Tanit: differenze tra le versioni

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Per i cartaginesi, Tanit, che nella vita terrena si pensa fosse stata [[Didone]], era dea della fertilità, dell'amore e del piacere, associata alla buona fortuna, alla [[Luna]] e alle messi. Nella [[mitologia fenicia]] era simile ad [[Astarte]], la dea madre. Nella [[religione greca]], Tanit era paragonata ad [[Afrodite]], ad [[Artemide]] ed a [[Demetra]], dea delle messi e dei raccolti. Nella [[lingua egizia]] il nome di Tanit potrebbe essere letto come "''Terra di [[Neith]]''", e Neith era una divinità legata anche alla [[guerra]].
 
Il simbolo di Tanit era la piramide tronca portante una barra rettangolare sulla sommità. Su questa barra appaiono il [[sole]] e la luna crescente. Questo simbolo può essere osservato nella maggior parte delle steli delle [[necropoli]] puniche, dall'Africa Mediterranea, alla [[Sardegna]], alla [[Sicilia]], alla penisola Iberica. Tuttavia secvondo studiosi delle religioni dell'Antichità il cono su cui poggia il disco solare è direttamente collegato alle ambrosie petrae fenicie, cioè le pietre sacre venerate in Libano e nell'Oriente mesopotamico come pure in Israele. La Gran Madre Tanit tra i suoi appellativi divini era anche chiamata Mirionima, ovvero "dai 10.000 nomi". Appellativo passato alla Iuno Caelestis, che altri non è che Tanit stessa nella forma ellenistico-romana. "''Pene Baal''" significa "Viso di Baal" ed era una delle epiclesi divine con cui era invocata. Quest'ultimo titolo indicava e le conferiva la prerogativa di avere la precedenza su Baal-Hammon stesso, ma non è detreminato in quale ambito liturgico o teologico ciò avvenisse o in relazione all'altro componente, [[Eshmun]], della triade cartaginese. Secondo molti autori classici, tra cui [[Diodoro Siculo]], il culto di Tanit richiedeva anche [[sacrificio|sacrifici]] umani. Tuttavia l'informazione potrebbe rientrare nella propoganda anti-cartaginese presente nella letteratura latina del periodo repubblicano. Comunque sia, tali riti sembrano confermati dalla presenza, nei [[tophet]] dedicati alla Dea di numerosi scheletri di bambini. Alcuni [[Sabatino Moscati|archeologi]] contemporanei, tuttavia, sostengono che nei tophet venissero sepolti gli infanti morti per malattia, e che i cartaginesi non praticassero sacrifici umani.
 
Nel sito archeologico di [[Thinissut]], nei pressi della città di [[Bir Bouregba]], nel [[1908]] è stata rinvenuta una statua in terracotta raffigurante la dea Tanit con testa di leone <ref>{{cita web