Chiesa di Santa Croce (Pieve Ligure): differenze tra le versioni

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Nella prima metà del secolo scorso il Monte S. Croce divenne anche il centro della devozione di Pieve Ligure e dei paesi vicini verso la [[Madonna della Guardia]]. Nel [[1823]] Paolo Migone collocò nel Santuario di S. Croce una statua della Madonna della Guardia. La statua, in marmo, si trova attualmente sopra la porta d'ingresso al Santuario. Essa fu donata dalla Sig. Paola Cavassa vedova Pallano. Il [[31 agosto]] [[1823]] fu inaugurato il nuovo altare con il pio simulacro. Le cronache dicono che si ebbe in quel giorno "gran devozione e ogni pompa possibile" e numerosissimo popolo. Da allora in poi il culto alla Madonna della Guardia a Pieve Ligure aumentò talmente che ormai la sua festa è la principale della Parrocchia. Nel [[1863]] venne costruito nella Cappella della chiesa un altare a [[Sant'Elena Imperatrice|Sant'Elena]], la madre dell'imperatore [[Costantino]]. Nel [[1913]] la statua in marmo veniva sostituita da un'altra bellissima in legno opera di [[Antonio Canepa (scultore)|Antonio Canepa]], lo scultore cui si devono le statue venerate nel [[Santuario di Nostra Signora della Guardia (Ceranesi)|Santuario della Polcevera]], di [[Santuario di Nostra Signora della Guardia (Castiglione Chiavarese)|Velva]] e nella cappella dei [[Giardini Vaticani]]. L'iniziativa dell'acquisto di essa partì da una signora Pievese residente in [[Stati Uniti d'America|America]] di nome Massone Fortunata.
[[Immagine:Chiesa di santa croce pieve ligure 2.JPG|thumb|left|250px|Veduta della chiesa con il campanile]] La venerazione verso la Madonna della Guardia portò una certa fortuna fra gli abitanti di Pieve che si erano rivolti a Lei nell' epidemia colerica del [[1911]] e, a differenza della vicina [[Sori]], non ebbe a registrare alcuna vittima, così pure nessuno dei soldati pievesi partecipanti alla [[guerra libica]] del [[1912]]-[[1913|13]] patì danni di sorta. La statua in legno giunse a Pieve la domenica [[15 dicembre]] [[1912]] ed ebbe un'accoglienza trionfale. Più tardi, per opera del Sig. Alfonso Fontana, da Roma Mons. Nazareno Marzolini provvedeva una corona per la Madonna ed una per il S. Bambino che furono benedette da S. Pio X. Troppo artistica e invitante alla devozione si rivelava questa statua perché i Pievesi si rassegnassero a vederla solo in alcune occasioni. Si decise perciò in seguito di trasportarla in Parrocchia e sull'altare del Santuario sul monte se ne espose un'altra uscita dai laboratori artistici di Val Gardena. Durante la seconda guerra mondiale si stabilì sul monte da parte dell'autorità militare un posto di avvistamento e la Chiesa venne perciò deturpata in varie sue parti. Finita la guerra da pochi giorni, il [[3 maggio]] [[1945]] l'Arciprete attuale, che da poco più di un anno era al governo della Parrocchia di Pieve, andò sul monte per la prima volta per celebrarvi la S. Messa in ringraziamento della protezione avuta in quegli anni, circondato da un stuolo numerosissimo di parrocchiani ed altre persone dei paesi vicini. Si decise in quel giorno di eseguire i restauri. Il pittore Carlo Biscaldi decorò anche l'interno del Santuario e la domenica [[30 settembre]] dello stesso anno s'inaugurarono i nuovi lavori. Nel [[1946]] si eresse la [[Via Crucis]] dal P. Francesco Ravera francescano e si espose la statua di Cristo risorto, dono dello scultore Innocenti, e in una lapide si ricordò il ricordo dei morti nella seconda guerra mondiale. Ma le intemperie deteriorarono più volte il tetto e i muri. Si fecero parziali riparazioni a varie riprese, però s'imponeva un lavoro radicale. Nel [[1962]] una Commissione, che ebbe ogni approvazione dall'Arciprete e la direzione costante del Curato D. Raffaele Tubino, il quale elargì anche molto del suo, annunciò una nuova restaurazione. La chiesa restaurata fu inaugurata la domenica del [[13 ottobre]] [[1963]], anniversario della più significativa manifestazione della Madonna a [[Fátima (Portogallo)|Fatima]]. La Commissione continuò ancora il suo lavoro, assecondata dalla popolazione di Pieve e da tanti che contribuirono con l'opera, le offerte, la propaganda. Si abbellì il piazzale, si ricostruì il piccolo ospizio e si procurarono miglioramenti nella sacristia fino ad arrivare allo splendido risultato attuale.
 
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