Nazionalsocialismo: differenze tra le versioni

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Il '''nazionalsocialismo''' o '''nazismo''' è un movimento politico ed una ideologia radicale [[antisemita]], [[razzista]], [[anticomunista]] e antidemocratica<ref>di [[Konrad Kwiet]], da ''Enzyklopädie des Nationalsozialismus'', Klett Cotta Verlag, Stoccarda 1997, p. 50. ISBN 3-608-91805-1</ref>. Viene creato subito dopo la [[prima guerra mondiale]] in [[Germania]].
 
La [[Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori|Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei]] (NSDAP) sotto [[Adolf Hitler]] salì al potere nel [[1933]] trasformando il ''Reich'' tedesco nel periodo [[1933]]-[[1945]] in un [[Totalitarismo nella Germania nazista|totalitario "Stato Leader"]], la [[Germania nazista]]. </br />Con l'invasione della Polonia, nel 1939 innescò la [[seconda guerra mondiale]]. L'esperienza nazista come sistema di governo si è conclusa con la resa incondizionata dell'[[Wehrmacht|esercito tedesco]] in data 8 maggio 1945 e la vittoria militare delle contrapposte [[alleati della seconda guerra mondiale|forze alleate]].
 
I termini "nazionalsocialismo" e "socialismo nazionale", preesistenti al 1919 da almeno un trentennio e di diverso e vario utilizzo<ref>A cominciare dalla ''[[Nationalsozialer Verein]]'' di [[Friedrich Naumann]], nel [[Impero tedesco|Kaiserreich tedesco]] del 1896, e dagli ancora precedenti progetti tedeschi del periodo a cavallo della morte di [[Otto von Bismarck]] </ref><ref>[[Werner Conze]]: ''Friedrich Naumann. Grundlagen und Ansatz seiner Politik in der nationalsozialen Zeit (1895–1903)'' ( Friedrich Naumann. ''Principi e approccio alla sua politica nell'epoca sociale nazionale (1895-1903))''. In: Walther Hubatsch: ''Schicksalswege deutscher Vergangenheit. Beiträge zur geschichtlichen Deutung der letzten 150 Jahre. Festschrift für Siegfried A. Kaehler.'' Droste, Düsseldorf 1950 (Ristampato:''Contributi per l'interpretazione storica degli ultimi 150 anni. Celebrazioni per Siegfried A. Kaehler'', Keip, Goldbach, 1993).</ref>, si videro confluire in quell'anno nel nome del [[Partito dei Lavoratori Tedeschi|DAP, Deutsche Arbeiterpartei]], in realtà fondato nel 1903 in [[Austria]], il cui nome venne riutilizzato da Hitler per poi rinominarsi nel 1920 appunto come NSDAP. Hitler ha definito i concetti di nazionalismo e socialismo in modo molto personale: il nazionalismo è citato come la devozione del singolo per la sua comunità nazionale, mentre il socialismo è descritto come una responsabilità della comunità nazionale per l'individuo<ref>[[Joachim Fest]]: Hitler. Eine Biographie. 8. Auflage 2006, S. 411, tradotto in: ''Hitler. Una biografia'' Rizzoli (1973) ISBN 88-11-67850-1 e Garzanti Libri (1999) ISBN 88-11-69289-X</ref>.
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Quando Hitler assurse al potere, ben 7,5 milioni di tedeschi erano disoccupati, all'incirca il 20% della forza lavoro. Tra i primi provvedimenti che il governo nazista adottò, ci furono la nazionalizzazione della Reichbank e l'inconvertibilità del Reichmark sia verso l'oro, che verso le altre monete. Il primo provvedimento mirava a colpire gl'interessi di banche private, sottraendo loro la produzione di moneta. Il secondo provvedimento bloccava la speculazione sulla moneta tedesca, imponendo un cambio fissato per legge e non variabile in base alle velleità del [[mercato dei cambi]]<ref>Ibidem</ref>. Le mosse successive furono il porre l'ultimatum al mondo industriale tedesco: come contropartita all'abrogazione del diritto di sciopero ed all'incremento dell'orario lavorativo, al congelamento perpetuo delle rivendicazioni salariali dei lavoratori, all'impossibilità del licenziamento da parte del lavoratore e del datore di lavoro, ed unitamente allo scioglimento del sindacato, il partito nazista impose l'immediata cessazione dell'apertura di sedi produttive all'estero, l'assunzione di manodopera unicamente tedesca, il vincolo per impianti e capitali di risiedere in Germania. Al contempo, venne instaurato un [[protezionismo]] tendente all'[[autarchia]], in quanto venivano prodotti beni a consumo esclusivamente interno. Per beni o materie prime non disponibili sul territorio nazionale, se indispensabili, questi venivano importati e pagati con prodotti finiti tedeschi, una specie di [[baratto]] che, una volta di più, tagliava fuori gl'istituti finanziari e la speculazione. Le industrie che si opposero al piano economico nazista subirono un [[esproprio]] senza indennizzo e - quindi - una [[nazionalizzazione]]. Al fine di non creare [[inflazione]] ed aggravare il [[bilancio dello stato]] ed il [[debito pubblico]] si ricorse ad uno strumento tipico dei mercati chiusi e degli stati dittatoriali, l'utilizzo d'una speciale tipologia d'[[obbligazione (finanza)|obbligazione]], circolante unicamente entro i confini naturali ed a valore prefissato e costante (non pagava cedole), la [[Metallurgische Forschungsgesellschaft]], ("[[MEFO]]"). Queste obbligazioni (o - meglio - questo genere di [[cambiale]]), assieme al lavoro che gratuitamente ogni studente doveva prestare per un mese all'anno a favore dello stato, finanziarono la nascita della rete autostradale tedesca (circa 3.000&nbsp;km). L'istituto che presiedeva i lavori autostradali era la "[[Autobahn (autostrada)|Autobahn]]" ("[[autostrada]]" in tedesco), l'equivalente dell'italiana [[IRI]]. Lo scopo ufficiale era quello di favorire la motorizzazione di massa in Germania, mentre - in realtà - le autostrade sarebbero servite allo spostamento celere del neorisorto esercito di massa tedesco. Anche la creazione della [[Volkswagen]] ("Auto del popolo", in tedesco) si inserisce in questo preciso contesto. Essa avrebbe dovuto produrre un'auto a "popolare" ad un prezzo molto basso, 990 marchi (al tempo solo 1 tedesco su 50 era possessore di un'automobile), in base alle specifiche tecniche che Hitler concordò con la [[Porsche]]. Nessuna azienda privata si sarebbe potuta permettere un progetto così faraonico, per mancanza di guadagno a fronte delle spese sostenute. Il modello prescelto per la produzione diventerà la prima automobile riprodotta su un francobollo e la più venduta automobile di ogni epoca, la famosa "[[Volkswagen Maggiolino|Maggiolino]]". Nel [[1938]] Hitler decise che lo Stato avrebbe dovuto produrla ed ordinò al DAF, cioè alla manodopera gratuita, di costruire l'impianto, all'avanguardia per lo standard dell'epoca, a [[Fallersleben]], attualmente un distretto [[Wolfsburg]]. Il DAF anticipò una parte del denaro necessario, ma il resto lo misero i cittadini con un prelievo forzoso dallo stipendio. Le automobili prodotte furono poche, in quanto la fabbrica venne quasi immediatamente convertita alla produzione di veicoli militari.
 
Il regime nazista non poteva ammettere alcuna forma di autonomia politica od economica entro i confini nazionali. Già nel 1933, in base al "[[Decreto dei pieni poteri]]" vennero abolite le tradizionali divisioni amministrative tedesche, i [[Stati federati della Germania|Länder]], e sostituite da distretti politico - amministrativi altamente centralizati, i [[Gaue]].
 
È importante notare che la concezione di "economia internazionale" del partito nazista era molto limitata. Come il termine "nazionalsocialista" della sigla NSDAP suggerisce, la motivazione primaria del partito era quella di incorporare le risorse internazionali all'interno del Reich con la forza, piuttosto che con il commercio (si confronti con il socialismo internazionale praticato dall'[[Unione Sovietica]] e con l'organizzazione per il commercio detta [[COMECON]]). Questo rende la teoria economica internazionale un fattore a supporto dell'ideologia politica, piuttosto che il piano centrale di una piattaforma, come è in molti partiti politici moderni.
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{{quote|Sono sorpreso di come un apolide, incolto, ex - galeotto, caporale e disoccupato abbia potuto creare dal nulla un partito che, sciolto d'imperio dopo quattro anni, vince le elezioni dopo dieci, conquista infine il potere legalmente ed altrettanto legalmente in apparenza governa per decreto legge dopo aver sfruttato una clausola della carta costituzionale | [[Len Deighton]], ne "La Guerra Lampo", 1981; Longanesi & C. Editori}}
 
{{quote|"Voi - Signor Presidente della Repubblica -, Voi avete consegnato questo nostro amato Paese ad uno dei massimi demagoghi, ed al peggior mestatore di tutti i tempi ! Vi profetizzo che quest'uomo fatale sarà la causa della nostra rovina ! Egli trascinerà il nostro [[Reich]] nell'abisso e sarà la fonte di inimmaginabili miserie per questa nostra nazione ! Ebbene, Esimio Signor Presidente, le generazioni future Vi malediranno nella tomba per questra Vostra scellerata decisione ! | lettera aperta del generale [[Erich Ludendorff]] in data 01 Febbraio 1933, indirizzata al suo collega, generale, e Presidente della [[Repubblica di Weimar]], [[Paul von Hindenburg]]}}
 
{{quote|Hitler affermò che probabilmente non avrebbe fatto male ai giovani il doversi nuovamente arruolare nell'esercito nazionale, appunto perché mai aveva fatto male ad alcuno la disciplina, perché era tempo di riportare l'ordine come ai bei vecchi tempi, perché ormai tutti si son dimenticati che i giovani devono tenere la bocca chiusa ed un atteggiamento di rispetto in presenza delle persone anziane, perché dovunque i giovani non hanno più disciplina quando impera la corruzione dei costumi ed il lassismo. Quindi egli passò a parlare di tutti gl'argomenti ch'erano in programma per quella serata e ricevette una caterva di sinceri applausi. Ma un tale - che aveva interrotto il comizio, urlando in faccia ad Herr Hitler ch'era un idiota - fu tranquillamente sbattuto fuori dalla sala a calci| da un rapporto di polizia su un comizio nazista tenuto alla birreria "[[Hofbraühaus]]" di Monaco di Baviera, [[28 agosto]] [[1920]] <ref name="ReferenceA"/>}}