Storia d'Italia: differenze tra le versioni

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[[File:Sulla Glyptothek Munich 309.jpg|thumb|right|200px|Presunto ritratto di Silla]] Lo scontro tra Ottimati e Popolari, fino a che Gaio Mario rimase in vita, si risolse sempre nella lotta per l'ottenimento del consolato per i candidati della propria parte politica. Morto Mario, Silla, al ritorno dalla vittoriosa guerra in oriente contro [[Mitridate VI]] re del Ponto, ritenne che il momento fosse propizio per un colpo di stato e con l'esercito in armi marciò contro Roma, dove a [[battaglia di Porta Collina|Porta Collina]] ottenne la vittoria decisiva nella [[Guerra civile romana (82 a.C.)|guerra civile]] contro i mariani (82 a.C.). Per consolidare la vittoria, Silla si fece eleggere dittatore a vita e iniziò una vasta e sistematica persecuzione nei confronti dell'opposizione (le liste di proscrizione sillane) da cui il giovane Cesare, nipote di Mario, riuscì a stento a sottrarsi. Fino a che morì, nel [[78 a.C.]], l'unica seria opposizione contro Silla, fu quella condotta da Sertorio dalla Spagna. Nel [[70 a.C.]] la costituzione sillana venne abolita da Pompeo e Crasso, della quale erano stati dieci anni prima fautori convinti.
 
Il mondo romano si avviava a divenire troppo vasto e complesso per le istituzioni della Repubblica; la debolezza di queste ultime, ed in particolare del senato divenne già evidente nelle circostanze del [[primo triumvirato]], un accordo informale con cui i tre più potenti uomini di Roma, [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]], [[Marco Licinio Crasso|Crasso]] e [[Gneo Pompeo|Pompeo]], si spartivano le sfere d'influenza e si garantivano reciproco appoggio. Dei tre, la figura di Cesare era la più emblematica dei nuovi rapporti di potere che stavano emergendo: nipote di Mario, egli aveva anche per questo aderito sin da giovane alla fazione dei ''populares'' e costruì il suo potere con le conquiste militari ed il rapporto di fedeltà personale che lo legava al suo esercito. Fu per questo che quando, dopo la morte di Crasso ([[53 a.C.]]), le ambizioni personali di Cesare e Pompeo si scontrarono, il senato preferì schierarsi con quest'ultimo, in quanto più vicino agli ''Optimates'' e più rispettoso verso i privilegi senatoriali (per quanto non sfuggisse ai più attenti, come [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]], che qualunque dei due contendenti avesse prevalso il potere del senato sarebbe stato irrimediabilmente compromesso).<br />
 
Lo scontro, sempre latente, si mantenne sempre entro i limiti delle tradizionali forme di governo romane, fino al [[49 a.C.]], quando il senato intimò a Cesare di rimettere il suo comando delle [[legione romana|legioni]] che aveva condotto alla conquista delle Gallie, e di tornare a [[Roma]] da privato cittadino. Il [[10 gennaio]], abbandonando gli ultimi dubbi (''[[Alea iacta est]]''), Cesare attraversò con le sue truppe il [[Rubicone]] dando inizio alla [[guerra civile romana (49 a.C.)|guerra civile]] contro la fazione opposta. La guerra civile fu combattuta vittoriosamente da Cesare su tre fronti: il fronte greco, dove Cesare sconfisse Pompeo nella [[battaglia di Farsalo]], il fronte africano, dove Cesare riuscì ad avere la meglio sugli ''Optimates'' guidati da [[Catone Uticense]] con la decisiva [[battaglia di Utica (49 a.C.)]], ed il fronte spagnolo, dove la battaglia decisiva avvenne a [[battaglia di Munda|Munda]] sull'esercito nemico guidato dai figli di Pompeo, [[Gneo Pompeo|Gneo]] e [[Sesto Pompeo|Sesto]]. Cesare, avuta la meglio sulla fazione avversa, assunse il titolo di ''[[Dittatore romano|dictator]]'', assommando a sé molti poteri e prerogative, quasi un preludio della figura dell'imperatore, che però non assunse mai, ucciso alle [[idi di marzo]] nel [[44 a.C.]] La morte del dittatore, contrariamente alle dichiarate intenzioni dei congiurati, non portò alla restaurazione della Repubblica, ma ad nuovo periodo di guerre civili. Questa volta però i due contendenti, [[Augusto]] e [[Marco Antonio]], non erano i campioni di due fazioni rivali, ma rappresentanti di due gruppi che combattevano per il predominio sulla parte avversa, senza avere alcuna velleità di restaurare la Repubblica, ormai superata come istituzione storica. La guerra civile tra Ottaviano e Marco Antonio terminò con la [[Battaglia di Azio]] nel [[31 a.C.]], che decretò il trionfo di Ottaviano e diede inizio ''[[de facto]]'' al periodo [[Impero romano|imperiale]] della storia romana. Augusto mantenne in vita (formalmente) la Repubblica, di fatto trasformandola in una [[monarchia]], pur nell'apparenza del [[Principato (storia romana)|Principato]]. Ufficialmente ebbe fine dopo il 235 d.C. In particolare, nel 284, l'imperatore [[Diocleziano]], iniziò una nuova fase, il [[Dominato]], cambiando radicalmente le antiche istituzioni romane.
 
La morte del dittatore, contrariamente alle dichiarate intenzioni dei congiurati, non portò alla restaurazione della Repubblica, ma ad nuovo periodo di guerre civili. Questa volta però i due contendenti, [[Augusto]] e [[Marco Antonio]], non erano i campioni di due fazioni rivali, ma rappresentanti di due gruppi che combattevano per il predominio sulla parte avversa, senza avere alcuna velleità di restaurare la Repubblica, ormai superata come istituzione storica. La guerra civile tra Ottaviano e Marco Antonio terminò con la [[Battaglia di Azio]] nel [[31 a.C.]], che decretò il trionfo di Ottaviano e diede inizio ''[[de facto]]'' al periodo [[Impero romano|imperiale]] della storia romana. Augusto mantenne in vita (formalmente) la Repubblica, di fatto trasformandola in una [[monarchia]], pur nell'apparenza del [[Principato (storia romana)|Principato]]. Ufficialmente ebbe fine dopo il 235 d.C. In particolare, nel 284, l'imperatore [[Diocleziano]], iniziò una nuova fase, il [[Dominato]], cambiando radicalmente le antiche istituzioni romane.
 
==== Età imperiale (27 a.C.-476 d.C.) ====