Jean Fautrier: differenze tra le versioni

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Biografia
Biografia
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È stato uno degli esponenti maggiori del [[Tachisme]]. Insieme a [[Jean Dubuffet]] fu una delle principali figure dell'arte informale. Partecipò alla [[XXX Esposizione internazionale d'arte]] di Venezia.
Nonostante la frequentazione della Royal Academy e della Slade School of Art di Londra, città dove visse con la madre tra il 1908 e il 1914, egli si orienta ben presto verso forme espressive anticonvenzionali ed estreme che, muovendo da Turner, tendono a una progressiva e metodica dissoluzione della forma.
Nell'inquietante serie degli [[Ostaggi]], realizzata tra il 1943 e il 1945, l'artista ha già messo a punto un proprio linguaggio di fortissima e tragica espressività, utilizzando il colore non più come tale, ma ma in quanto puro elemento materico, ora ricco e colante, ora grinzoso e rarefatto, a seconda delle aggiunte di colla, segatura, olio altre sostanze ancora. La celebre serie prende spunto dall'esperienza personale di Fautrier. Egli, infatti, partecipa alla Resistenza francese e da partigiano antinazista ha modo di assistere alle atrocità che i soldati tedeschi compivano sui prigionieri (gli Ostaggi, appunto) nel cortile di una prigione che egli poteva osservare dal contiguo ospedale psichiatrico dove si era rifugiato.
[[Testa d'ostaggio]] n. 14 risale al 1944 e allude, pur al di fuori di qualsiasi riconoscibilità figurativa, alla testa di un partigiano morente. Il colore, allora, si fa materia densa, quasi melmosa, lavorata a spatola e percorsa da cretti violacei che ne interrompono violentemente la continuità. L'effetto che ne risulta è quello di una ferita dai margini slabbrati che, sfigurando un ipotetico volto spettrale, diventa l'orrenda metafora della guerra e della follia umana, sempre capaci di annientare in un solo istante tutto il bello della vita.
* [[Galleria d'arte moderna e contemporanea]] di [[Bergamo]]