Sergente Romano: differenze tra le versioni

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Nel [[1851]], a soli 17 anni, si arruolò nell'[[Esercito borbonico]] dove raggiunse il grado di [[sergente]] divenendo [[Portabandiera|"Alfiere"]] della Prima Compagnia del 5º Reggimento di [[Fanteria di linea]]. A seguito dell'Unità d'Italia divenne il comandante del ''Comitato Clandestino Borbonico'' di [[Gioia del Colle]].
 
[[File:Caverna_del_Sergente_Romano.jpeg|thumb|Caverna del Sergente Romano nel bosco di Martina Franca]]
 
 
Ben presto lasciò il comitato volendo passare subito all'azione, formando in poco tempo una squadra composta dalla maggior parte di ex-militari dell'Esercito Borbonico. Rifornitosi di armi e munizioni, il [[26 luglio]] [[1861]] attaccò la guarnigione di [[Alberobello]] facendola prigioniera insieme ai militari del presidio di [[Cellino]]. A Cellino si decise di fucilare i prigionieri: il milite Vitantonio Donadeo inginocchiandosi durante la fucilazione gridò ''"Madonna del Carmine, aiutami!"''. Il fucile, puntato sulla nuca, fece cilecca e il sergente Romano risparmiò Donadeo ed altri 8 prigionieri.<ref>Francesco Mario Agnoli, ''Dossier Brigantaggio'', Controcorrente, pg.248 </ref> Due giorni dopo, il [[28 luglio]], attaccò [[Gioia del Colle]] vincendo. Era conosciuto, ai tempi del [[brigantaggio]], non come il sergente Romano, ma come ''Enrico La Morte''.