Peter Benenson: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
SamoaBot (discussione | contributi)
m Bot: rimozione campi VIAF, LCCN migrati a Wikidata: d:q271049
FrescoBot (discussione | contributi)
Riga 40:
Scelse come simbolo della sua associazione una [[candela nel filo spinato]]:{{quote|Quando ho acceso la prima candela di Amnesty avevo in mente un vecchio proverbio cinese: "Meglio accendere una candela che maledire l'oscurità". Questo è anche oggi il motto per noi di Amnesty|Peter Benenson}} Benenson decise di fondare l'organizzazione [[umanitarismo|umanitaria]] dopo aver letto su un quotidiano - rimanendone scosso - la notizia della condanna a sette anni di reclusione per due studenti [[portogallo|portoghesi]], colpevoli di aver fatto un brindisi augurale in nome della [[libertà]], in riferimento [[decolonizzazione|all'indipendenza]] dell'[[impero coloniale portoghese]], durante il periodo del [[Estado Novo (Portogallo)|regime dittatoriale]] di [[Antonio de Oliveira Salazar]].<ref>[http://www.amnesty.org/en/library/asset/ACT30/005/2001/en/22a88f2d-d961-11dd-a057-592cb671dd8b/act300052001en.html Biografia su Amnesty.org]</ref>
 
Benenson scrisse una lettera all'editore del giornale ''[[The Observer]]'', [[David Astor]], che il [[28 maggio]] del [[1961]] decise di pubblicarla accanto ad un articolo intitolato ''"I prigionieri dimenticati"'' (''"The forgotten prisoners"''). Nella missiva, Benenson chiedeva ai lettori di scrivere a loro volta lettere a sostegno degli studenti imprigionati e di altri [[prigioniero di coscienza|prigionieri di coscienza]]. La reazione fu talmente vasta che ben presto gruppi di autori di lettere a sostegno della causa dei due giovani portoghesi vennero costituiti in una dozzina di paesi.<ref>''ibidem''</ref>
Nel [[1966]] Benenson accusò le forze armate britanniche di essersi infiltrati in Amnesty e decise di abbandonare l'attivismo nella sua associazione per protesta; tuttavia non smise mai le sue lotte e si riavvicinò poi al movimento tra gli [[anni 1980|anni ottanta]] e gli [[anni 1990|anni novanta]], ma non assunse più un ruolo operativo o dirigenziale. Nei primi anni '80 fondò un gruppo a favore dei rifugiati, ''Nevermore'' ("mai più").<ref>[http://www.artediviaggiare.com/uslenghi_il_nostro_amico_peter.html Il nostro amico Peter]</ref>
 
Peter Benenson si sposò due volte: con Margaret Anderson, da cui ebbe due figlie, divorziando nel [[1972]], e con Susan Booth nel [[1973]], dalla quale ebbe un figlio e una figlia.<ref>[http://cosmos.ucc.ie/cs1064/jabowen/IPSC/php/art.php?aid=141961 Peter Benenson biography, original The Indipendent]</ref>
 
Benenson morì nel 2005. La notizia della morte, avvenuta all'età di 83 anni, a causa di complicazioni di una [[polmonite]], il [[25 febbraio]] [[2005]] all'ospedale ''John Radcliff'' di [[Oxford]], è stata data dalla stessa Amnesty International. Il bollettino medico dell'ospedale inglese si è limitato laconicamente ad annunciare la morte del legale esperto in diritti civili, avvenuta alle ore 22:45, ora locale di Oxford.<ref>[http://www.nytimes.com/2005/02/28/international/europe/28benenson.html Peter Benenson is dead]</ref>
 
==Onorificenze==