Metatesto: differenze tra le versioni

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==Struttura del metatesto==
Quando il metatesto viene modellizzato, bisogna tenere conto dell'[[invariante]] semantica del prototesto, ossia di tutti gli elementi comuni alla [[cultura]] emittente e alla cultura ricevente. Popovič afferma che "in rapporto al prototesto, il metatesto, tende a essere il trasferimento del nucleo invariante del suo significato"<ref name="popovic"> {{cita libro|nome = Anton|cognome=Popovič|titolo=La [[scienza della traduzione]]. Aspetti metodologici. La comunicazione traduttiva|anno=2006|editore=Hoepli||ISBN = ISBN 88-203-3511-5}}</ref>.
Tale trasferimento può essere diretto, e si tratterebbe della traduzione vera e propria, o indiretto, cioè la sostituzione. Popovič sostiene inoltre che "senza l'esistenza dell'invariante fra testi non potremmo parlare di [[cambiamenti traduttivi]]"<ref name="popovic" />.
È variante solo la parte della traduzione che è soggetta a modifiche (omissioni, aggiunte). Quando il [[traduttore]] deve produrre un metatesto, deve individuare l'elemento invariante all'interno del prototesto, mantenerlo e riprodurlo nel metatesto. Quando il traduttore attua la ricodifica dei vari livelli di testo, deve cercare di eseguirla in modo completo, pur mettendo sempre in conto l'esistenza di un [[residuo comunicativo]]. In generale il traduttore focalizza il suo lavoro solo su un livello testuale, volontariamente o non; si parla di livello [[dominante]] della traduzione. Secondo Popovič, la traduzione ideale deve essere a livello di testo e deve conservare al meglio le informazioni invarianti. Quando queste cambiano, si ha anche un cambiamento stilistico che però non deve essere tale da venire respinto dalla cultura ricevente