Monumento equestre a Giovanni Acuto: differenze tra le versioni

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In un primo momento agli Operai del Duomo il lavoro non piacque, e chiesero all'artista di rifarlo ([[28 giugno]] 1436). Il [[31 agosto]] l'artista doveva aver apportato modifiche e ritocchi (non si sa riguardanti cosa, forse la cromia) e il lavoro venne considerato finito.
 
Al [[Gabinetto dei Disegni e delle Stampe]] degli Uffizi si conserva un disegno ritenuto in genere autografo, di preparazione all'afrescoaffresco.
 
Nel [[1524]] l'affresco fu restaurato da [[Lorenzo di Credi]], che dovette eseguire l'elegante cornice a [[grottesche]].
 
==Descrizione e stile==
Il grande affresco mostra un monumento equestre ispirato vagamente alla [[statua di Marco Aurelio]] di [[Roma]], punto di riferimento per tutte le [[statua equestre|statue equestri]] rinascimentali, soprattutto prima che [[Donatello]] e [[Andrea del Verrocchio]] rispolverasseroriportassero in auge le tecniche necessarie per ricominciare a costruire veri e propri monumenti equestri.
 
L'opera è eseguita a monocromo (o verdeterra), per dare l'impressione di una statua bronzea. Mostra il condottiero, col bastone del comando, su un cavallo che tiene con le briglie e la sella, elementi della cavalcatura moderna che rivelano l'aggiornamento rispetto ai modelli offerti dalla [[scultura romana]]. Notato già dal [[Vasari]] è l'errore secondo cui il cavallo non potrebbe stare in piedi realmente poiché alza entrambe le zampe sul lato destro: forse un errore voluto per rendere più coerente la struttura prospettica, come scrisse [[Argan]] ("in uno spazio prospettico di piani paralleli il movimento del cavallo non poteva suggerire piani incrociati"). L'irruenza del cavallo, trattenuta senza fatica dal condottiero, è tra gli elementi che sottolineano l'abilità del cavaliere ripresi poi da [[Donatello]] nel [[monumento equestre al Gattamelata]].