Zita di Lucca: differenze tra le versioni

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Santa Zita era così venerata in [[Toscana]] da essere citata da [[Dante Alighieri]] che, facendo riferimento ad un magistrato di Lucca, parla di ''[[Martino Bottario|anzian di santa Zita]]'', identificando già Lucca con la santa. Si noti, per altro, che alla data della scrittura della [[Divina Commedia]] attestata tra il [[1307]] e il [[1321]]<ref>[[Emilio Cecchi|E. Cecchi]], [[Natalino Sapegno|N. Sapegno]], ''Storia della Letteratura italiana'', vol. II, Il Trecento, Garzanti, Milano, 1965, p. 69</ref>, Zita era già morta ([[1278]]) ma non era ancora stata canonizzata, in quanto il suo culto fu approvato il [[5 settembre]] [[1696]] da [[papa Innocenzo XII]]. Ciò nonostante, Dante la indicava già come santa, ad ulteriore riprova della grande devozione popolare di cui Zita era protagonista.
 
Santa Zita fu proclamata patrona delle domestiche da [[Pio XII]] ed è anche patrona di Lucca, delle [[casalinga|casalinghe]] e dei fornai. La settimana del 27 aprile si tiene a Lucca, presso la Basilica di San Frediano e l'[[anfiteatro di Lucca]], in onore della santa, una manifestazione floreale volta a ricordare il miracolo dei pani trasformati in fiori.
 
È titolare della [[congregazione religiosa|congregazione]] femminile delle [[Suore Oblate dello Spirito Santo]], detta anche [[Istituto di Santa Zita]].