Guerra gotica (376-382): differenze tra le versioni
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Dopo la terribile disfatta, il comandante della fanteria romana, [[Vittore (generale romano)|Vittore]], essendo sfuggito al disastro con alcune delle sue truppe, attraversò la [[Macedonia (diocesi)|Macedonia]] e la [[Tessaglia]], la [[Mesia]] e la [[Pannonia (diocesi)|Pannonia]], informando l'Imperatore d'Occidente Graziano della [[battaglia di Adrianopoli (378)|disfatta di Adrianopoli]].<ref>Zosimo, IV, 24.3.</ref> I Goti, nel frattempo, rinvigoriti dall'incredibile vittoria, presero d'assalto [[Adrianopoli]], ma la città resistette a tutti i loro assalti, cosicché i Goti scelsero di ricorrere ad un espediente: ordinarono ad alcuni soldati romani passati dalla parte nemica di fingersi soldati in fuga dai Goti e farsi accogliere in città, per poi incendiare parte della città, per permettere ai Goti, mentre i cittadini erano intenti a spegnere l'incendio, di attaccarla e di impadronirsene.<ref name=AmmXXXI15>Ammiano Marcellino, XXXI, 15.</ref> Il piano, tuttavia, non funzionò: i soldati romani traditori furono sì accolti in città, ma, posti sotto tortura, confessarono il tranello e furono quindi decapitati.<ref name=AmmXXXI15/> I Goti ripresero con assalti violenti ad assaltare la città, ma tutti i loro assalti furono respinti e, atterriti dal lancio di un masso da parte di un [[onagro]] e, visto ogni tentativo fallire, i Goti decisero di rinunciare alla presa della città.<ref name=AmmXXXI15/>
I Goti, congiuntisi con soldati [[Unni]] e [[Alani]], quindi, dopo accese discussioni, decisero di dirigersi in direzione di [[Perinto]], non osando tuttavia né attaccare né tantomeno avvicinarsi alla città, memori dei precedenti rovesci.<ref name=AmmXXXI16>Ammiano Marcellino, XXXI, 16.</ref> Tuttavia si misero a devastare le campagne, per poi dirigersi in direzione di [[Costantinopoli]], desiderosi di conquistarla.<ref name=AmmXXXI16/> Giunti nei pressi della capitale dell'Impero d'Oriente, cominciarono a devastarne i sobborghi: i cittadini, allora, si armarono da sé prendendo tutte le armi che avevano a disposizione e uscirono dalla città per combattere contro il nemico, mentre l'Imperatrice [[Dominica]] promise di ricompensare con una paga tutti i volontari che avrebbero accettato di combattere contro i Goti fuori dalle mura.<ref name=SocV1>Socrate Scolastico, ''Storia Ecclesiastica'', V,1.</ref> Oltre ai cittadini, uscirono dalle mura delle città anche alcuni ''[[foederati]]'' saraceni, inviati dalla loro regina [[Mavia]] per difendere la città.<ref name=SocV1/>
Nel frattempo, i giovani ostaggi goti in mano dei Romani custoditi in [[Asia Minore]] sotto la tutela dell'ufficiale Giulio, furono accusati di tramare contro l'Impero: essi, che erano stati sparsi in città diverse in modo da distruggere la loro coesione e impedire loro di costituire una minaccia nel caso fossero insorti, avevano infatti avuto notizia dei saccheggi che i loro connazionali stavano compiendo nei Balcani e furono sospettati dai Romani di avere l'intenzione di assaltare le città romane nell'Asia Minore in modo da vendicare le sofferenze subite dai loro connazionali.<ref>Zosimo, IV, 26.1-4.</ref> Giulio, essendo in dubbio su come agire,<ref>Secondo Zosimo, ciò avvenne ai tempi di Teodosio: infatti scrive esplicitamente che Giulio preferì non informare Teodosio della cospirazione, perché aveva ricevuto questo incarico da Valente e non da lui, che appena conosceva. Ammiano Marcellino (XXXI, 16) riferisce questo fatto tra l'uccisione di Valente e l'incoronazione di Teodosio, prima quindi dell'ascesa al trono di Teodosio. Tuttavia, secondo Ammiano, i Goti sterminati erano soldati, non ostaggi. </ref> scrisse in gran segreto al [[senato bizantino|senato di Costantinopoli]]. Il senato, allora, lo autorizzò a procedere nel modo che egli riteneva più vantaggioso per lo stato romano. Giulio decise, pertanto, di avvertire del pericolo le città minacciate e ordinò ai suoi ufficiali di informare i barbari di ogni città che l'Imperatore intendeva concedere loro presenti considerevoli, sia in denaro che in terre, e che per questo motivo si sarebbero dovuti trovare in un giorno particolare nelle città principali; in realtà era un'imboscata, e i barbari radunatisi furono massacrati dai Romani a suon di dardi e sassate, ponendo fine ai timori dei Romani di una possibile cospirazione degli ostaggi barbari in Asia Minore.<ref>Zosimo, IV, 26.5-9.</ref>
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Teodosio, nel frattempo, avendo constatato dello stato disastrato in cui si trovava l'esercito, permise a molti dei Barbari provenienti da oltre [[Danubio]] di entrare nell'[[esercito romano]]: molti di essi entrarono nelle [[legione romana|legioni]].<ref>Zosimo, IV, 30.1.</ref> L'imperatore, dubitando della fedeltà di questi fuggitivi, così numerosi che eccedevano in numero gli altri soldati, stabilì, per prudenza, di collocare alcuni di loro tra le legioni a difesa dell'[[Egitto (diocesi)|Egitto]], e richiamò le legioni dell'Egitto nei Balcani.<ref>Zosimo, IV, 30.2-5.</ref> Quando gli Egiziani arrivarono in Macedonia, nessun ordine veniva osservato in campo, né qualsiasi distinzione tra romano e barbaro, venendo entrambi mischiati insieme promiscuamente. Fu permesso ai Barbari di fare ritorno nella propria nazione, e inviare altri al loro posto per servire nelle legioni.<ref>Zosimo, IV, 31.1.</ref>
Più o meno in questo stesso periodo (380), secondo almeno Giordane, l'Imperatore Teodosio si ammalò gravemente, facendo recuperare coraggio ai Goti. Dividendo l'esercito goto, [[Fritigerno]] e i [[Tervingi]] devastarono la [[Tessaglia]], l'[[Epiro]] e l'[[Acaia]], mentre [[Alateo]] e [[Safrax]] con il resto delle loro truppe ([[Grutungi]]) partirono per devastare la Pannonia.<ref>Giordane, ''Getica'', XXVII,140.</ref> Secondo Heather, la divisione in due gruppi di Greutungi e Tervingi sarebbe dovuta "alla difficoltà di nutrire un gruppo così numeroso".<ref>Heather 2005, p. 230.</ref>
I Tervingi, apprendendo lo stato di disordine in cui si trovava l'[[esercito romano]] di cui erano stati informati dai fuggitivi, nel 380, penetrarono in [[Macedonia (diocesi)|Macedonia]] senza trovare opposizione. Quando ebbero notizia che l'Imperatore stava avanzando per scontrarsi con loro con tutte le sue forze, assaltarono la tenda dell'Imperatore.<ref>Zosimo, IV, 31.2-3.</ref> Venendo raggiunti dai loro connazionali, trovarono opposizione solo dai Romani, che, essendo in piccolo numero, poterono solo permettere all'Imperatore di fuggire, mentre essi venivano tutti massacrati dal nemico, dopo aver combattuto con vigore ed aver ucciso un grande numero di barbari.<ref>Zosimo, IV, 31.4.</ref> I barbari, soddisfatti della vittoria, non provarono a lanciarsi all'inseguimento di coloro che erano fuggiti con l'Imperatore, ed, avendo sotto il loro potere la [[Macedonia (provincia romana)|Macedonia]] e la [[Tessaglia]], esposte ai loro saccheggi senza alcuna protezione, decisero di lasciare le città non danneggiate, sperando di ricevere tributi da esse.<ref>Zosimo, IV, 31.5.</ref> L'Imperatore, nel frattempo, rinforzò le fortezze e le città con le guarnigioni, e procedette a [[Costantinopoli]], inviando lettere all'Imperatore d'Occidente [[Graziano]] per informarlo della recente disfatta e pregandolo di inviargli rinforzi.<ref>Zosimo, IV, 32.1.</ref> Nel frattempo, inviò in Macedonia e Tessaglia, esposte ai saccheggi nemici, degli esattori rapaci che fecero rimpiangere agli abitanti di queste province gli assalti dei barbari.<ref>Zosimo, IV, 32.2-3.</ref> Tale era lo stato della Macedonia e della Tessaglia, quando l'Imperatore entrò con grande fasto a Costantinopoli come se avesse ottenuto un grande trionfo invece che una disfatta.
Nel frattempo, mentre l'Imperatore Graziano affidava a Vitaliano il comando delle legioni illiriche,<ref>Zosimo, IV, 34.1.</ref> i Goti Greutungi, intenzionati ad attraversare il Danubio e il fiume Acheloo per attaccare le città della Grecia e rifornirsi di nuove provviste, risolsero di attaccare uno dei comandanti dei [[Tervingi]] rimasti oltre Danubio, [[Atanarico]], temendo che potesse opporsi ai loro piani; l'attacco ai territori di Atanarico ebbe successo e quest'ultimo fu costretto alla fuga, insieme ai pochi seguaci rimasti, presso Teodosio, che si era appena ripreso da una grave malattia.<ref name=ZosIV34/> Secondo la cronaca ''Consularia Constantinopolitana'', ciò avvenne tre giorni prima delle idi di gennaio dell'anno 381, cioè l'11 gennaio.<ref>''Consularia Constantinopolitana'', [http://www.dmgh.de/de/fs1/object/display/bsb00000798_00255.html?sortIndex=010%3A010%3A0009%3A010%3A00%3A00 s.a. 381].</ref> Teodosio gli diede una calorosa accoglienza, trattandolo con grande rispetto, fino al decesso del comandante goto, avvenuta poco tempo dopo (25 gennaio dello stesso anno).<ref name=ZosIV34/><ref>''Consularia Constantinopolitana'', [http://www.dmgh.de/de/fs1/object/display/bsb00000798_00255.html?sortIndex=010%3A010%3A0009%3A010%3A00%3A00 s.a. 381].</ref> Narra Zosimo, i seguaci di Atanarico, grati per l'Imperatore, mantennero da allora una continua sorveglianza sulle rive del Danubio, per fermare ogni incursione di altri barbari contro l'Impero romano.<ref name=ZosIV34/> Anche [[Giordane]] parla della calorosa accoglienza che Teodosio riservò ad Atanarico nella capitale e il ''foedus'' che l'Imperatore strinse con i suoi seguaci una volta deceduto il capo goto: per attestato dello storico gotico, "il suo intero esercito continuò a servire l'Imperatore Teodosio sottomettendosi al dominio dei Romani, formando un unico corpo con i [[esercito romano|soldati imperiali]]: l'antico patto di alleanza (''[[Foederatio]]''), stabilito sotto l'Imperatore [[Costantino I|Costantino]], fu di nuovo rinnovato ed ottennero di nuovo il titolo di Alleati (''Foederati''); e poiché l'Imperatore confidava nella loro fedeltà e li considerava suoi amici, arruolò tra le loro fila più di 20.000 guerrieri per combattere contro il tiranno [[Flavio Eugenio|Eugenio]] che aveva trucidato [[Graziano]] [sic, errore di Giordane; in realtà Eugenio trucidò [[Valentiniano II]] e Graziano perì per mano di un precedente usurpatore, [[Magno Massimo]]] e impossessatosi illegalmente della Gallia".<ref>Giordane, ''Getica'',XXVIII,145.</ref> Dalle fonti, comunque questi avvenimenti sono piuttosto oscuri: se alcune di esse (come ad esempio la ''[[Getica]]'' di Giordane)<ref>Giordane, ''Getica'', 142; Orosio, ''Historia adversos paganos'', VII,34.</ref> presentano Atanarico come re dei Goti ed effettivo successore di [[Fritigerno]], ed ignorano tra l'altro il successivo ''foedus'' del 382, altre fonti (Ammiano, Temistio e Zosimo)<ref>Ammiano, XXVII,5; Temistio, ''Orationes'', 190D-191A; Zosimo, IV,34.</ref> ce lo presentano come esule fuggito dalla sua stessa gente. La storiografia moderna tende a rigettare la versione di Giordane che presenta Atanarico come sovrano di tutti i Goti, sulla base dell'evidenza che la guerra durò per un altro anno e sulla base delle testimonianze contrarie fornite da altre fonti: è possibile, secondo taluni studiosi, che Teodosio I avesse intenzione di utilizzare i Goti di Atanarico, che erano rimasti a nord del Danubio, contro Fritigerno, sfruttando la rivalità già da tempo esistente tra i due capi, ma il piano andò in monte perché Fritigerno sobillò i seguaci di Atanarico a insorgere contro il loro stesso sovrano, costringendolo a rifugiarsi con un seguito molto ridotto presso l'Imperatore Teodosio.<ref>Cfr. Marco Rocco, ''L'esercito romano tardoantico'', p. 514, per ulteriori approfondimenti. Il succitato autore cita anche la tesi alternativa proposta da Demougeot nel 1981, secondo cui il ''foedus'' del 382 fu stretto sempre con i seguaci di Atanarico: secondo Demougeot, i seguaci di Atanarico, una volta arruolati nell'armata di Teodosio nel 381, furono inviati in quello stesso anno contro gli Unni, come sembra suggerire Zosimo (IV,34), ma vennero sconfitti e costretti a tornare dall'Imperatore, che, con il ''foedus'' del 382, li insediò come ''Foederati''.</ref>
La pace con i Goti di Atanarico, avvenuta nel gennaio del 381, comunque, non pose fine del tutto alla guerra: altri gruppi di Goti continuarono a saccheggiare le terre dell'Impero, e fu necessario un altro anno di guerra per porvi fine. Zosimo narra che Graziano inviò nei Balcani dei rinforzi sotto il comando dei [[Franchi]] [[Bautone]] e [[Arbogaste]].<ref>Zosimo, IV, 33.1.</ref> Quando i rinforzi dall'Impero d'Occidente giunsero in Macedonia e Tessaglia, i Goti, intenti nei saccheggi, ricevuta la notizia dell'arrivo dei rinforzi romani, decisero prudentemente di ritirarsi in Tracia, che avevano già in precedenza saccheggiato.<ref>Zosimo, IV, 33.2-3.</ref> Vista l'impossibilità di scacciare del tutto i Goti dal suolo imperiale, Teodosio fu costretto a negoziare con i Goti rimanenti una nuova pace di compromesso.<ref>Zosimo (IV, 33) a proposito scrive che i Goti, "essendo in dubbio su come agire, adoperarono lo stesso stratagemma attuato in precedenza", inviando a Teodosio "fuggitivi del rango più basso per promettergli la massima fedeltà e obbedienza, a cui credette e accolse"; secondo sempre Zosimo, a questi primi barbari "ne seguirono altri, i quali furono accolti allo stesso modo, fino a quando, a causa della follia dell'Imperatore, i fuggitivi non ebbero di nuovo ottenuto una grande influenza" negli affari dell'Impero.</ref> Il 3 ottobre 382 fu firmata la pace con l'Impero.<ref>''Consularia Constantinopolitana'', [http://www.dmgh.de/de/fs1/object/display/bsb00000798_00255.html?sortIndex=010%3A010%3A0009%3A010%3A00%3A00 s.a. 382].</ref>
== Conseguenze ==
Il 3 ottobre 382 fu firmata la pace tra Impero e Goti. [[Tervingi]] e [[Grutungi]] divennero [[Foederati]] dell'Impero, e ottennero terre in Mesia e Scizia Inferiori, e forse anche in [[Macedonia (provincia romana)|Macedonia]]; fu loro permesso di stabilirsi all'interno dell'Impero, e di mantenere la loro coesione tribale: in cambio i Goti avrebbero dovuto fornire contingenti alleati all'[[esercito romano]].<ref>Heather 2005, p. 232.</ref> [[Temistio]], retore di Costantinopoli, in un discorso pronunciato nel gennaio 383 al [[senato bizantino]], cercò di raffigurare come "vittoria romana" il trattato di pace ([[foedus]]) tra l'Impero e i Goti, nonostante ai Goti fossero state concesse condizioni favorevoli senza precedenti. In tale discorso, Temistio argomentò che Teodosio, mostrando come virtù il perdono, invece di vendicarsi dei Goti sterminandoli in battaglia, decise invece di stringere un'alleanza con essi, ripopolando così la Tracia, devastata dalla guerra, di contadini goti al servizio dell'Impero; Temistio concluse il discorso rammentando come i [[Galati]] fossero stati assimilati, con il passare dei secoli, dalla cultura greco-romana ed esprimendo la convinzione che sarebbe accaduto lo stesso con i Goti.<ref>Heather 2005, pp. 233-237.</ref>
Gli avvenimenti successivi diedero torto a Temistio: finché Teodosio visse, i Goti rimasero in pace con l'Impero, aiutando l'Imperatore persino a reprimere le usurpazioni in Occidente di [[Magno Massimo]] e [[Flavio Eugenio]].
== Note ==
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