Michael Jordan: differenze tra le versioni

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{{quote
|Penso sia semplicemente Dio travestito da Michael Jordan.
|[[Larry Bird]], [[20 aprile]] [[1986]]<ref name="nbagod">{{cita web|url=http://www.nba.com/history/jordan63_moments.html|titolo=God Disguised as Michael Jordan|lingua=en|editore=[[National Basketball Association|NBA]]|accesso=5 gennaio 2012}}</ref>
|I think it's just God disguised as Michael Jordan.
|lingua=en
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|Nazionalità = statunitense
}}
La sua biografia sul sito della [[National Basketball Association]] dichiara: ''"Per acclamazione, Michael Jordan è il più grande giocatore di basket di tutti i tempi"''<ref name="nbah">[http://www.nba.com/history/players/jordan_bio.html Michael Jordan], nba.com/history, [[15 gennaio]] [[2007]].</ref>. Jordan è stato uno degli atleti più sponsorizzati della sua generazione ed il suo ruolo è stato fondamentale nel diffondere la [[NBA]] a livello mondiale negli [[anni 1980|anni ottanta]] e [[anni 1990|novanta]], grazie anche al suo stile di gioco spettacolare.
Jordan è stato sei volte [[Larry O'Brien Championship Trophy|Campione NBA]], realizzando coi [[Chicago Bulls]] ben 2 [[Three-peat]], termine con il quale si indica la vittoria delle [[NBA Finals]] per 3 edizioni annuali di fila (91-92-93 e 96-97-98), impresa riuscita finora solo a lui e a [[Scottie Pippen]].
 
Dopo un'ottima carriera alla [[Università della Carolina del Nord a Chapel Hill]], dove guidò i Tar Heels alla vittoria del campionato nazionale [[NCAA]] nel [[1982]], Jordan entrò a far parte della [[NBA]] con i [[Chicago Bulls]] nel [[1984]], diventando in breve tempo una delle stelle della lega, mostrando grandi doti realizzative. Le sue spiccate qualità atletiche e le sue azioni spettacolari gli valsero, a partire già dalle primissime stagioni disputate tra i professionisti, i soprannomi di '''Air Jordan''' e '''His Airness'''. Si guadagnò, inoltre, anche la reputazione come uno dei migliori giocatori difensivi<ref>{{en}}{{cita web|http://www.nytimes.com/1991/06/15/sports/sports-of-the-times-air-jordan-and-just-plain-folks.html|Sports of The Times; Air Jordan And Just Plain Folks|09-06-2010|data=15-06-1991|nome=Ira|Cognome=Berkow}}</ref>.
 
Nel [[1991]] vinse il suo primo titolo [[NBA]] con i Bulls, seguito da altri due nel [[1992]] e [[1993]], ottenendo un cosiddetto ''[[three-peat]]''. Dopo aver abbandonato improvvisamente la [[pallacanestro]] prima dell'inizio della stagione [[1993]]-[[1994|94]] per intraprendere una carriera nel [[baseball]], Jordan tornò ai Bulls nel corso della stagione [[1994]]-[[1995|95]], guidando la squadra ad altri tre titoli consecutivi nel [[1996]], [[1997]] e [[1998]], facendo segnare anche il tuttora imbattuto record di 72 vittorie nella regular-season NBA nella stagione [[1995]]–[[1996|96]]. Jordan si ritirò quindi una seconda volta dopo aver vinto il suo sesto titolo nel [[1998]], salvo tornare sul parquet per altre due stagioni nel [[2001]], questa volta nei [[Washington Wizards]].
 
Tra i risultati ed i riconoscimenti individuali di Jordan figurano 5 [[NBA Most Valuable Player Award|MVP Award]], 10 presenze nell'[[All-NBA First Team]], 9 nell'[[All-Defensive First Team]], 14 convocazioni al [[NBA All-Star Game]] con 3 [[NBA All-Star Game Most Valuable Player Award|All-Star MVP Award]], 10 titoli come miglior marcatore e 3 come per il maggior numero di palle rubate, 6 [[Bill Russell NBA Finals Most Valuable Player Award|NBA Finals MVP Award]] ed il [[NBA Defensive Player of the Year Award]] nel [[1988]]. Detiene il record NBA per la miglior media punti per partita in carriera con 30,12 per la regular season e 33,4 per i playoff.
 
Nel [[1999]] è stato nominato come ''"più grande atleta nord-americano del XX secolo"'' dal canale televisivo sportivo [[ESPN]], e fu secondo dietro [[Babe Ruth]] nella lista degli atleti del secolo stilata dalla [[Associated Press]]. È stato scelto per il [[Naismith Memorial Basketball Hall of Fame]] il [[6 aprile]] [[2009]], dove è stato ufficialmente introdotto l'11 settembre 2009. La fama acquisita lo rende un autentico emblema sportivo paragonabile ad atleti eterni come [[Pelé]], [[Diego Armando Maradona]], [[Muhammed Ali]] o [[Ayrton Senna]] ed è considerato all'unanimità un campione dentro e fuori dal campo, sia per le imprese individuali e di squadra sia per il successo planetario conseguito. Jordan è anche celebre per i prodotti che portano il suo marchio. Le scarpe da pallacanestro della [[Nike (azienda)|Nike]] ''Air Jordan'', introdotte a partire dal [[1985]], ottennero subito un grande successo e sono tuttora molto popolari anche dopo il suo ritiro<ref>{{en}}{{cita web|url=http://seattletimes.nwsource.com/html/businesstechnology/2004116738_airjordan10.html |titolo=23 years later, Air Jordans maintain mystique|accesso=10-01-2008}}</ref>. Jordan ha anche recitato nel film del [[1996]] ''[[Space Jam]]''.
 
Si è cimentato anche nel [[baseball]] professionistico, disciplina sportiva nella quale ha ottenuto risultati molto minori rispetto alla carriera nella pallacanestro. Dopo esserne stato il co-proprietario e Managing Member of Basketball Operations, Jordan nel 2010 acquista i diritti dei [[Charlotte Bobcats]], diventandone così l'unico proprietario.
 
== Caratteristiche tecniche ==
Jordan giocava come [[guardia tiratrice]], con un'altezza dichiarata di 198&nbsp;cm e con un peso forma di 98&nbsp;kg.
È riconosciuto dalla grandissima maggioranza dei fan e dagli esperti di questo sport come il miglior [[cestista]] di tutti i tempi e pressoché universalmente come il migliore di quelli del basket moderno degli ultimi decenni.
 
Dotato di una grandissima tecnica offensiva, che spaziava dalle finte in posizione di tripla minaccia all'ampio bagaglio di [[dribbling|crossover]] ed alla grande abilità nel gioco spalle al canestro, Jordan possedeva un rapidissimo primo passo e agilità in penetrazione.
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== Profilo da giocatore ==
 
È uno dei giocatori più prolifici di tutti i tempi.
Vinse per ben 10 volte il titolo di [[Lista dei top scorer stagionali della NBA|NBA Scoring Champion]] dell'anno, arrivando a segnare nella stagione [[National Basketball Association 1986-1987|1986-1987]] fino a 37.1 punti a partita. Per 3 volte ha vinto la classifica dei recuperi difensivi e per 2 stagioni consecutive fu il giocatore con il maggior numero di minuti giocati.
Ha vinto molti altri premi individuali: ha vinto 5 volte il [[NBA Most Valuable Player Award]] (secondo giocatore di tutti i tempi, dietro solo a [[Kareem Abdul-Jabbar]] ed a pari merito con [[Bill Russell]]), il [[NBA Rookie of the Year Award]] nel [[National Basketball Association 1984-1985|1984-1985]], e per 3 volte il [[NBA All-Star Game Most Valuable Player Award]]. Michael Jordan è l'unico atleta nella storia dell'[[NBA]] ad aver conquistato nella stessa annata sia il premio di [[Most Valuable Player|MVP]] che di difensore dell'anno, nel [[National Basketball Association 1987-1988|1988]].
 
Con i [[Chicago Bulls]] ha vinto 6 volte le [[NBA Finals]] ed è stato per 6 volte premiato come [[Bill Russell NBA Finals Most Valuable Player Award|MVP delle NBA Finals]].
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== Biografia ==
=== Le origini e la famiglia ===
Michael Jeffrey Jordan nasce il [[17 febbraio]] [[1963]] nel quartiere di [[Brooklyn]], a [[New York]], dove i genitori Deloris, impiegata di [[banca]], e James R. Jordan Sr., meccanico in una [[centrale elettrica]], si erano appena trasferiti. Poco dopo la nascita di Michael, la famiglia si trasferisce nuovamente, questa volta a [[Wilmington (Carolina del Nord)|Wilmington]], nella [[Carolina del Nord]]<ref name=Alex>Sachare, Alex. ''The Chicago Bulls Encyclopedia''. Chicago: Contemporary Books, 1999. pgs. 172-3. ISBN 0-8092-2515-8</ref>
 
=== I primi studi e l'esclusione dalla squadra del liceo ===
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Il giovane Jordan non eccelle nello studio, che non lo interessa più di tanto, ma comincia a farsi notare nelle attività sportive, brillando soprattutto nel [[football americano]] giocando da [[quarterback]] e nel [[baseball]] come [[lanciatore]]. Anche nel [[basket]] il ragazzo se la cava e prova, durante il suo secondo anno di liceo, ad entrare nella squadra della scuola, venendo però escluso dopo le selezioni. Invece di perdersi d'animo, Michael si allena per un anno intero per conto proprio e giocando per la Junior varsity del liceo (una sorta di squadra delle riserve, la prima squadra è detta varsity), della quale diventa la stella. Nello stesso anno, nel quale il ragazzo cresce di statura fino ad arrivare al metro ed 80<ref name="nbah"/>, arriva anche la prima schiacciata durante una partitella tra amici.
 
L'annata successiva, cresciuto sia fisicamente che come giocatore, supera le selezioni e diventa in breve il miglior giocatore della squadra, viaggiando per tutto il campionato ad una media di 20 punti a gara e portando la Laney high school al titolo nazionale.
 
Il quarto ed ultimo anno di scuola vede la Laney trionfare di nuovo ed il giovane cestista ancora una volta è tra i migliori giovani talenti dello Stato, tanto da guadagnarsi la convocazione all'[[All Star Game]] delle [[High School]].<ref>Williams, Lena. [http://query.nytimes.com/gst/fullpage.html?res=940CE2D6133CF934A35751C1A9679C8B63 PLUS: BASKETBALL; "A McDonald's Game For Girls, Too"], ''[[The New York Times]]'', [[7 dicembre]] [[2001]].</ref>. In Estate Jordan viene reclutato dalla prestigiosa [[University of North Carolina]] di [[coach (sport)|coach]] [[Dean Smith]].
 
=== Gli anni a UNC ===
[[File:Michael Jordan UNC Jersey cropped.jpg|thumb|200px|Il numero 23 di Jordan appeso al soffitto del [[Dean Smith Center]]]]
[[File:JordanSmithWorthy1.jpg|thumb|200px|Michael Jordan con [[James Worthy]] e [[Dean Smith]], rispettivamente compagno di squadra ed allenatore al college nel [[2007]]]]
Nel primo anno di [[università]], Jordan si conferma giocatore spettacolare ed eccitante, ma ancora non del tutto maturo e non ancora un leader di una squadra che dispone di giocatori quotati, come ad esempio il futuro [[Los Angeles Lakers]] [[James Worthy]]. Il suo anno da ''[[freshman]]'' (studente al primo anno di college) termina, tuttavia, in grande stile: nella finale per il titolo [[National Collegiate Athletic Association|NCAA]] del [[1982]], Michael mette a segno il tiro decisivo allo scadere, regalando così alla sua squadra il titolo<ref name="nbah"/> grazie a quello che nel tempo è diventato famoso come ''"the shot"'', ovvero "il tiro".
 
Durante le sue 3 stagioni al college con [[Università della Carolina del Nord a Chapel Hill|North Carolina]] mantiene una media di 17,7 punti a partita, tirando con una percentuale dal campo del 54,0%, aggiungendo 5,0 rimbalzi<ref>{{cita web|url=http://www.basketball-reference.com/players/j/jordami01.html|lingua=en|titolo=Basketball-reference: Michael Jordan}}</ref>. Non riuscendo tuttavia a rivincere il torneo [[NCAA]]. Dopo aver vinto il premio [[Naismith College Player of the Year]], il [[John R. Wooden Award]] e l'[[Adolph Rupp Trophy]] nel [[1984]] decide di lasciare con un anno di anticipo il college per dichiararsi eleggibile al [[Draft NBA 1984]]. Jordan tornò comunque all'università per conseguire la laurea nel [[1986]]<ref>Morris, Mike. "The Legend: A Highlight-Reel History of the NBA's Greatest Player". ''Michael Jordan: The Ultimate Career Tribute''. Bannockburn, IL: H&S Media, 1999. pg. 67.</ref>.
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=== L'arrivo nella NBA ===
Jordan viene scelto dai [[Chicago Bulls]] come terza scelta assoluta nel primo giro del ''[[draft]]'' [[National Basketball Association|NBA]] del [[1984]], dietro [[Hakeem Olajuwon]] e [[Sam Bowie]].
 
Il fatto che Jordan non sia stato la prima scelta assoluta, col senno di poi, può apparire un incredibile errore da parte degli scout NBA. Tuttavia questa situazione non deve stupire: altri fuoriclasse, come [[Larry Bird]] o [[Kobe Bryant]] hanno avuto una sorte simile ed il ''draft'' del [[1984]] è generalmente considerato il più ricco di tutta la storia dell'[[National Basketball Association|NBA]], comprendendo un numero impressionante di future stelle, fra i quali è doveroso ricordare [[Charles Barkley]] (5ª scelta assoluta) e [[John Stockton]] (16ª scelta), oltre ai già citati. Tradizionalmente le squadre NBA privilegiano la scelta di [[centro (pallacanestro)|centri]] rispetto a [[guardia (pallacanestro)|guardie]] o [[ala (pallacanestro)|ali]], seguendo alla lettera la frase del mitico allenatore di [[UCLA]], [[John Wooden]] che diceva ''"Nel basket si può insegnare tutto meno che l'altezza"''.
 
In tal senso, la prima scelta assoluta nel ''draft'' di [[Hakeem Olajuwon]], un centro dal talento cristallino, e probabilmente più affermato di Jordan a livello universitario, fu considerata una decisione assolutamente logica e condivisa dall'intera critica. Inoltre, Olajuwon si rivelò un centro dominante e guidò i suoi Rockets a due titoli consecutivi.
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Meno condivisa la scelta dei [[Portland Trail Blazers]] di ''chiamare'' [[Sam Bowie]] come numero 2. Tuttavia è necessario chiarire che Sam Bowie era considerato un centro di enorme talento con un curriculum NCAA di altissimo profilo, e che molti critici ritengono che le sue alterne fortune in campo professionistico siano soprattutto da imputare all'incredibile serie di infortuni che lo perseguitarono, fra cui quattro consecutivi nei primi due anni di professionismo. Non è poi da escludere che il fatto di essere quotidianamente comparato a talenti del calibro di Jordan, Olajuwon o Barkley e di sentirsi costantemente rinfacciare i grandi traguardi conseguiti da questi campioni, tanto da vedersi rapidamente appiccicare addosso il crudele nomignolo di ''bust'' ("fallimento", "bidone"), abbia avuto un impatto fortemente negativo sul rendimento di un giocatore che, comunque, ha giocato nell'NBA per undici anni con statistiche di buon livello.
 
Inoltre, per giustificare almeno in parte la scelta di [[Portland]], è doveroso ricordare come al ''draft'' dell'anno precedente questa franchigia avesse scelto [[Clyde Drexler]], praticamente pariruolo di Jordan ed a sua volta considerato uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi, tanto da essere incluso nel [[Naismith Memorial Basketball Hall of Fame]].
 
Infine va considerato che molti critici nutrissero dei dubbi sul fatto che lo stile di gioco di Michael Jordan, basato sulla velocità e l'esplosività fisica, potesse avere un impatto vincente anche a livello NBA, dove avrebbe incontrato giocatori atleticamente e tecnicamente molto più dotati che non nel torneo [[NCAA]].
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Il suo esordio in campionato avviene contro i [[Washington Bullets]] (guarda caso proprio la squadra che, con il nome di [[Washington Wizards]], è stata l'ultima squadra di Michael Jordan). In quella partita mette a segno ben 16 punti e porta Chicago alla prima di tante vittorie che si susseguiranno negli anni a venire. Il talento e gli sforzi di Jordan vengono premiati con la convocazione per la partita delle stelle nel mese di febbraio, l'[[NBA All-Star Game]], e dopo pochi mesi viene premiato come [[NBA Rookie of the Year Award|matricola dell'anno]].<ref name="nbah"/>
 
La seconda stagione con i [[Chicago Bulls|Bulls]], però, non la inizia nemmeno: il [[25 ottobre]] [[1985]] si infortuna alla caviglia durante una partita di ''preseason'' contro i [[Golden State Warriors]]. Per Jordan sono cinque mesi di stop.
 
Il [[14 marzo]] [[1986]] rientra sul [[parquet]] con 18 partite di ''regular season'' ancora da disputare. Questa scelta ha luogo dopo una certa disputa fra Jordan e la dirigenza dei Bulls che preferirebbe perdere qualche partita in più in modo da ottenere maggiori chance di avere un'altra scelta alta al draft dell'anno a seguire. D'altra parte, dopo tutte le aspettative accese nel pubblico l'anno precedente, Jordan smania dal desiderio di dimostrare le sue capacità ancora una volta e con un finale di stagione regolare trascina i Bulls ai [[play-off]].
 
Nella post-season ottiene un risultato incredibile, un record tuttora imbattuto che da solo vale la stagione: segna 63 punti contro i [[Boston Celtics]] di [[Larry Bird]], che esclamerà a fine partita: ''"Penso sia Dio travestito da Michael Jordan"''; resterà la miglior prestazione di sempre quanto a punti segnati in una gara di play-off<ref name="nbagod"/>.
 
L'estate del [[1986]] è l'inizio del nuovo corso dei [[Chicago Bulls]], e la nuova squadra inizia a prendere forma attorno a Jordan, sempre più leader.
 
Il terzo campionato [[National Basketball Association|NBA]] è quello della conferma per Jordan, che per la prima volta vince la classifica marcatori, con 37,1 punti di media a partita<ref name="dbb">[http://www.databasebasketball.com/players/playerpage.htm?ilkid=JORDAMI01 Michael Jordan entry], databasebasketball.com, [[16 gennaio]] [[2007]].</ref>. Il ruolino di marcia di Jordan è assolutamente incredibile: nelle 82 partite della stagione regolare, 77 volte Jordan è il miglior realizzatore della sua squadra, per due volte segna 61 punti, per otto volte supera i 50, per addirittura trentasette volte ne mette 40 o più. Supera la soglia dei tremila punti in una sola stagione (3041), segnando il 35% dei punti totali della squadra.
 
Tutto questo, però, non deve distogliere l'attenzione dalla grandissima applicazione in difesa, spesso trascurata. È il primo giocatore della storia a concludere un campionato con almeno 200 palle recuperate e 100 stoppate. Queste saranno le cifre che faranno ottenere a Jordan il titolo di [[NBA Defensive Player of the Year Award]], per il [[1988]].
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Nel [[National Basketball Association 1987-1988|1987-1988]], durante una partita disputata contro gli [[Utah Jazz]] a [[Salt Lake City]], Jordan schiaccia in testa a [[John Stockton]] (alto "solo" 185&nbsp;cm). Un tifoso nel parterre si alza in piedi e urla sdegnato a Jordan di provare a schiacciare in testa ad un avversario della sua stessa altezza. Nell'azione successiva, Jordan schiaccia in testa al mastodontico [[Mel Turpin]] (211&nbsp;cm, 13 più di Jordan) e si rivolge al tifoso con un'occhiata divertita per sapere se era grosso abbastanza.<ref>[http://www.youtube.com/watch?v=YBfIeHgL04o MJ dunk vs Stockton and Turpin]</ref>
 
Durante le edizioni del [[1987]] e del [[1988]] dell'[[NBA All-Star Game]] vince alla grande lo [[Slam Dunk Contest]], la gara delle schiacciate, e viene consacrato con il soprannome ''Air'' per la sua grandiosa capacità di volare a canestro e restare in aria, suggellata da una storica schiacciata staccando dalla linea del tiro libero.
 
Negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] diviene un idolo ed il suo nome e la sua immagine diventano popolarissimi. In poco tempo, diviene una sorta di "[[Re Mida]]" della [[pallacanestro]], siglando contratti favolosi con marche di ogni tipo, tra le quali la [[Nike, Inc.|Nike]], che gli dedica prima una serie di scarpe e poi addirittura una linea completa di vestiario. Apre un ristorante a [[Chicago]], dove si riserva una sala isolata per poter mangiare senza essere assediato dai fan. Anche il valore complessivo dei Bulls cresce in maniera inimmaginabile: passa da 16 a 120 milioni di dollari.
 
Tuttavia, non tutti gli appassionati e addetti ai lavori sono ancora pienamente convinti del suo assoluto valore: per molti è uno dei tanti atleti dotati di talento che però non saranno mai vincenti perché troppo solisti. In quegli anni quindi, non c'è ancora unanimità sul fatto che Michael sia il miglior giocatore del momento, e molti ancora gli preferiscono [[Magic Johnson]] che riesce a condurre i suoi [[Los Angeles Lakers]] ad un'impresa che nell'NBA non riusciva da ben 19 anni: ovvero, vincere il titolo due volte consecutivamente.
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In realtà, questa idea che a volte emerge di un Michael solista è dovuta al fatto di avere compagni di squadra non all'altezza di giocare con lui: ciò lo porta a volte a intraprendere più iniziative del normale, ma solo in vista del bene della squadra e non della glorificazione personale. Infatti, i suoi [[Chicago Bulls]] crescono anno dopo anno finché alla fine del decennio cominciano ad essere considerati uno dei top team della Lega, anche perché gradualmente vengono aggiunti alla rosa dei Bulls nuovi giocatori che ne completano le lacune. Su tutti, nel draft del [[1987]] verrà preso [[Scottie Pippen]], che avrà una capacità di evoluzione tecnica diventando una delle [[ala piccola|ali piccole]] più forti di sempre.
 
Sulla loro strada c'è però una delle compagnie più forti di sempre: i [[Detroit Pistons]] di [[Isiah Thomas]], [[Joe Dumars]] e [[Dennis Rodman]], i cosiddetti ''Bad Boys'' per il loro modo maschio di affrontare le gare, specialmente le più decisive. Abbinato a valori individuali notevoli ed un amalgama di squadra ferreo, diventano una formazione troppo dura da superare per chiunque, e, se concedono ai [[Los Angeles Lakers]] la loro prima finale ([[1988]]), li surclasseranno l'anno successivo nella rivincita (4-0 nelle finali) e ripeteranno subito il ''back-to-back'' appena realizzato dai [[california]]ni.
 
Michael Jordan se li ritrova nella [[Midwest Division]], e quindi li affronta nelle finali della [[NBA Eastern Conference|Eastern Conference]]; dopo avergli già cozzato contro un paio di volte, il [[1990]] sembra l'anno buono: arrivati in gara-7 a [[Detroit]] (che ha un miglior score in regular season), finisce 93-74 per i "Pistoni" con partita già chiusa nei primi minuti e l'aneddoto di Jordan che spacca una sedia al rientro negli spogliatoi nell'intervallo per esprimere la rabbia sullo scarso rendimento se non impegno dei propri compagni. Il disappunto di Michael è aumentato dal fatto che con molti giocatori di [[Detroit]] vive una rivalità anche extra-sportiva, con continui frecciate nelle interviste anche con riferimenti extra-cestistici.
 
Al di là degli scetticismi, e nonostante non fosse ancora riuscito ad arrivare nemmeno ad una finale assoluta NBA, tuttavia alcuni già considerano Jordan il più forte cestista di tutti i tempi: difatti, il suo gioco, elettrizzante da un punto di vista spettacolare, rasenta la perfezione anche su un piano tecnico, e in molti si fa strada la convinzione che non sia possibile giocare meglio.
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La vera consacrazione di Michael come dominatore assoluto del basket mondiale, arriva all'inizio degli [[anni 1990|anni novanta]], quando i Bulls raggiungono un livello di gioco che coniuga un mix esplosivo di talento, creatività e spettacolo uniti al sacrificio e alla dedizione verso la fase difensiva del gioco, illuminati da Jordan che gioca una pallacanestro a livelli ineguagliabili, rasente il limite della perfezione mai vista prima e mai più rivista da nessun giocatore dopo di lui.
 
In tre anni, nel [[1991]] contro i [[Los Angeles Lakers]] di [[Magic Johnson]] e [[James Worthy]], nel [[1992]] contro i [[Portland Trail Blazers]] di [[Clyde Drexler]] e nel [[1993]] contro i [[Phoenix Suns]] di [[Charles Barkley]], [[Kevin Johnson]] e [[Dan Majerle]], i [[Chicago Bulls]] vincono tre titoli NBA in fila, realizzando il cosiddetto ''[[three-peat]]'' (gioco di parole traducibile più o meno come tri-petizione che fonde il numero "three" e il termine "repeat") riuscito solo ad altre 2 squadre nella storia della [[National Basketball Association|NBA]].
 
Nei [[play-off]], ed in particolare nelle finali, Michael è semplicemente inarrestabile, polverizzando un record dietro l'altro (su tutti quello di più alta media realizzativa di punti in una serie di finale con la strabiliante cifra di 40 punti, stabilito nel [[1993]] contro i Phoenix Suns), e vincendo anch'egli tre titoli consecutivi di [[Most Valuable Player|MVP]] delle finali [[National Basketball Association|NBA]] (altro record, in quanto cosa mai riuscita a nessun altro giocatore nella storia della [[National Basketball Association|NBA]] fino ad allora, solo in seguito ([[2000]]/[[2001]]/[[2002]]) [[Shaquille O'Neal]] saprà ripetere tale impresa).
 
Nel [[1991]] la superiorità dei Bulls comincia ad emergere nella seconda parte della regular season, tanto che i Bulls sono unanimemente accreditati come una delle favorite per il titolo: [[Detroit]], pur ancora massimamente competitiva, sembra aver esaurito il suo impeto agonistico tanto che per la prima volta colleziona un record di vittorie in stagione inferiore a quello dei Bulls, accumulando nette sconfitte negli scontri diretti. Nuovamente affrontata in Finale di Conference, Chicago surclassa Detroit con un cappotto (4-0) che spingerà i "Pistoni" ad abbandonare il campo qualche secondo prima della fine di gara-4 per non poter sopportare una tale umiliazione.
 
Ad Ovest c'è [[Portland]] con il miglior record in regular season, ma è battuta nella Finale della [[NBA Western Conference|Western Conference]] dagli esperti [[Los Angeles Lakers]]: la finalissima sarà Michael contro Magic, il meglio che questo sport potesse offrire. Pagato lo scotto dell'inesperienza in gara-1, vinta all'ultimo secondo dai Lakers, in gara-2 i Bulls, capitanati da Jordan, esprimono tutto il loro potenziale e travolgono i Lakers con il maggiore distacco in una Finale NBA.
 
Nel [[1992]] molti sono gli scettici riguardo ad una riconferma dei Bulls come squadra al vertice, ritenendo il successo dell'anno prima come il massimo sforzo fatto dal grande campione per arrivare finalmente ad un titolo. Ma già dall'inizio la stagione regolare è dominata dai Bulls, più carichi e motivati che mai e con il solito rendimento mostruoso di Jordan; all'arrivo dei playoff si pensa che sia difficile strappargli anche una sola partita. Gli unici che possono pensare ad insidiarli sono i Portland Trailblazers di [[Clyde Drexler]], considerato il diretto rivale di Jordan sia perché ritenuto il miglior giocatore della Lega professionistica al di fuori di lui, sia perché riveste il suo stesso ruolo che interpreta tra l'altro in maniera analoga. Tuttavia sulla strada dei Bulls c'è un ostacolo imprevisto: al secondo turno dei playoff ad Est arriva una squadra emergente, i [[New York Knicks]] del nuovo allenatore [[Pat Riley]]. Si tratta di una squadra che vede la presenza di un solo grande giocatore, il centro [[Patrick Ewing]], ma che ricalca il modo di giocare duro dei [[Detroit Pistons]] di qualche anno prima, che tante difficoltà aveva creato ai Bulls. Michael e i suoi sono costretti a giocarsi tutto in gara-7, quando con il senno di poi, si deciderà un pezzo della storia di questo sport. Vinceranno senza troppe difficoltà e d'ora in poi non avranno grossi ostacoli verso la conquista del loro ''back-to-back'' (ormai una tradizione) nonostante concedano 2 gare in ciascuna delle serie contro [[Cleveland]] e [[Portland]] in Finale.
 
Il suo scontro diretto con Drexler viene deciso fin dalle prime battute: nella gara-1 delle Finali andrà a riposo nell'intervallo del primo tempo con l'incredibile score personale di 35 punti, cui contribuisce una entusiasmante serie di 6 canestri consecutivi da 3 punti, conditi da altre giocate mozzafiato. A seguito dell'ennesimo canestro da tre, rimane famosa un'occhiata di Jordan che alza le spalle come a dire ''"che ci posso fare? Entrano tutte..."''. Il pubblico del [[Chicago Stadium]] è in delirio e in ogni angolo del pianeta che guarda l'NBA si salta sulle sedie; anche in [[Italia]], nonostante fossero le 3 di notte. Dopo la vittoria dei Bulls in gara-6 Drexler disse: "''All'inizio della serie pensavo che Michael avesse 2000 mosse diverse. Mi sbagliavo. Ne ha 3000''."
Le finali del [[1993]] presentano una variante sul tema: esplode il fenomeno [[Charles Barkley]] che, passato in estate da [[Philadelphia 76ers]] ai Phoenix Suns per ambire ai massimi traguardi, disputa una stagione eccezionale conducendo il suo team al miglior record nella stagione regolare, superando anche i Bulls che sembrano leggermente appagati. La critica elegge Barkley MVP, quale miglior giocatore della regular season, osando "ignorare" Jordan che comunque si mantiene ai suoi livelli; nonostante l'eccezionale performance di Barkley, per molti suona come un tentativo di contrastare con il domino assoluto in tutti i campi, anche mediatico, di Jordan e dei suoi Bulls. La resa dei conti sarà nella Finalissima, cui giungono entrambe le squadre e che risulterà la più equilibrata tra quelle del primo ''[[three-peat]]''.
 
Con i Bulls in vantaggio 3-2, si ritorna in Arizona per le sfide decisive: gara-6 sarà al solito molto combattuta e si arriva all'ultimo possesso con i Bulls palla in mano e sotto di 2 punti. Un eventuale gara-7 li vedrà giocarsi il titolo in una partita secca giocata fuori casa. Jordan è stato l'autore di tutti i 9 punti finora effettuati dai Bulls nel 4º quarto ma, contro abitudine, non si incarica del tiro; raddoppiato dalla difesa di [[Phoenix Suns|Phoenix]] trova la lucidità, l'umiltà e la fiducia di affidare la palla a [[Scottie Pippen]], il quale vede sotto canestro smarcato Horace Grant, il quale potrebbe comodamente appoggiare per il pareggio. Tuttavia costui è in profondissima crisi di gioco, avendo segnato in due partite la miseria di 2 punti e avendo poco prima sbagliato diverse conclusioni facili. la palla è quindi repentinamente ceduta a [[John Paxson]], appostato sull'arco da 3 punti, per il tiro che varrà non solo il pareggio ma la vittoria della partita e della serie: è il 3º titolo consecutivo. Michael dirà: "''questa vittoria mi pone su un piano diverso rispetto a Magic e Bird''". Una situazione analoga si ripeterà in futuro, con [[Steve Kerr]] nei panni di [[John Paxson]].
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Il padre di Jordan, James, venne assassinato nel [[1993]]. Di ritorno dal funerale di un amico, decise di fermarsi sul bordo di un'autostrada interstatale nella [[Carolina del Nord]] per riposarsi un po'. Mentre stava dormendo, due criminali locali si fermarono, lo uccisero e rubarono la sua [[Lexus]], che gli era stata regalata proprio da Michael. Gli autori del fatto furono rapidamente rintracciati poiché avevano effettuato alcune chiamate con il [[telefono cellulare]] della vittima<ref>{{cita web|url=http://select.nytimes.com/search/restricted/article?res=F00616F93B580C718EDDA10894DB494D81|titolo=THE NATION; "So Many Criminals Trip Themselves Up"|accesso=09-06-2010|opera=The New York Times|cognome=Mitchell|nome=Alison|data=22-08-1993}}.</ref>.
 
Il [[6 ottobre]] [[1993]], in una conferenza stampa sovraffollata di giornalisti, Michael comunica alla Lega e al mondo la sofferta decisione di lasciare la [[pallacanestro]]. Le sue parole sono: ''"Ho perso ogni motivazione. Nel gioco del basket non ho più nulla da dimostrare: è il momento migliore per me per smettere. Ho vinto tutto quello che si poteva vincere. Tornare? Forse, ma ora penso alla famiglia."''
 
Insieme alla perdita degli stimoli, è la morte del padre ad incidere sulla difficile decisione presa da Michael.<ref>{{cita web|http://partners.nytimes.com/library/sports/basketball/041194bkn-jordan.html|A Humbled Jordan Learns New Truths"|09-06-2010|opera=The New York Times|data=11-04-1994|cognome=Berkow|nome=Ira}}.</ref> James Jordan era stato un grande appoggio per il figlio, che gli era profondamente affezionato, e lo aveva sempre incitato, anche se avrebbe preferito vederlo giocare a [[baseball]], il suo sport preferito.
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Il mondo del basket è stravolto da questa decisione, e di colpo si ritrova senza il suo uomo simbolo. Più di tutti, sono i suoi milioni di fans in tutto il mondo a sentirsi all'improvviso orfani di ciò che aveva incarnato i loro sogni e le loro ambizioni, di un giocatore che era qualcosa di più di un giocatore, ''"trasformando la pallacanestro in una forma d'arte"''. Ciò porta anche ad atteggiamenti paradossali fra i più giovani: alcuni si presentano ai campi da gioco con il segno del lutto sulla canottiera. Evitando facili censure, si può concepire come la presa di coscienza che con il suo ritiro moriva tutto ciò che egli aveva incarnato, giacché nessun altro ne avrebbe potuto ripercorrere le gesta. Non era solo un fatto tecnico: Michael Jordan è stato il primo "atleta globale", cioè capace di canalizzare da solo l'attenzione di fans di tutto il mondo superando i confini di nazionalità, cultura, tradizioni sportive locali. Nell'ammirazione delle sue imprese ci si sentiva parte del respiro del mondo.
 
Il [[9 settembre]] [[1994]], un anno dopo il suo ritiro, gioca un'ultima volta al [[Chicago Stadium]], prossimo alla demolizione, in una partita di [[beneficenza]] organizzata da [[Scottie Pippen]], uno dei compagni di squadra "storici" e grande amico. Nel nuovo impianto, lo [[United Center]], viene tenuta qualche giorno dopo la cerimonia ufficiale d'addio del giocatore, con il ritiro della maglia numero 23.
 
Davanti al nuovo stadio della "città del vento" viene posta una grande statua di Jordan impegnato in una schiacciata con una targa con le parole: ''"The best there ever was, the best there ever will be"'', ovvero "il migliore che ci sia mai stato, il migliore che mai ci sarà".
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}}
 
''"Voglio dimostrare di poter primeggiare anche in un'altra disciplina"''. Con queste parole, e sempre per la devozione verso il defunto padre, Jordan tenta la carriera nel [[baseball]] professionistico, sognata fin da ragazzo. L'amore del padre appena scomparso per questo [[sport]] fu probabilmente la motivazione più forte che spinse Jordan a ritirarsi dalla [[pallacanestro]] per dedicarsi alla sua nuova carriera.<ref name="Michael Jordan A Tribute">[http://sportsillustrated.cnn.com/basketball/nba/1999/jordan_retires/news/1999/01/12/jordan_legacy/ Michael Jordan A Tribute], sportillustrated.cnn.com, [[7 marzo]] [[2007]]</ref>
 
Nel febbraio 1994 firma un contratto da [[free agent]] con i [[Chicago White Sox]]; il 31 marzo viene ingaggiato dai Birmingham Barons, seconda squadra dei [[Chicago White Sox]] impegnata nelle [[Minor League Baseball|Minor League]]
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Nonostante la grande aspettativa del pubblico nei confronti del campione, Jordan ottiene risultati abbastanza modesti. Con i Barons disputa 127 partite<ref name=baseball>{{cita web|url=http://sportsillustrated.cnn.com/basketball/nba/news/1999/01/11/jordan_chronology/|lingua=en|titolo=Michael Jordan Chronology|editore=[[Sports Illustrated]]|accesso=5 gennaio 2012}}</ref> ed ottiene una media di battuta di 20,2% con 3 [[home run]], 51 [[punti battuti a casa]], 30 basi rubate (quinto nella Southern League a pari merito) e 11 [[Errore (baseball)|errori]].<ref name="Michael Jordan A Tribute"/>
 
I risultati modesti fecero salire la pressione di giornalisti e tifosi che, aspettandosi qualcosa in più dall'ex-superstar [[National Basketball Association|NBA]], iniziarono a criticare Jordan, ipotizzando anche che il suo ingaggio fosse più dovuto ad un fattore pubblicitario che ad altro.
 
Tra il settembre ed il novembre 1994 gioca 35 incontri con gli Scottsdale Scorpions in Arizona Fall League; tiene una media di battuta del 25,2%.<ref name=baseball/> Continua poi ad allenarsi con i [[Chicago White Sox]] fino al marzo 1995.<ref name=baseball/>
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=== ''"I'm back"'': il ritorno ===
Milioni di tifosi in tutto il mondo iniziano a sperare concretamente in un suo ritorno quando viene diffusa la notizia che Jordan si è allenato per due giorni consecutivi con i [[Chicago Bulls|Bulls]]. La [[ESPN]], la più importante rete televisiva sportiva statunitense, interrompe tutti i programmi per dare la notizia di un suo possibile ritorno. La [[Nike, Inc.|Nike]], sponsor storico di Jordan, invia 40 paia di scarpe targate ''[[Air Jordan]]'' ai [[Chicago Bulls|Bulls]].
 
È il [[18 marzo]] [[1995]] quando, alle 11:40, viene diramato un breve comunicato: ''"Michael Jordan ha informato i [[Chicago Bulls|Bulls]] di aver interrotto il suo volontario ritiro di 17 mesi. Esordirà domenica a [[Indianapolis]] contro gli [[Indiana Pacers]]."''
 
Bastano queste poche parole per scatenare un delirio tra i tifosi, non solo quelli di [[Chicago]]. Il giorno dopo Michael Jordan si presenta a una conferenza stampa, ancora una volta superaffollata, con poche ma efficaci parole: ''"I'm back"'' ("Sono tornato")<ref name="nbah"/>.
 
Come ulteriore segno di cambiamento, Michael sceglie di usare al posto del mitico numero 23 sulla maglia il 45, numero che aveva quando giocava a baseball da piccolo, e suo reale numero preferito. Ritornerà in seguito a usare il numero 23, inizialmente non utilizzato anche perché ritirato dalla squadra di Chicago.
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In quella che seguirà, la stagione [[National Basketball Association 1995-1996|1995-1996]], Jordan è di nuovo protagonista assoluto e i [[Chicago Bulls]] ottengono un'altra stagione superlativa.
 
La squadra fa segnare un record assoluto nella [[National Basketball Association|NBA]]: sono la prima formazione nella storia della [[National Basketball Association|NBA]] a superare la soglia delle 70 vittorie nella ''regular season'', vincendo ben 72 partite su 82, un risultato senza precedenti<ref>[http://www.nba.com/history/toptenteams_index.html Le 10 più grandi squadre della storia del NBA], nba.com/history, [[6 marzo]] [[2007]].</ref>. Con una ''line-up'' composta da Jordan, [[Ron Harper]], [[Scottie Pippen]], [[Dennis Rodman]] e [[Luc Longley]], nonché probabilmente la miglior panchina della Lega, soprattutto grazie a [[Steve Kerr]] e [[Toni Kukoč]], i Bulls migliorarono tantissimo rispetto alla stagione precedente, passando da un record di 47-35 a 72-10. Jordan vinse il suo ottavo titolo di marcatore e [[Dennis Rodman|Rodman]] il suo quinto consecutivo da rimbalzista, mentre [[Steve Kerr|Kerr]] guidò la Lega nel tiro da tre punti. Jordan ottenne la cosiddetta ''Triple Crown'', la prestigiosa e quasi impossibile impresa dei tre premi come [[Most Valuable Player|MVP]]: infatti in questa stessa stagione Michael è [[NBA All-Star Game|MVP dell'All Star Game]], [[NBA Most Valuable Player Award|MVP della stagione regolare]] e [[Bill Russell NBA Finals Most Valuable Player Award|MVP delle finali]]<ref name="nba.combio" />, vinte contro i [[Seattle SuperSonics]]. Il manager [[Jerry Krause]] fu il "dirigente dell'anno", [[Phil Jackson|Jackson]] vinse il suo primo premio come [[NBA Coach of the Year Award|allenatore dell'anno]] e [[Toni Kukoč|Kukoč]] fu il [[NBA Sixth Man of the Year Award|sesto uomo dell'anno]]. Sia [[Scottie Pippen]] che Michael Jordan furono parte dell'All-NBA First Team e gli stessi due insieme a [[Dennis Rodman]] fecero parte anche dell'All-Defensive First Team. La squadra trionfò contro [[Gary Payton]], [[Shawn Kemp]] e i loro [[Seattle SuperSonics]] vincendo il quarto titolo.
 
Per molti critici della pallacanestro si tratta della più forte squadra nella storia NBA; nasce l'idea di un campione e di una squadra invincibili che scatena un fenomeno mediatico senza precedenti: la pressione è tale che i Bulls nelle loro trasferte devono viaggiare scortati e, nella prenotazione degli alberghi, sono costretti a riservarsi l'intero edificio per sfuggire all'assedio dei fans. L'NBA, sempre preoccupata che qualche suo membro catalizzi troppa attenzione rispetto al contesto generale, cerca rimedi e convince [[Magic Johnson]] a fare ritorno sul campo dopo quasi 4 anni dal suo ritiro dal basket avvenuto ai Giochi olimpici di Barcellona e quasi 5 da quelli dai campi NBA. Questo avverrà, ma la non completa competitività dell'ormai anziano Magic non può realizzare appieno le aspettative della dirigenza della Lega professionistica che sembra ormai secondaria rispetto ad una sua parte: i Chicago Bulls, appunto, se non ad un suo singolo giocatore.
 
La stagione [[National Basketball Association 1996-1997|1996-1997]] è ancora una stagione-record: i [[Chicago Bulls|Bulls]] ottengono un record di vittorie-sconfitte di 69-13<ref name="1996-97">[http://www.databasebasketball.com/teams/teamscores.htm?tm=CHI&yr=1996&lg=n Chicago Bulls 1996–97 Game Log and Scores], databasebasketball.com, [[16 gennaio]] [[2007]].</ref>. Ancora una volta, i [[play-off]] vedono i "tori" di [[Chicago]] protagonisti, e nelle finali arriva il quinto titolo dopo la vittoria in finale contro gli [[Utah Jazz]] di [[Karl Malone]] e [[John Stockton]].
 
''Air'' guida la squadra durante la stagione [[National Basketball Association 1997-1998|1997-1998]] che, anche se non emozionante come le precedenti, è comunque abbastanza convincente. Dopo una ''regular season'' non all'altezza delle due precedenti, i [[Chicago Bulls]] ritrovano lo smalto nei [[play-off]] e raggiungono nuovamente le finali, dove incontrano gli [[Utah Jazz]] per il secondo anno consecutivo, uscenti da un'agevole finale di Conference vinta con un secco 4-0 contro i [[Los Angeles Lakers]]. Arriva così il sesto titolo per Jordan, suggellato da una palla rubata dalle mani di Karl Malone e dallo splendido tiro proprio di MJ a 6,6 secondi dalla fine della sesta gara delle finali, giocata a [[Salt Lake City]], entrato di diritto nella storia della [[pallacanestro]]: è il secondo ''[[three-peat]]'' per Michael e i [[Chicago Bulls]].
 
È il suo saluto di congedo dalla [[National Basketball Association|NBA]], anche se nessuno ancora lo sa. Poco tempo dopo la finale annuncia il suo secondo, e a detta di tutti definitivo, ritiro. Si dedica al suo secondo [[sport]] preferito, il [[golf]], ed alla gestione dei [[Washington Wizards]].<ref>Sandomir, Richard. [http://select.nytimes.com/search/restricted/article?res=F00E15F83E590C738EDDA80894D8404482 Jordan Sheds Uniform for Suit as a Wizards Owner], [[20 gennaio]] [[2000]].</ref>
 
=== Il secondo ritorno: i Washington Wizards ===
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Incredibile è l'interesse mediatico che si produce intorno al suo ritorno sul campo, e i Wizards diventano in un lampo una delle squadre più seguite dell'intera [[National Basketball Association|NBA]].
 
Durante le due stagioni nella nuova squadra, Jordan percepisce un compenso simbolico di un milione di dollari, devoluto interamente in [[beneficenza]] alle famiglie delle vittime degli attentati terroristici dell'[[11 settembre 2001]].<ref>[http://www.nba.com/wizards/news/WSEedfund_011016.html Pollin Establishes Education Fund], nba.com, [[9 settembre]] [[2002]].</ref><ref>[http://select.nytimes.com/search/restricted/article?res=FB0A10FB385E0C758EDDA00894D9404482 News Summary], ''The New York Times'', [[26 settembre]] [[2001]].</ref> Nonostante l'età, 38 anni, ed un [[infortunio]] che lo tiene fuori per parte della stagione [[National Basketball Association 2001-2002|2001-2002]], partecipa naturalmente al suo 14º [[NBA All-Star Game|All-Star Game]], a [[Filadelfia (Pennsylvania)|Filadelfia]], dove riesce come sempre a creare spettacolo, con la sua classe e il suo talento. La sua prima stagione come Wizards finisce comunque con una media di 22,9 punti a partita<ref name="nbah"/>.
 
Nella stagione [[National Basketball Association 2002-2003|2002-2003]] ottiene una media di 20 punti a partita<ref name="nbah"/> e partecipa ancora una volta, l'ultima, all'[[NBA All-Star Game|All-Star Game]], ad [[Atlanta]], dove l'intera manifestazione viene organizzata per essere un tributo a MJ. Le divise della partita delle stelle furono fatte a copia delle divise dell'[[NBA All-Star Game|All-Star Game]] del [[1988]] di [[Chicago]], nel quale Michael fu eletto per la prima volta [[Most Valuable Player|MVP]], e nell'intervallo il tributo al più grande di sempre, si realizzò sulle note di ''Hero'', cantate da [[Mariah Carey]], vestita per l'occasione con un abito che rappresentava insieme la maglia n°23 dei [[Washington Wizards]] e quella dei [[Chicago Bulls]]. Ripresa la partita, a circa tre secondi dalla fine, riesce a segnare un tiro in ''[[fade-away]]'' che sembrerebbe regalare la competizione alla squadra dell'Est; tuttavia, un fallo su [[Kobe Bryant]] effettuato da [[Jermaine O'Neal]] all'ultimo secondo riesce a ribaltare la situazione e tutto si conclude in una vittoria di 155 a 145 per l'Ovest, dopo un doppio [[overtime]].
 
Nel corso della stagione, Jordan diventa il giocatore più anziano (38 anni) dell'NBA a segnare più di 40 punti in una partita, mettendone a segno 51 contro gli [[Charlotte Hornets]] il [[29 dicembre]] [[2001]]<ref>[http://www.basketball-reference.com/boxscores/200112290WAS.html basketball-reference.com]</ref> e 45 contro i [[New Jersey Nets]] il [[31 dicembre]] [[2001]]<ref>[http://www.basketball-reference.com/boxscores/200112310WAS.html basketball-reference.com]</ref>. Nonostante i suoi sforzi, però, Jordan non riesce a coinvolgere fino in fondo i compagni ed a formare un gruppo valido né nella stagione 2001-02 né in quella seguente, non riuscendo a portare i [[Washington Wizards]] ai [[play-off]]. Questo a dispetto della presenza di numerosi giovani di talento come [[Richard Hamilton (cestista)|Richard Hamilton]] (scambiato per [[Jerry Stackhouse]] ad inizio stagione 2002-03) il quale farà poi fortuna con i Detroit Pistons o come [[Larry Hughes]] finito poi fuori rotazione.
 
Il [[21 febbraio]] [[2003]] realizza 43 punti contro i [[New Jersey Nets]], divenendo l'unico giocatore con più di 40 anni ad aver realizzato più di 40 punti in un incontro NBA<ref>[http://bleacherreport.com/articles/634841-michael-jordans-ten-greatest-games-as-a-40-year-old/page/11 bleacherreport.com]</ref>. Verso la fine della stagione 2002-03 Jordan viene addirittura isolato da alcuni compagni i quali cominciano a trovare opprimenti i suoi metodi di allenamento e gestione della squadra. Queste stesse motivazioni saranno alla base del suo licenziamento in qualità di presidente da parte del proprietario [[Abe Pollin]].
Le ultime partite di ''Air'' in giro per le arene della [[National Basketball Association|NBA]] diventano momenti per i fan avversari di dare un ultimo grande saluto al Jordan giocatore, prima passando dalla sua [[Chicago]], per l'ultima partita nel "suo" [[United Center]], per arrivare a [[Filadelfia (Pennsylvania)|Filadelfia]], da [[Allen Iverson]], alla 82<sup>a</sup> partita di stagione regolare, dove si potrà assistere all'ultima sua schiacciata e all'ultimo tiro della sua carriera: un tiro libero che gli farà raggiungere i 20 punti di media in stagione.
 
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=== La carriera fuori dal parquet ===
Alla fine dell'[[ottobre]] [[2004]], [[Giorgio Armani]] ha contattato MJ per cercare di convincerlo a venire a giocare in [[Italia]], nella squadra dell'[[Olimpia Milano]], sponsorizzata dal [[2004]] proprio dal celebre stilista, ottenendo, però, un nulla di fatto.
 
Nel [[2006]] il desiderio di Michael di dirigere una franchigia [[National Basketball Association|NBA]] si avvera. Infatti durante le Finali NBA, arriva l'annuncio che Jordan sarà il nuovo general manager dei giovani [[Charlotte Bobcats]], franchigia della "sua" [[Carolina del Nord]].
 
A [[dicembre]] [[2007]] MJ torna sul parquet disputando un allenamento<ref>[http://www.basketcentral.it/news/usa/nba/michael_jordan_torna_campo.html Michael Jordan torna in campo]</ref> con i suoi Bobcats allo scopo di risollevare il morale della squadra dopo 10 sconfitte in 12 partite. Jordan ha comunque escluso categoricamente la possibilità di un suo ennesimo ritorno in campo.
 
Nell'[[aprile]] [[2009]] è stato eletto nel [[Naismith Memorial Basketball Hall of Fame]] (insieme a [[John Stockton]], [[David Robinson]], [[Jerry Sloan]] e [[C. Vivian Stringer]]), dove è stato introdotto ufficialmente nel [[settembre]] dello stesso anno.
 
Il 19 marzo 2010 Michael Jordan acquista il club [[Charlotte Bobcats]] (con la partecipazione dell'amico [[rap]]per Nelly) per 275 milioni di dollari e ne diventa il nuovo proprietario.
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== Merchandising ==
[[File:Air Jordan.gif|thumb|200px|Il logo della [[Air Jordan]]]]
Gli atleti professionisti sono stati a lungo associati nell'opinione comune al ''[[merchandising]]'' e alle promozioni commerciali e Jordan ha dimostrato un grande talento quando si arriva al fattore commerciale.
 
È celebre per il suo esteso lavoro commerciale per compagnie quali la [[Nike, Inc.|Nike]], con il brand dedicato ''[[Air Jordan]]''. Nato inizialmente per la sola produzione di scarpe, creando un modello nuovo ogni anno, indossato dal giocatore nel corso della stagione, già dal suo primo anno da professionista, grazie all'enorme successo globale ed il richiamo generato ha portato nel tempo l'azienda ad espandere la linea anche a magliette, felpe, pantaloncini, anche non solo prettamente per il parquet, ma anche per la vita di tutti i giorni, dando vita ad una vera e propria sottomarca. La linea ed il suo successo proseguono tuttora, anche dopo il ritiro di MJ.