Nostra Signora dei Turchi (teatro): differenze tra le versioni

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Il ritorno di Carmelo Bene in teatro è un vero trionfo. Il primo spettacolo di ''Nostra Signora dei Turchi'', con le sue venticinque repliche romane, vede in platea un'infinità di "nomi che contano", tra cui [[Ennio Flaiano]], [[Alberto Arbasino]], [[Vittorio Gasman]], [[Mariangela Melato]], [[Giuseppe Patroni Griffi]], [[Alberto Moravia]], [[Renzo Arbore]], [[Gianni Morandi]], [[Gigi Proietti]], [[Elsa de' Giorgi]], [[Enzo Siciliano]], [[Franco Franchi]] e tanti altri<ref>''Vita di Carmelo Bene'', op. cit., pag. 319</ref>.
 
==Trama==
Seguendo un collegamento ambivalente e poi profetico della vicenda della strage degli [[Martiri di Otranto|800 martiri]] a [[Otranto]] ad opera dei [[Turchi]], [[Carmelo Bene]], nei panni di un uomo pugliese, ripercorre un proprio cammino interiore. La sua filosofia che spiegherà in un monologo fuori campo, come del resto fa in tutto il film, consiste nel manifestare il proprio essere interiore distrutto e deturpato da forze esterne. Tramite la mediocrità più assoluta e il rifiuto anticonformista della salvezza e degli aiuti esterni, Carmelo Bene nelle vesti del personaggio pugliese arriva a compiere il suo dovere, autodistruggendosi. Ma l'invettiva lanciata da lui non è solo contro il proprio ego, bensì contro anche quelle forze che hanno contribuito a renderlo insulso e sofferente.
 
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