Delio Cantimori: differenze tra le versioni
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== Biografia ==
Delio Cantimori fu il primogenito dei tre figli di Carlo e Silvia Sintini. Dal [[1919]] al [[1922]] frequentò il ginnasio e il primo anno di [[Liceo classico]] a [[Ravenna]] e concluse il percorso liceale al [[Liceo ginnasio Giovan Battista Morgagni]] di [[Forlì]], conseguendovi la maturità nel [[1924]]. Nel novembre di quello stesso anno vinse il concorso per allievo interno alla [[Scuola Normale Superiore]] di [[Pisa]], iscrivendosi alla facoltà di lettere e filosofia. Cantimori vi stabilì duraturi rapporti di amicizia con molti normalisti e professori, tra i quali [[Aldo Capitini]], [[Umberto Segre]] e il [[Giovanni Gentile|gentiliano]] [[Giuseppe Saitta]], suo insegnante di storia della filosofia.
Dal [[mazzinianesimo]] familiare, Cantimori aderì in questi anni a un [[fascismo]] di impronta [[Repubblicanesimo|repubblicana]] e [[anticlericale]], rappresentate dal mensile, fondata da Saitta e [[Leandro Arpinati]], «Vita Nova», al quale collaborò dal [[1927]] al [[1932]]. Il fascismo [[Corporativismo|corporativista]] gli appariva la sintesi tra le due estreme esigenze del [[comunismo]] e della [[Reazione (politica)|reazione]], e lo [[Stato]] [[Autoritarismo|autoritario]] fascista, considerato [[rivoluzionario]] in quanto [[Anticapitalismo|anti-capitalista]], era visto essere il coronamento della vicenda [[risorgimentale]] italiana, secondo le tesi svolte da Gentile, da [[Gioacchino Volpe|Volpe]] e dal Saitta.
Si [[laurea|laureò]] il
Nel [[1929]] vinse il concorso per la [[cattedra]] di storia e filosofia per i licei e divenne insegnante al [[liceo classico]] Dettòri di [[Cagliari]], dove ha, tra i suoi allievi, il futuro [[romanziere]] [[Giuseppe Dessì]]. Nel [[1931]] prende la seconda laurea in [[Letteratura tedesca]] presso l'[[Università di Pisa]], e si trasferì al liceo classico "Ugo Foscolo" di [[Pavia]]. Ottenuta una [[borsa di studio]], si trasferì a [[Basilea]] per studiarvi [[teologia]] all'[[Università di Basilea|Università]], dove conobbe tra gli altri il teologo [[protestantesimo|protestante]] [[Karl Barth]]. Tornò in Italia nel luglio del [[1932]] e, grazie a un'altra borsa di studio, nel [[1933]] partì per un soggiorno di un anno in Svizzera, in Austria, in Germania, in Polonia e in Inghilterra, raccogliendo molto materiale documentario per il suo progetto di uno studio sugli [[eretici]] italiani del Cinquecento.
Nel 1934 [[Giovanni Gentile]] gli offrì il posto di assistente all'[[Istituto Italiano di Studi Germanici]] di [[Roma]], come redattore della rivista dell'Istituto e direttore della [[biblioteca]]. Nel 1936 pubblicò per ''Sansoni'' una serie di scritti di [[Carl Schmitt]], aperti da un suo saggio, titolandoli "Principi politici del nazionalsocialismo".
Nel 1939 vince il concorso alla cattedra di [[Storia Moderna]] alla [[Facoltà di Magistero]] dell'università di [[Messina]]; nel 1940 infine torna alla Normale chiamato da Gentile.
Verso la fine degli anni trenta si avvicina al [[Partito Comunista Italiano]], anche per l'influenza della moglie [[Emma Mezzomonti]], militante comunista. Interrotto l'insegnamento nel periodo della [[Repubblica di Salò]], riprende il suo posto alla Normale nel [[1944]], con la nomina di [[Luigi Russo]] a direttore della Scuola. Nel [[1948]] si iscrive al PCI, da cui esce nel [[1956]] in seguito ai [[Rivoluzione ungherese del 1956|fatti d'Ungheria]]. In questo periodo è [[consulente]] editoriale per [[Einaudi]], scrive sul "[[Il Politecnico (rivista)|Politecnico]]" e su "[[Società (rivista)|Società]]". Tra il [[1951]] e il [[1952]] traduce con la moglie il primo libro del ''[[Il Capitale|Capitale]]'' di [[Karl Marx]]. Dopo l'uscita dal PCI i suoi interessi si allontanano dall'attualità e si orientano di nuovo allo studio del [[XVI secolo|Cinquecento]].
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*''Storici e storia'', Einaudi, 1971
*''Giacobini italiani'' (con Renzo De Felice), Laterza, 1964
*''Tre saggi su Jünger, Moeller van den Bruck, Schmitt'', Settimo Sigillo, 1985 (scritto
== Note ==
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