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==Presupposti teorici==
Le fistole arterovenose ottenute
==Storia==
[[File:Fistola radiocefalica.svg|thumb|150px|Fistola artero-venosa tipo Cimino-Brescia, con anastomosi latero-laterale fra l'arteria radiale e la vena cefalica]]
La tecnica chirurgica della fistola artero-venosa fu ideata da Cimino e Brescia nel [[1966]].<ref>{{cita pubblicazione|autore=Brescia MJ, Cimino JE, Appel K, Hurwich BJ |titolo=Chronic hemodialysis using venipuncture and a surgically created arteriovenous fistula |rivista=N. Engl. J. Med. |volume=275 |numero=20 |pagine=1089–92 |anno=1966 |id= PMID 5923023 |doi= 10.1056/NEJM196611172752002|url=}}</ref>
Prima dell'invenzione della fistola, l'accesso vascolare utilizzato per la dialisi era lo [[shunt di Scribner]], un tubicino in [[Politetrafluoroetilene|teflon]] posizionato esternamente all'arto che metteva in comunicazione arteria e vena mediante un tip terminale rigido fissato
Nel 1966 i medici James E. Cimino e Micheal Brescia, in collaborazione con il chirurgo vascolare [[Kenneth Appel]], realizzarono con successo la prima fistola artero-venosa tra l'[[arteria radiale]] e la [[vena cefalica]] a livello del [[polso]], con un'[[anastomosi]] (unione chirurgica) di tipo latero-laterale, ovvero la parete laterale dell'arteria con quella della vena.<ref name= Casciani/>
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