Frontoni del tempio di Atena Alea: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
+
+
Riga 15:
|ubicazione = [[Museo archeologico nazionale di Atene|Museo archeologico nazionale]]
}}
I '''frontoni del tempio di Atena Alea''' erano due complessi scultorei che decoravano il [[Partenone|santuariotempio di Atena Alea]] a [[Tegea]], in [[Arcadia]], realizzatiricostruito dadopo l'incendio del [[395 a.C.|395]]-[[394 a.C.]]. Le fonti letterarie antiche riferiscono che l'incarico per l'erezione del nuovo edificio venne affidata a [[Skopas]], si ritiene al suo rientro in [[Peloponneso]] al termine degli incarichi per il [[Mausoleo di Alicarnasso]] ([[351 a.C.]]), in qualità di architetto, mentre la sua supervisione alla decorazione scultorea dei frontoni viene dedotta su base stilistica e nel riconoscimento di una sostanziale uniformità, quale si può riscontrare nel [[Partenone]] e che è invece assente nel [[tempio di Asclepio (Epidauro)|tempio di Asclepio]] a [[Epidauro]]. Delle due composizioni Nefrontonali restano oggi solo pochi frammenti, ma estremamente significativi, nel [[Museo archeologico nazionale di Atene]] e nel Museo di Tegea.
 
==Storia==
Il [[tempio di Atena Aleia]] era bruciato nel [[395 a.C.|395]]-[[394 a.C.]] e ne era stata successivamente avviata la ricostruzione, assegnando l'incarico a Skopas, nelle forme in cui lo vide [[Pausania il Periegeta|Pausania]] nel II secolo d.C. La decorazione scultorea dovette essere avviata poco dopo la metà del secolo, dopo che l'artista finì di lavorare per la regina [[Artemisia]] al [[Mausoleo di Alicarnasso]] ([[351 a.C.]]). Pausania si riferisce a Skopas come architetto e come autore delle statue di [[Asclepio]] e [[Igea]] che dovevano affiancare nella cella la superstite statua eburnea di Atena Alea realizzata da [[Endoios]]; nulla dice invece della sua partecipazione alle sculture frontonali.
 
== Descrizione ==
Riga 30:
 
== Stile==
L'apparenza solida e massiccia delle sculture di Tegea è incrementata dalle proporzioni delle figure in rapporto allo spazio disponibile come si può dedurre dalle dimensioni sopra indicate, con un effetto di compressione che doveva agire sulla forza della rappresentazione drammatica. In se stesse le figure appaiono modellate in modo fluido e continuo, prive della demarcazione muscolare derivata dalla struttura [[Policleto|policletea]]; le tensioni muscolari compaiono raramente e improvvisamente ad accompagnare una particolare attenzione rivolta alla struttura delle articolazioni, sempre subordinata ad una concezione classica della forma. La struttura interna appare sufficientemente salda da mantenere il senso unitario della figura pur all'interno di una prevalente morbidezza del modellato superficiale.<ref>{{Cita|Stewart 1977|pp. 71-72.|harv=s}}</ref> Il trattamento del panneggio, d'altro canto, si allontana dalla complessa elaborazione tipica del calligrafismo postfidiaco, ancora presente a Epidauro e in alcune parti del mausoleo di Alicarnasso.<ref>{{Cita|Stewart 1977|p. 77.|harv=s}}</ref>
Nelle teste superstiti colpisce la maggiore infossatura degli occhi che dà una particolare ombreggiatura capace di attrarre maggiormente l'attenzione dello spettatore. Dettagli come lo sguardo rivolto verso l'alto e la bocca semiaperta rivelano un notevole pathos drammatico.
 
Le teste di Tegea sono unanimemente riconosciute come uniche nell'ambito della [[scultura greca classica]]; esse sembrano presentare l'evoluzione di una forma che, tramite l'allargamento dei piani facciali, diviene cubica e impostata saldamente sul collo ampio; allo stesso tempo la modellazione dei tratti del volto si approfondisce applicandosi in particolar modo alla forma dell'occhio e della bocca. Nelle teste superstiti colpisce la maggiore infossatura degli occhi che dà una particolare ombreggiatura capace di attrarre maggiormente l'attenzione dello spettatore. Dettagli come lo sguardo rivolto verso l'alto e la bocca semiaperta rivelano un notevole pathos drammatico. Questa attenzione particolare alla rappresentazione del pathos, originatasi in [[stile severo|epoca protoclassica]] nei [[frontoni del tempio di Zeus a Olimpia]], ebbe quale unico seguito il frontone est del tempio di Epidauro, dove tutti i mezzi tecnici disponibili per l'espressione delle emozioni sono stati impiegati, come dimostra la superstite testa di [[Priamo]] (Atene, Museo archeologico nazionale 144). Lo scultore di Tegea al contrario opera una sorta di selezione in modo da adattare l'esigenza dell'espressività facciale ad un più tradizionale contenimento classico. Nell'insieme dunque i caratteri delle teste di Tegea sembrano essere l'espressione di una creatività individuale e originale, non debitrice, se non in modo parziale, a esperienze precedenti.<ref>{{Cita|Stewart 1977|pp. 73-75.|harv=s}}</ref>
 
==Altre immagini==