Redvers Buller: differenze tra le versioni

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Comandante in capo, nella fase iniziale della [[seconda guerra boera]], delle Forze dell'[[Impero britannico]] impegnate in [[Africa del Sud]] nel [[dicembre]] [[1899]].
 
Dopo una brillante carriera e notevoli dimostrazioni di capacità militari, di energia e di coraggio individuale, e dopo essere stato per molti anni il principale luogotenente del [[feldmaresciallo]] sir [[Garnet Wolseley]], comandante in capo dell'[[British Army|Esercito britannico]], Redvers Buller non riuscì a compiere con successo la sua missione più importante in Africa del Sud, anche a causa degli errori politici e militari compiuti dai suoi predecessori, e subì alcuni gravi insuccessi iniziali ([[battaglia di Colenso]]) che portarono alla sua sostituzione alla testa delle forze britanniche, con il feldmaresciallo [[Frederick Roberts|Roberts]] (grande avversario di Wolseley nella guerra delle fazioni che dilaniava l'esercito inglese di fine ottocento).
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Fu, tuttavia, durante la [[guerra anglo-zulu|guerra zulu]] del [[1879]] che Redvers Buller acquisì fama e prestigio di rilievo nazionale, come ufficiale preparato, fisicamente coraggioso, impavido e particolarmente esperto di guerra africana<ref>I. Knight, ''Zulu war 1879'', p.15.</ref>. Buller, ora [[tenente colonnello]], ebbe il comando delle truppe montate reclutate in parte anche nelle popolazioni [[Boeri|boere]] e inquadrate nella colonna del generale [[Evelyn Wood]]; alla [[battaglia di Hlobane]] (terminata con una sconfitta britannica) Buller diede grande prova di tenacia e di valore guadagnandosi la massima onorificenza dell'[[Impero Britannico]], la [[Victoria Cross]], per la sua coraggiosa condotta durante la ritirata delle forze inglesi<ref>I. Knight, ''Zulu war 1879'', pp. 60-66.</ref>.<br />
Il tenente colonnello ebbe ancora parte di rilievo alla successiva [[battaglia di Kambula]] e, soprattutto, nell'energico e vittorioso inseguimento, da parte della fanteria montata, del nemico sconfitto<ref>I. Knight, ''Zulu war 1879'', pp. 69-85.</ref>. Nel [[giugno]] [[1879]] Buller fu ancora presente, alla testa delle sue truppe a cavallo, alla decisiva vittoria di [[Battaglia di Ulundi|Ulundi]].
 
Nel [[1881]], durante la [[prima guerra boera]], Buller era il capo di Stato maggiore del generale Wood, incaricato in un primo momento di guidare le forze inglesi inviate in Africa del Sud dopo le sconfitte iniziali, tuttavia, la campagna venne presto interrotta per scelta della dirigenza politica. Nel [[1882]], durante la breve e vittoriosa [[Battaglia di Tell al-Kebir|guerra anglo-egiziana]], Buller fece invece parte dello stato maggiore del comandante in capo generale Wolseley, avendo modo così di rafforzare i suoi legami con l'abile e influente ufficiale e assumendo un ruolo sempre più importante all'interno della cosiddetta "fazione africana", in quel momento dominante all'interno dell'Esercito britannico<ref>D.Featherstone, ''Tel El-Kebir, 1882'', p. 25.</ref>.
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Ancor prima dell'arrivo del corpo di spedizione guidato da Buller, costituito da tre divisioni di fanteria (al comando dei generali Methuen, Clery e Gatacre<ref>T.Pakenham, ''La guerra anglo-boera'', pp. 202-203.</ref>) e da una divisione di cavalleria (comandata dal generale [[John French|French]]), la situazione britannica in Africa del Sud si era pericolosamente deteriorata: l'imprudente strategia del generale White (alla testa delle forze imperiali già stanziate in Natal) aveva causato, dopo alcuni effimeri successi locali, una grave sconfitta e il conseguente assedio delle forze inglesi bloccate dentro [[Ladysmith]]<ref>T.Pakenham, ''La guerra anglo-boera'', pp. 178-191.</ref>. La colonia del Capo, nel frattempo, praticamente sprovvista di truppe, aveva subito una vera invasione boera e le importanti città di [[Kimberley (Sudafrica)|Kimberley]] e [[Mafeking]] erano ugualmente sotto assedio.
 
Queste gravi notizie consigliarono a Buller (giunto al [[Città del Capo|Capo]] il [[1º novembre]] [[1899]]) una prima grave e forse errata decisione: egli decise quindi la divisione del suo corpo di spedizione per liberare contemporaneamente Kimberley, con la divisione rinforzata del generale Methuen e con la cavalleria di French, e di portarsi personalmente in Natal per guidare, con quattro brigate di fanteria, la marcia per sbloccare Ladysmith e il generale White, rimasto anch'egli dentro la città assediata<ref>T.Pakenham, ''La guerra anglo-boera'', pp. 194-206.</ref>.
 
=== Ripetuti fallimenti ===
Mentre i generali Methuen e Gatacre conducevano i loro reparti nella colonia del Capo, dove sarebbero presto andati incontro ad alcune inaspettate e umilianti sconfitte (battaglie di [[Battaglia di Stormberg|Stormberg]] e di [[<!----Battaglia di ----->Magersfontein|Magersfontein]])<ref>T.Pakenham, ''La guerra anglo-boera'', pp. 244-250.</ref>, Buller quindi si portò in Natal e in un primo momento sembrò galvanizzare le truppe e i comandanti con il suo prestigio e la sua personalità<ref>T.Pakenham, ''La guerra anglo-boera'', p. 254.</ref>. La realtà si dimostrò tuttavia molto difficile: il nemico, guidato dall'abile generale [[Louis Botha|Botha]], era saldamente trincerato sulla linea del fiume [[Tugela]] e si appoggiava ad un aspro terreno montuoso ideale per condurre una battaglia difensiva a protezione dell'assedio di Ladysmith<ref>T.Pakenham, ''La guerra anglo-boera'', p. 262.</ref>.
 
Il primo tentativo di Buller di sfondare la linea del Tugela, sferrato a [[Battaglia di Colenso|Colenso]] il [[15 dicembre]] [[1899]], condotto malamente, ando incontro ad un grave fallimento causato da errori dei comandi subordinati ma anche da deficienze tattiche delle truppe, impreparate alla nuova guerra moderna basata sul fuoco di fucileria a distanza e sull'artiglieria<ref>T.Pakenham, ''La guerra anglo-boera'', pp. 271- 288.</ref>. Di fronte alla sconfitta, Buller, forse logorato dalla frustrante situazione trovata in Africa e anche dalla lotta tra le fazioni esplosa tra gli ufficiali del suo esercito, ebbe un grave cedimento morale, comunicando immediatamente a [[Londra]] la necessità di grandi rinforzi e anche proponendo, in attesa delle nuove truppe, di ripiegare più a sud, abbandonando a se stessi Ladysmith, il generale White e i suoi 13.000 soldati di guarnigione<ref>T.Pakenham, ''La guerra anglo-boera'', pp. 288-291.</ref>.
 
La notizia della sconfitta e poi le improvvide richieste e proposte di Buller, esplosero a Londra scatenando enormi polemiche e fornendo l'occasione a Lansdowne e a Roberts di screditare il generale (dipinto come debole, incerto e incapace) e di proporre la sua immediata sostituzione nel comando supremo in Africa del Sud<ref>T.Pakenham, ''La guerra anglo-boera'', pp. 292-296.</ref>. Nonostante la resistenza di Wolseley, Lansdowne appoggiato all'interno del [[Robert Gascoyne-Cecil, III marchese di Salisbury|governo Salisbury]] dall'influente [[Arthur Balfour]]<ref>T.Pakenham, ''La guerra anglo-boera'', pp. 296-297.</ref>, riuscì nel suo intento: già il [[23 dicembre]] [[1899]], Lord Roberts partiva da [[Southampton]] per raggiungere il Capo e assumere il comando supremo, mentre veniva stabilito l'invio di un secondo corpo d'armata di rinforzo con quattro nuove divisioni di fanteria (generali Warren, Kelly-Kenny, Tucker e Colvile)<ref>T.Pakenham, ''La guerra anglo-boera'', p. 304.</ref>.
 
Buller, difeso da Wolseley e anche dalla regina [[Regina Vittoria|Vittoria]]<ref>T.Pakenham, ''La guerra anglo-boera'', p. 302.</ref>, pur perdendo il comando supremo, venne mantenuto alla testa delle forze campali in Natal incaricate di liberare Ladysmith anche con il concorso della nuova divisione in arrivo del generale Warren; nel frattempo Roberts, coadiuvato dall'energico generale [[Horatio Kitchener|Kitchener]], avrebbe organizzato una nuova imponente massa di manovra per marciare irresistibilmente fin nel cuore delle Repubbliche Boere<ref>T.Pakenham, ''La guerra anglo-boera'', pp. 373-376.</ref>.
 
Nel mese di [[gennaio]] [[1900]], quindi, il generale Buller, dopo l'arrivo dei rinforzi, fece un nuovo tentativo di liberare Ladysmith con un'ampia manovra di aggiramento delle linee del Tugela; sfortunatamente fu una nuova e ancor più dura sconfitta ([[Battaglia di Spion Kop]]), causata in parte dall'inettitudine del generale Warren, ma anche da carenze di controllo e di comando dello stesso Buller<ref>T.Pakenham, ''La guerra anglo-boera'', pp. 346-368.</ref>. Seguirono nuove pesanti critiche da parte di politici e generali dell' ''entourage'' di Roberts (al generale venne anche affibbiato il nomignolo di "Reverse" - rovescio - Buller, con un gioco di parole con il suo nome<ref>T.Pakenham, ''La guerra anglo-boera'', p. 305.</ref>), ulteriormente rafforzate da un insuccesso anche nel terzo tentativo di sbloccare Ladysmith verificatosi alla fine di gennaio alla [[battaglia di Vaal Kranz]]<ref name="T.Pakenham, p. 369">T.Pakenham, ''La guerra anglo-boera'', p. 369.</ref>.
 
Il "generale Caronte" (altro soprannome ironico assegnato a Buller da truppa e generali<ref name="T.Pakenham, p. 369"/>) riportò indietro le sue forze battute, ma, non demoralizzato, iniziò a pianificare una nuova manovra strategica, basata sulle precedenti umilianti esperienze, per liberare finalmente la esasperata e sfibrata guarnigione di Ladysmith.
 
=== Liberazione di Ladysmith e ultime vittorie ===
Dopo questi ripetuti insuccessi, Buller finalmente iniziò un nuovo ciclo di operazioni il [[14 febbraio]] [[1900]] (mentre nel frattempo procedeva favorevolmente oltre l'[[Orange (fiume)|Orange]] l'imponente avanzata della massiccia forza di spedizione guidata personalmente da Lord Roberts), organizzando una metodica offensiva in più fasi per conquistare le posizioni dominanti boere e liberare finalmente Ladysmith<ref>T.Pakenham, ''La guerra anglo-boera'', pp. 414-415.</ref>.
[[File:The Relief of Ladysmith by John Henry Frederick Bacon.jpg|thumb|left|250px|Il momento della [[Assedio di Ladysmith|liberazione di Ladysmith]]; stretta di mano tra il maggiore [[Hubert Gough]], della cavalleria di Buller, e il generale [[George Stuart White|George White]], comandante della guarnigione assediata.]]
Nella circostanza Buller mostrò di aver appreso le dolorose lezioni delle precedenti battaglie; migliorò il coordinamento tra i reparti e le tattiche d'attacco della fanteria, riorganizzò l'impiego dell'artiglieria e selezionò meglio i comandi (tra cui si distinsero i generali [[Neville Lyttelton|Lyttelton]] e Hildyard)<ref>T.Pakenham, ''La guerra anglo-boera'', p. 415.</ref>. Il generale diresse quindi gli scontri con efficacia, lentamente ma con ordine, organizzando prima la conquista delle colline sulla sponda meridionale del Tugela e quindi, non senza difficoltà e perdite, sloggiando progressivamente le forze boere dalle altura dominanti sulla sponda settentrionale del fiume<ref>T.Pakenham, ''La guerra anglo-boera'', pp. 416-420.</ref>.
 
Dopo oltre dieci giorni di scontri ([[Battaglia delle alture del Tugela]]), finalmente le forze di Buller sbucarono in campo aperto e costrinsero alla ritirata le forze di Botha; l'assedio di Ladysmith venne rotto il [[27 febbraio]] [[1900]] (nello stesso giorno della grande vittoria di Roberts a [[Battaglia di Paardeberg|Paardeberg]])<ref>T.Pakenham, ''La guerra anglo-boera'', pp. 427-436.</ref>. Nonostante le reciproche congratulazioni e gli ultimi successi delle truppe di Buller, tra i comandi (White e Hamilton in particolare) e i soldati assediati rimaneva una sorda ostilità verso il generale accusato come principale responsabile della lunghezza dell'assedio (da cui il suo nuovo soprannome irridente di "Sitting Bull"<ref>T.Pakenham, ''La guerra anglo-boera'', p. 543.</ref>)<ref>T.Pakenham, ''La guerra anglo-boera'', pp. 441-444.</ref>.
 
Tra le truppe e anche tra alcuni generali, tuttavia, il prestigio di Buller risalì e nei successivi mesi il generale, mantenuto al comando della forza campale del Natal, si distinse di nuovo alla testa delle sue tre divisioni di fanteria riorganizzate (generali Lyttelton, Hildyard e Clery), conducendo una riuscita campagna nelle regioni nord-orientali del Transvaal<ref>T.Pakenham, ''La guerra anglo-boera'', p. 545.</ref>.
 
Quest'ultima fase del comando di Buller in Africa del Sud ebbe inizio ai primi di [[maggio]] del [[1900]] e venne combattuta con abilità dal generale che fece mostra di una notevole capacità di manovra e di un sicuro impiego delle sue forze; riuscì quindi a superare numerose e difficili posizioni difensive boere sulle colline del [[Biggarsberg]], e sulla imponente catena del [[Drakensberg]]; le sue forze conquistarono la [[Battaglia di Majuba Hill|famigerata Majuba Hill]] e il [[Battaglia di Laing's Nek|Laing's Nek]], ottenendo rilevanti successi tattici con modeste perdite<ref>T.Pakenham, ''La guerra anglo-boera'', pp. 543-545.</ref>.
 
L'avanzata delle forze di Buller continuò quindi senza molte difficoltà a nord del Drakensberg, fino al ricongiungimento con le colonne di Roberts provenienti da [[Pretoria]], avvenuto il [[20 agosto]] a Twyfelaar<ref>T.Pakenham, ''La guerra anglo-boera'', p. 542.</ref>. Alla successiva [[battaglia di Bergendal]] ([[25 agosto]] [[1900]]) contro i resti dell'esercito di Botha, alla presenza di Lord Roberts, furono proprio le truppe di Buller, guidate personalmente dal generale, a ottenere una sonante vittoria e a mettere in rotta il nemico<ref>T.Pakenham, ''La guerra anglo-boera'', pp. 547-548.</ref>.
 
Infine, a [[settembre]] e [[ottobre]], Buller si diresse ancora più a nord concludendo vittoriosamente la sua campagna con la conquista delle impervie alture del [[Mauchberg]] (o Spitzkop, "la porta dell'inferno"), fu una brillante conclusione di una guerra iniziata per il generale in modo disastroso<ref>T.Pakenham, ''La guerra anglo-boera'', p. 549.</ref>.
 
=== Le polemiche degli ultimi anni ===