Il talento di mister Ripley: differenze tra le versioni

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Freddie Miles, un vecchio amico di Dickie, appartenente allo stesso ceto, incontra Ripley in quello che pensa essere l'appartamento di Dickie. Egli capisce che c'è qualcosa che non va, i suoi sospetti sono rafforzati da un colloquio con la portiera del palazzo che gli assicura che "il sig. Greenleaf è in casa" mentre egli ha potuto constatare che nell'alloggio c'è solo Tom. Miles torna da Ripley per chiedergli spiegazioni ma Tom, che ha origliato, sentendo il colloquio tra la portiera e Freddie, lo colpisce, uccidendolo, con un pesante portacenere appena l'altro mette piede in casa. In seguito abbandona il corpo privo di vita nei dintorni di Roma, facendo sì che la polizia pensi che sia stato ucciso da qualcuno che voleva derubarlo.
 
Da questo momento Ripley inizia un audace gioco a rimpiattino con la polizia, il padre di Dickie e Marge, facendo credere che Dickie sia ancora vivo, inviando lettere ai genitori ed alla ragazza e scambiando le identità sue e di Dickie. Finché, tornato a Napoli, decide che il rischio si sia fatto troppo elevato, abbandona le fattezze di Dickie tornando ad essere definitivamente Tom Ripley e stabilendosi a [[Venezia]]. Marge, il padre di Dickie ed un detective privato, da lui ingaggiato per indagare sulla scomparsa del figlio, incontrano Ripley, che riesce a suggerire a tutti che Dickie soffrisse di [[disturbo depressivo|depressione]] e che probabilmente potrebbe essersi suicidato. Marge, nonostante la riluttanza di Tom, si stabilisce per un certo periodo nell’appartamento di Ripley, e qui scopre alcuni anelli appartenenti a Dickie, da cui lui non si staccava mai, e che Ripley aveva conservato ed usato considerandoli quasi un lasciapassare per entrare nel ricco mondo frequentato da Dickie. Ripley viene preso dal panico e per un lungo istante pensa di uccidere anche la ragazza che sospetta abbia compreso la verità. Ma si tranquillizza e rinuncia al suo piano omicida, quando, dopo aver raccontato a Marge che Dickie gli aveva regalato gli anelli poco prima di scomparire, lei si convince ancora di più che questa sia un’altra prova delle intenzioni suicide di Dickie
Finalmente Ripley può intraprendere un viaggio in [[Grecia]], da lungo sognato, sempre attanagliato dall’ansia che la polizia o il detective private possano scoprire la verità e lo arrestino da un momento all’altro. Al suo arrivo ad [[Atene]], invece scopre che la famiglia Greenleaf ha accettato l’idea che Dickie sia morto, e che abbia lasciato Ripley erede delle sue fortune (grazie ad un falso testamento stilato da Tom con la macchina da scrivere di Dickie).
Il libro si conclude con un Ripley ormai ricco ed apparentemente felice, ma suggerendo che egli sarà per sempre vittima della [[paranoia]] costante che i suoi delitti vengano prima o poi scoperti. In uno dei paragrafi finali, lui, vedendo alcuni poliziotti di pattuglia, immagina nervosamente che stiano cercando lui per arrestarlo, e Highsmith lascia il suo protagonista chiedendo: “… Avrebbe visto poliziotti in attesa in ogni porto dove fosse sbarcato?"