Fillotassi: differenze tra le versioni

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==Storia==
Il fatto che le foglie delle piante si dispongano secondo schemi geometrici era noto già a [[Teofrasto]] (371-287 a.C.) ed è stato oggetto di osservazioni nella ''[[Naturalis historia]]'' di [[Plinio il Vecchio]] (23-79 d.C.). [[Leonardo da Vinci]] (1452-1519) fu il primo a descrivere il fenomeno in termini geometrici, osservando che alcune foglie si disponevano secondo una struttura [[spirale|spiraliforme]], con angoli corrispondenti a 2/5 di un [[angolo giro]].<br/>[[Keplero]] (1571-1630) per primo intuì l'esistenza di una relazione tra la fillotassi e i [[Successione di Fibonacci|numeri di Fibonacci]]. Ma bisogneràfu necessario aspettare il [[XIX secolo]] perché la l'intuizione di Keplero trovi conferma in una serie di osservazioni dei botanici [[Karl Friedrich Schimper]] (1803-1867) e [[Alexander Carl Heinrich Braun|Alexander Braun]] (1805-1877) e del cristallografo [[Auguste Bravais]] (1811-1863). Questi autori arrivarono alla definizione della regola generale in base alla quale i rapporti di fillotassi si possono esprimere come rapporti tra numeri di Fibonacci.<ref name=Livio>{{cita libro|autore=Mario Livio|titolo=La sezione aurea|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=2003|id= ISBN 88-17-87201-6}}</ref>
 
Nel [[1875]], [[Julius von Wiesner]] (1838-1916) dadiede per primo una lettura [[evoluzione|evoluzionistica]] della fillotassi, ipotizzando che la fillotassi ottimizzi l'assorbimento della luce da parte della pianta, in quanto la disposizione a spirale consente alle foglie di non farsi ombra l'una con le altre.
 
==Note==