Anastilosi: differenze tra le versioni

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In [[architettura]] e, soprattutto, in [[archeologia]] l<nowiki>'</nowiki>'''anastilòsi''' (dal [[Lingua greca|greco]] ἀναστήλωσις «riedificazione», derivato da ἀναστηλόω «riedificare») è la tecnica di [[restauro]] con la quale si rimettono insieme, elemento per elemento, i pezzi originali di una costruzione distrutta, per esempio dopo un [[terremoto]].
Questa tecnica è particolarmente utilizzata nei siti archeologici per ricostruire degli edifici distrutti o parti di essi, come ad esempio le colonne, delle quali è stato possibile rinvenire una quantità sufficiente di resti. Molto spesso, infatti, i resti dei templi che oggi è possibile vedere nei più famosi siti archeologici, sono frutto di ricostruzioni per anastilosi.
 
L'anastilosi, in particolare, è stata molto utilizzata nel sito archeologico di [[Selinunte]] in [[Sicilia]] e ha permesso la ricostruzione di alcuni dei più importanti templi greci del mondo, i cui resti si erano conservati in loco nella quasi totalità e in buone condizioni complessive in quanto gli edifici erano stati atterrati da un sisma.
Negli ultimi anni si possono ricordare, inoltre, gli interventi di anastilosi del [[ponte di Mostar]], distrutto nel [[1992]]-[[1993|93]] durante le [[guerre jugoslave]], del portico della [[Chiesa di San Giorgio in Velabro]] a Roma, dopo l'attentato del luglio 1993 e del duomo di [[Venzone]] dopo il [[Terremoto del Friuli|terremoto del 6 maggio 1976]].
 
== Bibliografia ==
{{Treccani|anastilosi|Anastilosi|accesso=16 giugno 2013|v=12345|citazione=}}
 
[[Categoria:Tecniche di restauro]]