Sutta Piṭaka: differenze tra le versioni

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Il '''''Sutta Piṭaka''''' ([[lingua pāli|pāli]]; [[lingua sanscrita|sanscrito]]: सूत्र पिटक ''Sūtra Piṭaka'') è la seconda grande categoria di [[Canone buddhista|testi canonici]] [[Buddhismo|buddhisti]] contenuti nel [[Canone pāli]]. Secondo la tradizione del [[Buddhismobuddhismo Theravāda]] costituisce la collezione degli insegnamenti elargiti dal [[Buddha]] Sakyamuni e dai suoi più eminenti discepoli alla [[sangha|comunità dei monaci buddhisti]] o ai laici che gli rivolsero inviti ad insegnare o quesiti da rispondere.
 
Il ''Sutta Piṭaka'' è il secondo dei tradizionali "[[tipiṭaka|tre canestri]]" che costituiscono il ''corpus'' dottrinale della scuola [[buddhismo|buddhista]] [[theravāda]] in lingua [[pāli]], essendo il primo il ''[[Vinaya]] Piṭaka'', il ''"canestro della disciplina (monastica)"'', e il terzo lo ''[[Abhidhamma]] Piṭaka'', il ''"canestro della dottrina ulteriore"''.
 
La prima versione del ''Sutta Piṭaka'' fu stabilita, secondo tutti i canoni antichi noti<ref>Il ''Sutta Piṭaka'' non rappresenta l'unica raccolta canonica dei discorsi del Buddhabuddha Shakyamuni, nel [[Canone buddhista cinese]] (nello ''[[Āhánbù]]'') sono conservate diverse antiche raccolte di analoghi insegnamenti che conservano, tuttavia, anche delle importanti differenze con quelli riportati in questa raccolta. Cfr. Kogen Mizuno ''Buddhist sutras, Origin, Development, Transmission'', Tokyo, Kosei Publishing, 1995. ISBN 4-333-01028-4</ref>, nel corso del primo [[concili buddhisti|concilio buddhista]] di [[Rājagaha]]<ref>«Il generale consenso degli studiosi rivolto al primo concilio afferma quasi all'unanimità che i resoconti canonici sono se non altro fortemente esagerati e, nella peggiore delle ipotesi, pura invenzione. Su scala ridotta si può presumere con tranquillità che parecchie delle persone vicine al Buddha si riunirono dopo la sua morte per riflettere sulla propria sorte futura nel clima religioso indiano, ma l'autenticità dell'evento drammatico presentato nel canone è fortemente discutibile.» Charles S. Prebish ''Concili buddhisti'', in ''Enciclopedia delle Religioni''. Milano, Jaca Book, 2006 pag.189.</ref>, tenuto pochi mesi dopo la scomparsa del [[Buddha]], e fu tramandato oralmente per oltre tre secoli prima di essere fissato in forma scritta nell'isola di [[Sri Lanka]]<ref>La prima testimonianza esplicita della redazione scritta integrale del canone buddhista è contenuta nella cronaca singalese del ''[[Mahāvaṃsa]]'', la quale però riferisce della prima edizione scritta del canone ''nello [[Sri Lanka]]''. Alcuni studiosi ritengono probabile che siano esistite altrove redazioni scritte più antiche di questa, verosimilmente composte nell'era dell'imperatore [[India|indiano]] [[Aśoka]]. Così ad es. Amulyachandra Sen in "Asoka's edicts", Calcutta, 1956, citato in K. Lal Hazra a pag. 107. Inoltre, ci è giunta un'opera [[Mahāyāna]], il ''Manjusrimulakalpa'', del VII secolo d.C., che sostiene che il ''Tipitaka'' sia stato messo per iscritto durante il regno di Udayin, figlio del re Ajatasatu, anche se questa fonte non è ritenuta storicamente attendibile.</ref>.
 
Il ''Sutta Piṭaka'' è oggi così strutturato: