Amalasunta: differenze tra le versioni

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[[File:Nuremberg chronicles f 143r 3.jpg|thumb|right|250px|Amalasunta, da un codice medievale]]
{{Bio
|Nome = Amalasunta
|Cognome =
|Sesso = F
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== Biografia ==
Amalasunta, in gotico Amalaswintha, <ref>Cioè «la forte Amala», composto di ''Amal'' (nome della stirpe ''[[Amali|Amala]]'', che significa ''laborioso''), e di ''swind'' (''forte''): cfr. Giuseppe Falcone, ''Gli antroponimi gotici nelle Variae di Cassiodoro'', in AA. VV., [[Flavio Magno Aurelio Cassiodoro|Cassiodoro]]. ''Dalla corte di Ravenna al Vivarium di Squillace'', 1993</ref> nacque a Ravenna da Teodorico e dalla [[Franchi|franca]] [[Audofleda]] (o Audefleda), sorella del re [[Clodoveo I]].
 
Nel [[515]] sposò [[Eutarico]], appartenente alla stirpe degli [[Amali]], il quale morì nel [[522]], lasciandola con due figli: il maggiore, [[Atalarico]], di cinque anni, e [[Matasunta]]. Alla morte del re Teodorico, nel [[526]], succedette al trono il nipote Atalarico, sotto la sua reggenza.
 
[[Procopio di Cesarea|Procopio]] e [[Cassiodoro]], suo ''[[magister officiorum]]'', la descrivono profondamente influenzata dalla cultura romana, conoscitrice della [[lingua latina]] e [[lingua greca|greca]]: Amalasunta diede all'istruzione del figlio un'impostazione più in linea con la tradizione romana che con quella [[Goti|gota]] e perseguì una politica di buoni rapporti tra Goti, Romani e [[Impero bizantino|Bizantini]], restituendo i beni già confiscati ai figli di [[Severino Boezio|Boezio]] e di [[Flavio Simmaco|Simmaco]], e favorendo la nomina di elementi moderati alle maggiori cariche dello Stato. Elesse il goto [[Tuluin]], già ''[[praepositus sacri cubiculi]]'' sotto Teodorico, ''patricius praesentalis'', con diritto di sedere in Senato e di assumere la cittadinanza romana, e gli affidò il comando dell'esercito.
[[File:Isla Martana Lago Bolsena.jpg|thumb|300px|L'[[Isola Martana]] a [[Lago di Bolsena|Bolsena]], dove Amalasunta fu reclusa fino alla morte]]
La prevalenza di Romani goticizzanti nei posti di comando del regno - Cipriano succedette a Cassiodoro nella carica di ''magister officiorum'' - e il disinteresse mostrato, a differenza del padre Teodorico, per le vicende degli alleati [[Visigoti]], in difficoltà di fronte all'espansione del [[Regno franco]], le alienarono la solidarietà di una parte della nobiltà ostrogota, che riuscì a sottrarle la cura dell'educazione del figlio, allo scopo di farne un futuro re che potesse governare secondo le tradizioni degli antenati. Amalasunta reagì bandendo, e successivamente facendo uccidere, tre dei capi sospettati di cospirare contro il suo potere e allo stesso tempo aprì dei negoziati con l'imperatore [[Giustiniano|Giustiniano I]], nella prospettiva di fuggire fino a [[Costantinopoli]] con il tesoro ostrogoto, consistente, secondo Procopio,<ref>''De bello Gothico'', 13</ref> nell'enorme somma di 2.880.000 solidi d'oro.
 
Queste trattative sarebbero avvenute nel [[532]] e, sempre secondo Procopio,<ref>''Anecdota'', 100-104</ref> avrebbero avuto l'intento di eliminare e sostituire [[Teodora (imperatrice)|Teodora]], divenendo imperatrice. I Goti a lei ostili sospettavano<ref>Secondo Procopio, ''De bello Gothico'', 11</ref> invece che Amalasunta intendesse sposarsi con un altro nobile goto, eliminando il figlio dalla successione per governare direttamente l'Italia: questa tesi è ripresa da [[Gregorio di Tours]],<ref>''Libri Historiarum''</ref> ostile nei confronti di Amalasunta a causa della sua confessione ariana.
 
Amalasunta appoggiò anche le operazioni della flotta bizantina di [[Belisario]], impegnata nella guerra contro i [[Vandali]], impossessandosi della fortezza di [[Lilibeo]], in [[Sicilia]], già possedimento ostrogoto portato in dote nel [[500]] da [[Amalafrida]], sorella di Teodorico e madre di [[Teodato]], al vandalo [[Trasamondo]]. La riappropriazione di Lilibeo non fu però riconosciuta da [[Giustiniano]], che dal [[533]] iniziò con il regno goto una complessa trattativa coinvolgente problemi politici e questioni teologiche - la [[controversia teopaschita]] - durante la quale Amalasunta avrebbe trattato con il senatore Alessandro, inviato dall'imperatore, la consegna dell'Italia all'Impero nel caso in cui, con la morte del figlio Atalarico, ormai gravemente malato, i suoi rapporti con la nobiltà gota si fossero dimostrati insostenibili.
 
Alla morte del figlio, avvenuta il [[2 ottobre]] [[534]], Amalasunta divenne regina a tutti gli effetti e si associò al trono il cugino [[Teodato]], [[duca di Tuscia]], con l'intento di rafforzare la propria posizione. Teodato era infatti uno dei più influenti esponenti della nobiltà gota, ma anche educato alla greca e proprietario in Toscana di grandi latifondi, che aveva offerto a Giustiniano in cambio di proprietà e onori imperiali, tra i quali un posto in Senato. Teodato poteva essere un elemento di equilibrio nella politica perseguita da Amalasunta, rassicurando gli elementi goti all'interno e garantendo, all'esterno, i buoni rapporti con l'Impero d'Oriente.
 
Non sono chiari tutti gli aspetti del complesso gioco politico nel quale finì per cadere Amalasunta, né quale sia stato il ruolo di Giustiniano attraverso il suo ambasciatore Pietro che, secondo Procopio, avrebbe avuto contatti con Teodato prima e dopo la decisione di relegare la regina sull'[[isola Martana]], nel [[lago di Bolsena]], dove nel [[535]], forse il [[30 aprile]], fu strangolata nel bagno da parenti di quei Goti che ella aveva ordinato di assassinare.
 
Giustiniano, che pure aveva riconosciuto la legittimità del regno di Teodato, prese a pretesto l'assassinio di Amalasunta per iniziare la [[Guerra gotica (535-553)|guerra gotica]], che avrebbe visto i Goti fronteggiare i Bizantini per molti anni.