Perché mi scortichi?" chiese;<br>"Ahimè! mi pento!" gridava "un flauto non vale tanto!"<br>Ma mentre egli disperava gli fu strappata la pelle dalle membra<br>Nient'altro era che una ferita; ovunque promana il sangue,<br>si scoprono i muscoli liberi e, rilasciate, senza pelle,<br>pulsano le vene; potresti contare<br>le viscere zampillanti e le fibre sanguigne.|[[Metamorfosi (Ovidio)|Metamorfosi]]'', Libro VI, vv. 385-391|Rettulit exitium, satyri reminiscitur alter,<br>Quem Tritoniaca Latous harundine victum<br>Affecit poena. "Quid me mihi detrahis?" inquit;<br>"A! piget, a! non est" clamabat "tibia tanti".<br>Clamanti cutis est summos direpta per artus<br>Nec quicquam nisi vulnus erat; cruor undique manat<br>Detectique patent nervi trepidaeque sine ulla<br>Pelle micant venae; salientia viscera possis<br>Et perlucentes numerare in pectore fibras.|lingua=la
 
}}
''Rettulit exitium, satyri reminiscitur alter,''
 
''Quem Tritoniaca Latous harundine victum''
 
''Affecit poena. «Quid me mihi detrahis?» inquit;''
 
''«A! piget, a! non est» clamabat «tibia tanti».''
 
''Clamanti cutis est summos direpta per artus''
 
''Nec quicquam nisi vulnus erat; cruor undique manat''
 
''Detectique patent nervi trepidaeque sine ulla''
 
''Pelle micant venae; salientia viscera possis''
 
''Et perlucentes numerare in pectore fibras.''
 
 
 
Un altro si rammenta di quel satiro
 
cui il figlio di Latona affisse una pena
 
dopo averlo vinto col flauto Tritoniaco
 
«Perché mi scortichi?» chiese;
 
«Ahimè! mi pento!» gridava «un flauto non vale tanto!»
 
Ma mentre egli disperava gli fu strappata la pelle dalle membra
 
Nient'altro era che una ferita; ovunque promana il sangue,
 
si scoprono i muscoli liberi e, rilasciate, senza pelle,
 
pulsano le vene; potresti contare
 
le viscere zampillanti e le fibre sanguigne.
 
== Voci correlate ==