Pierre Coustau: differenze tra le versioni

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La sua opera più importante è ''Pegma, cum narrationibus philosophicis'', pubblicato a Lione nel 1555, per i tipi di Macè Bonhomme. Si tratta un lavoro di [[emblematica]], chiaramente ispirato all<nowiki>'</nowiki>''Emblemata'', l'opera di allegorie e simboli pubblicata nel 1531 da [[Andrea Alciato]], umanista e giurista come Coustau. L'opera dovette essere concepita vari anni prima, dal momento che il [[Privilegio (diritto comune)|privilegio]] con cui l'editore si era assicurata la pubblicazione è datato marzo 1553.
 
L'opera di Coustau è dedicata a 122 emblemi, 95 dei quali sono illustrati e inquadrati in cornici decorative. Molti degli emblemi sono collegati a questioni e argomenti di natura giuridica. Gli emblemi (è questa la cifra inovativapiù innovativa e originale del ''Pegma'', rispetto ad altre opere emblematiche del periodo) sono accompagnati da "''narrationes philosophicae''". Da questo punto di vista, si può osservare come già Barthélemy Aneau, nel 1552, traducendo l'opera di [[Andrea Alciato]], avesse sperimentato una timida innovazione, accompagnando gli emblemi di Alciato con brevi commentari. Coustau parte da questa innovazione per spingersi molto oltre, attraverso la redazione di saggi filosofici esaurienti e autosufficienti, in una maniera che può ricordare i ''[[Saggi (Montaigne)|Saggi]]'' di [[Michel de Montaigne]].
 
L'opera conobbe immediatamente una volgarizzazione in francese: Lanteaume de Romieu, nel 1555, pubblicò ''Pegme'', omettendo le narrazioni filosofiche dell'edizione del 1555, privando l'opera, in questo modo, della sua caratteristica più originale. Lo stess Romieu ebbe un ripensamento cinque anni più tardi, nel 1560, in una nuova edizioe in francese che riproduceva, stavolta, le ''narrationes philosophicae'' latine di Coustau.