Alife: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
ValterVBot (discussione | contributi)
m Bot: Elimino interlinks
Comes (discussione | contributi)
Nessun oggetto della modifica
Riga 82:
Nel [[1132]] Rainulfo entrò in guerra contro [[Ruggero II di Sicilia]] e nel luglio numerosi cavalieri e fanti alifani furono impegnati nella vittoriosa ma sanguinosa [[Battaglia di Nocera]]. Nel [[1135]] Alife fu occupata dal truppe regie ma ripresa nel [[1137]] da Rainulfo ora elevato da papa e imperatore al [[ducato di Puglia]]. Dopo la strage del [[1138]] voluta da [[Ruggero II di Sicilia]] prese il potere Malgerio Postella. In questi anni la città fu sottoposta alle continue lotte fra il regno ed i ribelli. La casa normanna di Alife riconquistò temporaneamente la contea con [[Andrea di Raviscanina|Andrea di Ravecanina]] negli anni a partire dal [[1154]] e saldamente solo dal [[1193]] con Giovanni di Ravecanina, l'ultimo dei Drengot.
 
Anche nell'età sveva infuriarono le lotte per il possesso dell'antica città: nel [[1205]] il castello respinse un assedio, ma la città fu data alle fiamme. In questi anni fu governata dal conte Siffrido, di origine germanica, fino all'ingresso dell'Imperatore [[Federico II]] che ne prese il controllo diretto nel [[1221]]. Nel [[1229]] la città aprì le porte all'esercito pontificio ma tornò rapidamente in potere di Federico II, che fece riparare il castello normanno. Il 2 novembre [[1254]] Papa [[Innocenzo IV]] annetteva Alife alla Chiesa, ma presto la città fu riannessa al [[Regno di Sicilia]]. Vi transitò [[Carlo d'Angiò]] prima di sconfiggere [[Manfredi di Sicilia|Manfredi]] a [[Benevento]] nel [[1266]]. Nel [[1269]] è conte [[Filippo_di_Courtenay|Filippo]], primogenito di [[Baldovino II di Costantinopoli|Baldovino]] imperatore di Costantinopoli. Un eretico alifano, [[San Francesco libera l'eretico Pietro di Alife|Pietro]], è reso celebre da un affresco di [[Giotto]]. Sono numerose le chiese e i monasteri in attività fra il XII e il XIII secolo, ancora nel [[1226]] la chiesa di S. Pietro al Mercato ospitava una confraternita, e quell'anno erano in funzione due ospedali.
 
Nel Trecento città e contea passano di mano tra le dinastie D'Avella, Janvilla e Marzano. Per oltre un brevedecennio periodotra il [[1324]] e il [[1335]] appartiene all'Ordine degli [[Cavalieri Ospitalieri|Ospitalieri di Gerusalemme]]. Nel [[1320]] Alife, che comprende ununa insediamento ebraico in S.comunità Simeoneebraica, è tassata per 78 once, 2 tarì e 12 grani, mentre il casale di S. Simeone è tassato per 2 once ed 8 tarì, con una popolazione totale stimata fra i 5000 ed i 6000 abitanti. La città subisce qualche danno con il [[terremoto del 1349]]. L'alifano [[Niccolò di Alife|Niccolò Alunno]] († 1367) diviene prima maestro razionale e poi gran cancelliere del [[Regno di Napoli]]; scrive gli ''Arcani Historici'' e suo figlio [[Francesco Renzio]] viene fatto cardinale da [[Urbano VI]]. Fra i vari vescovi che si susseguono nella diocesi, chiude il secolo l'alifano Giovanni de Alferis, della stessa famiglia di [[Alferio de Alferis|Alferio]], vescovo di Alife, poi di [[Viterbo]].
 
Nel Quattrocento si alternano le dinastie Stendardo, Origlia, di nuovo Marzano, Gaetani e Diaz Garlon. Il 5 dicembre [[1456]] un violento terremoto devasta tutto il Sannio; in Alife si contano 60 morti e numerosi crolli. Il vescovo Antonio Moretta ripara la cattedrale, e la città conserva il suo ruolo di centro principale del territorio. Ha propri ''Statuti Municipali'' nel [[1464]], che vengono aggiornati nel [[1503]] e solennemente nel [[1506]] dal ''Palazzo Grande'' della città rinascimentale. In contrada San Simeone si insedia una colonia di Albanesi e di Ebrei. Nel [[1536]] è attiva la tipografia del [[primicerio]] [[Luigi Acilio|Luigi Cilio]] che dedica alla contessa Cornelia Piccolomini il ''Tempio de Amore'' di Iacopo Campanile; per il torchio di Cilio Alifano, trasferitosi a Napoli, il professore alifano Cesare Benenato pubblica il ''De puerorum institutione''. Dal [[1557]] è vescovo il giurista e storico [[Antonio Agustín]] che trascrive le epigrafi latine della città e ne studia (senza pubblicare) antichi documenti. Nella seconda metà del [[XVI secolo]] la città governata dagli spagnoli [[Pasquale Diaz Garlon|Diaz Garlon]], passa da un alto momento culturale ad un rapido declino. Nel [[1561]] è saccheggiata congiuntamente da milizie pontificie e del regno di Napoli. Il vescovo Giacomo Gilbert de Nogueras trasferisce la residenza del vescovo nel vicino centro di [[Piedimonte Matese|Piedimonte d'Alife]], dove i suoi successori sono rimasti fino ad oggi senza, tuttavia, intaccare l'antico titolo vescovile, mantenuto sempre da Alife da sedici secoli.
 
Nel Seicento è feudo della famiglia [[Gaetani]]. Si conservano i giuramenti dei governatori, di regola esterni, in carica dal [[1585]] al [[1689]]. Ancora un terremoto, questa volta nel [[1688]], abbatte diverse case e danneggia la cattedrale. Nel [[1716]] sono ritrovate in Cattedrale le reliquie di San Sisto. Nel [[1746]] viene compilato il [[catasto onciario]], nel [[1810]] con la fine della feudalità, è assegnato al comune l'attuale patrimonio boschivo. La cittadina ha un nuovo incremento demografico all'inizio dell'Ottocento. Con l'unificazione d'Italia nel [[1861]] è segnalata qualche incursione di ''[[briganti]]'', reduci dell'esercito napoletano nelle zone collinari e boschive.
Riga 182:
* [[Antonio Agustín]] - vescovo e studioso d'archeologia (sec. XVI);
* [[Felicita e figli]] - famiglia di santi e martiri (sec. II);
* [[Filippo di Courtenay]] - imperatore titolare di Costantinopoli (sec. XIII);
* [[Francesco Renzio]] - cardinale di S.R.C. (sec. XIV);
* [[Gaitelgrima di Puglia]] - nobildonna alifana (sec. XII);