Tigrane II: differenze tra le versioni

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==L'invasione dell'Impero Parto==
Alla morte di [[Mitridate II di Partia]], nell'[[88 a.C.]], Tigrane approfittò della confusione del suo alleato, per riappropriarsi delle terre cedute come riscatto e per espandere ulteriormente il suo regno con l'annessione del [[Gordiene]] e di parte della Mesopotamia, riportando sotto il dominio armeno quello che un tempo era il territorio dell'antica Urartu.
L'esercito armeno si spinse fino nella Media superiore mettendo sotto assedio la sua capitale, [[Ecbatana]], in cui Tigrane aveva vissuto come ostaggio.
 
La gloria di Tigrane raggiunse l'apice quando venne invitato ad [[Antiochia di Siria|Antiochia]] nell'[[83 a.C.]] per ricevere la corona della dinastia [[Seleucide]].
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{{Vedi anche|Terza guerra mitridatica}}
 
Le sorti del regno di Tigrane furono legate al suo scontro con Roma, come conseguenza del suo appoggio a suo suocero Mitridate. Nonostante l'armistizio tra quest'ultimo e [[Lucio Cornelio Silla|Silla]] nell'[[84 a.C.]], il governatore romano dell'Asia, Murena, rinnovò le ostilità. Il generale romano [[Lucio Licinio Lucullo]] giunse in Asia con un imponente esercito appoggiato dalla flotta, e costrinse Mitridate, tradito dai suoi generali e dai suoi stessi figli, a trovare rifugio alla corte di Tigrane.
 
Alla richiesta di consegnare Mitridate, Tigrane sembra che abbia risposto "''Se accettassi di consegnare il padre di mia moglie il mondo intero e la mia coscienza mi condannerebbero''".
 
La scelta di appoggiare Mitridate portò allo scontro con Roma. Il territorio dell'impero Parto venne preso dai Romani e saccheggiato, le fiorenti città di [[Eraclea Pontica|Eraclea]] ed [[Amiso]] vennero rase al suolo, poi le truppe di Roma marciarono alla volta di Tigranocerta.
Nonostante Tigrane cercasse di ritardare l'avanzata nemica, uno dei suoi generali, Mihrbarzan, a capo di una divisione di fanteria e 3.000 cavalieri, venne sconfitto da una avanguardia dei romani al comando di Sestello. Alla notizia della disfatta, Tigrane fuggì al nord lasciando a Tigranocerta mogli e figli. Nel frattempo Sestello prese la città ed il palazzo reale.
Ma la guerra non era ancora finita, Tigrane disponeva ancora di enormi mezzi in denaro e uomini, attestandosi sul fianco settentrionale del [[monte Tauro]], riorganizzò e rinforzo il proprio esercito. In suo aiuto giunsero i re di Adiabene, Albania, Atropatene ed Iberia, ed alcuni capi arabi.
 
Raccogliendo così un esercito di 100.000 uomini, Tigrane si diresse verso Tigranocerta per riconquistare il suo trono. Il [[6 ottobre]] del [[69 a.C.]] alla [[battaglia di Tigranocerta]] Lucullo sconfisse l'esercito armeno ed i suoi alleati costringendo il re Tigrane il Grande alla fuga.
 
Dopo aver inseguito Tigrane per tutto l'inverno, Lucullo si scontrò con Tigrane e Mitridate nei pressi dell'antica capitale armena Artaxata, ma la [[battaglia di Artaxata]] non ebbe esiti decisivi per nessuna delle due parti. Il generale romano rinunciò al progetto di impossessarsi del nord del regno e tornò verso sud conquistando [[Nisibis]], capitale della [[Migdonia]], governata dal fratello di Tigrane, Guras. Dopo otto anni di campagna in Armenia, Lucullo non riuscì mai a sconfiggere definitivamente Tigrane ed i suoi alleati, e fu per questo sostituito da [[Gneo Pompeo Magno|Pompeo]] nel [[66 a.C.]].
 
==La sconfitta==
Dopo essersi alleato con uno dei figli di Tigrane II, anch'egli chiamato Tigrane, e con suo suocero, il re Parto [[Fraate III]], Pompeo attaccò nuovamente l'antica capitale Artaxata per sconfiggere Tigrane.
Pompeo mise in rotta l'esercito di Mitridate ma Tigrane sconfisse a sua volta l'esercito di suo figlio, costringendolo a cercare rifugio nell'accampamento romano. A questo punto la scelta di Tigrane, ormai ultrasettantenne, di arrendersi portò alla fine del conflitto e alla perdita di tutte le conquiste del regno armeno sotto la sua guida. [[Gneo Pompeo]] trattò generosamente il vecchio re, a patto che costui rinunciasse alla Siria e all'Asia minore, e pagasse un riscatto di 6.000 talenti d'argento. Nel patto c'era anche il riconoscimento di suo figlio Tigrane come re di Sofene, ma quest'ultimo non poté mai salire al trono perché, scoperto a tramare contro suo padre con i Parti, fu portato in catene a Roma insieme alla moglie ed ai suoi figli.
Tigrane II il Grande continuò a regnare sull'Armenia fino alla sua morte come suddito di Roma, e a lui succedette suo figlio [[Artavaside II]].
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;Fonti sotriografiche moderne:
*Chahin, M. ''The Kingdom of Armenia''. New York, Dorset Press. (1991) ISBN 0-88029-609-7
*Frye, Richard N. ''The History of Ancient Iran''. München (1980), Beck. ISBN 3-406-09397-3
*Lang, David Marshall (1980) ''Armenia. Cradle of Civilisation.'' 1st Edition, London, George Allen & Unwin, (1970) ISBN 0-04-956009-3
*Gurzadyan, V. G. and Vardanian, R., ''Halley's comet of 87 BC on the coins of Armenian king Tigranes?'', Astronomy & Geophysics (Journal of The Royal Astronomical Society, London), Vol. 45 (August 4, 2004), p.4.06, 2004.[http://www.arxiv.org/abs/physics/0405073 http://www.arxiv.org/abs/physics/0405073].
*{{cita libro | autore=L. Fezzi | titolo=Il tribuno Clodio | editore=Laterza | città=Roma-Bari | anno=2008 }}