Corrado Maltese: differenze tra le versioni

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== Pensiero e Ricerca ==
=== La città ===
La vita intellettuale di Maltese si può sintetizzare in una parola: ricerca. Ricerca come base della conoscenza, dunque come base della vita universitaria e del rapporto con gli studenti. Il suo impegno nella ricerca fu attivo e portò a risultati concreti. Si pensi alla fatica spesa per il miglioramento della scuola di perfezionamento in archeologia e storia dell’arte della facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Genova. “I ricercatori di Maltese avevano un inconfondibile stile democratico”, così come si dice testualmente nel ricordo di [[Stefano Colonna]].
La portata innovatrice del pensiero di Maltese non era cieca, superba, veemente distruzione della tradizione. Intenzione di Maltese era coniugare [[Scienza]], [[Umanesimo]] e [[Arte]] (si pensi all’opera ''Semiologia del messaggio oggettuale'', in cui si cerca di rispondere a quesiti che costituiscono la base di un moderno “saper vedere”), per cui la contraddizione con le metodologie tradizionali era palese, e tuttavia lo stesso rinnovato materialismo dialettico al quale Maltese si rifaceva induceva a riconoscere in modo imparziale e oggettivo il valore del contrapposto. Un esempio concreto: la [[sematometria]] di Maltese prendeva le mosse proprio dall’iconologia. Ecco altri due fondamentali pilastri della ricerca di Maltese: la comunicazione e il dialogo scientifico. Molto interessante e degna di moltissima attenzione è la sua riflessione sugli agglomerati urbani. Se sia possibile considerare una città come un’opera d’arte, e perché, è questo che si chiede Maltese. La [[città]] è innanzi tutto contenitore di opere d’arte. Dunque in questo senso non sarebbe un’opera d’arte. Essa, però, si presenta anche come opera-messaggio. Soprattutto il centro antico, il centro storico, costituisce una risorsa continua di messaggi, in quanto stratificazione di tracce di vissuto. Anzi, tanto il centro storico si caratterizza per questa sua funzione, che la città pare costituita di due città differenti: ua ben definita con la sua identità storica, che è opera d’arte,e una che opera d’arte non è, anonima, parte di una immagine consumista.
La città è, secondo Maltese, luogo privilegiato di confronto, selezione, canalizzazione e consumo delle risorse del pianeta Terra. Dunque la crisi della città è la crisi delle risorse. La rivoluzione francese ha abolito le barriere della città e dunque ha reso illimitata l’espansione dela stessa, sostituendo alla città finita una città infinita. Alla città come mondo si sostituisce il mondo come città e dunque il mondo come opera d’arte. Il problema è dunque planetario, si identifica con il problema ecologico e con quello delle risorse. Ecco che la riflessione di Maltese, dotata di quella struttura aperta e interdisciplinare, va a colpire nel segno, entra nel cuore di un problema chiaramente sociale e politico.
La vita intellettuale di Maltese si può sintetizzare in una parola: ricerca. Ricerca come base della conoscenza, dunque come base della vita universitaria e del rapporto con gli studenti. Il suo impegno nella ricerca fu attivo e portò a risultati concreti. Si pensi alla fatica spesa per il miglioramento della scuola di perfezionamento in archeologia e storia dell’arte della facoltà di lettere e filosofia dell’università di Genova. “I ricercatori di Maltese avevano un inconfondibile stile democratico”, così come si dice testualmente nel ricordo di Stefano Colonna.
La portata innovatrice del pensiero di Maltese non era cieca, superba, veemente distruzione della tradizione. Intenzione di Maltese era coniugare Scienza, Umanesimo e Arte (si pensi all’opera Semiologia del messaggio oggettuale, in cui si cerca di rispondere a quesiti che costituiscono la base di un moderno “saper vedere”), per cui la contraddizione con le metodologie tradizionali era palese, e tuttavia lo stesso rinnovato materialismo dialettico al quale Maltese si rifaceva induceva a riconoscere in modo imparziale e oggettivo il valore del contrapposto. Un esempio concreto: la sematometria di Maltese prendeva le mosse proprio dall’iconologia. Ecco altri due fondamentali pilastri della ricerca di Maltese: la comunicazione e il dialogo scientifico. Molto interessante e degna di moltissima attenzione è la sua riflessione sugli agglomerati urbani. Se sia possibile considerare una città come un’opera d’arte, e perché, è questo che si chiede Maltese. La città è innanzi tutto contenitore di opere d’arte. Dunque in questo senso non sarebbe un’opera d’arte. Essa, però, si presenta anche come opera-messaggio. Soprattutto il centro antico, il centro storico, costituisce una risorsa continua di messaggi, in quanto stratificazione di tracce di vissuto. Anzi, tanto il centro storico si caratterizza per questa sua funzione, che la città pare costituita di due città differenti: ua ben definita con la sua identità storica, che è opera d’arte,e una che opera d’arte non è, anonima, parte di una immagine consumista.
La città è, secondo Maltese, luogo privilegiato di confronto, selezione, canalizzazione e consumo delle risorse del pianeta Terra. Dunque la crisi della città è la crisi delle risorse. La rivoluzione francese ha abolito le barriere della città e dunque ha reso illimitata l’espansione dela stessa, sostituendo alla città finita una città infinita. Alla città come mondo si sostituisce il mondo come città e dunque il mondo come opera d’arte. Il problema è dunque planetario, si identifica con il problema ecologico e con quello delle risorse. Ecco che la riflessione di Maltese, dotata di quella struttura aperta e interdisciplinare, va a colpire nel segno, entra nel cuore di un problema chiaramente sociale e politico.