Vittorio Cini: differenze tra le versioni

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Nel [[1949]] il figlio morì in un incidente di volo e Vittorio Cini dedicò da allora la sua vita a opere di [[filantropia]]. Domandò e ricevette in concessione dallo Stato un'intera [[isola]], quella di [[San Giorgio Maggiore (Isola)|San Giorgio]], davanti alla riva di [[piazza San Marco]]; dopo aver finanziato gli importanti lavori di restauro necessari, istituì la [[Fondazione Giorgio Cini]], centro d'[[arte]] e di [[cultura]], sede di istituti di preparazione professionale e di addestramento dei giovani alla [[vita]] sul [[mare]].
 
Fu presidente della [[SADE]] dal [[1953]] al [[1964]], quindi dal periodo della progettazione e costruzione della [[diga del Vajont]] ede anche oltre il [[disastro del Vajont]] - e come tale fu chiamato a deporre in tre circostanze, riuscendo a cavarsela grazie alle sue entrature, posizione e carisma. Nella prima, il [[5 giugno]] [[1967]], dal giudice istruttore di Belluno, Mario Fabbri, nel corso dell'istruttoria formale che si era aperta nel [[febbraio]] 1964. Una seconda volta, il [[20 luglio]] [[1968]], dal sostituto procuratore della Repubblica di Venezia Ennio Fortuna, in occasione del procedimento penale apertosi «a carico di Biadene ed altri» con un esposto presentato dall'avvocato Alberto Scanferla al procuratore generale della Corte d'appello di Venezia per "truffa" concernente il passaggio dell'impianto del Vajont dalla Sade all'Enel.
 
Un terzo interrogatorio si verificò il 14 maggio 1969 durante il dibattimento nel processo di primo grado a [[L'Aquila]].