Collocazione (linguistica): differenze tra le versioni

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{{nota disambigua|la posizione occupata da un singolo volume in una collezione libraria, espressa dalla segnatura|[[Collocazione (biblioteconomia)]]}}
In [[linguistica]] la '''collocazione''' è un particolare tipo di combinazione lessicale, chiamata tecnicamente «''co-occorrenza)''». Il termine deriva dal latino ''collocare'' che vuol dire mettere insieme. Le collocazioni svolgono un'importante ruolo comunicativo, favorendo il passaggio di informazioni nella comunicazione linguistica, soprattutto quella quotidiana, prestandosi al ruolo di mattoncini lessicali prefabbricati con cui comporre il testo<ref>Fabio Rossi e Fabio Ruggiano, ''Scrivere in italiano. Dalla pratica alla teoria'', Carocci, 2013 ISBN 978-88-430-6272-0 (p. 295)</ref>.
 
== Definizione ==
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Dato il legame arbitrario delle collocazioni, ogni lingua farà scelte differenti riguardo ai termini che "co-occorrono" nella formazione delle collocazioni. È questo il motivo per cui spesso i traduttori sono i più attenti e acuti osservatori di tali combinazioni di parole. Si confronti, ad esempio, l'italiano "''sfatare un mito''", con l'inglese "''to explode a myth''". Al contrario, una traduzione piatta, o impropria, delle collocazioni produrrà una resa linguistica sciatta (si veda ancora il caso dell'esempio precedente, qualora l'originale inglese fosse tradotto in italiano come "esplodere un mito" o "far esplodere un mito").
 
La conoscenza delle collocazioni è fondamentale per la [[Competenza linguistica|padronanza di una lingua]]. La mancanza di tale conoscenza avrà come risultato l'elaborazione di [[enunciato|enunciati]] che possono essere grammaticalmente corretti ma carenti sotto l'aspetto della cosiddetta "proprietà di linguaggio": ad esempio, usare "''*un caffè potente''" al posto di "''un caffè forte''". D'altro canto, l'indulgere eccessivamente all'uso di collocazioni, soprattutto attingendo a quelle più abusate, può risultare in un impigrimento della lingua e della verve comunicativa<ref name="S. Novelli"/>. È il caso, ad esempio, di associazioni così stereotipate e usurate da poter essere considerate dei [[tormentoni]], come «folla plaudente, mix esplosivo, vedova inconsolabile, lamiere contorte, criminali incalliti, sforzo spasmodico, svantaggio immeritato, fermo monito, unanime cordoglio, piacevole sorpresa, inutili recriminazioni», ecc.<ref name="S. Novelli">[[Silverio Novelli]], Recensione al ''Dizionario delle collocazioni'' di Paola Tiberii (ed. 2012)</ref>
 
Va infine segnalato che la trasgressione consapevole e lo "scardinamento" delle collocazioni entrano come strumenti manipolativi della lingua che giocano un ruolo nella ricerca del [[registro linguistico]] [[comicità|comico]] e nella [[scrittura creativa]]<ref name="S. Novelli"/>.
 
=== Distinzioni ===
Le collocazioni non vanno confuse con le associazioni libere: ad esempio, "mangiare un panino" è un'associazione libera, in cui panino può essere sostituito con altri lessemi<ref name="F. Faloppa"/> (ottenendo, ad esempio, "mangiare una pizza"); è una collocazione, invece, la combinazione "mangiare a quattro palmenti"<ref name="F. Faloppa"/>.
 
Analogamente, le collocazioni non vanno confuse con le [[frase idiomatica|frasi idiomatiche]]: "mangiare la foglia", ad esempio, non è una collocazione, ma un'espressione idiomatica, in quanto si presenta "irrigidita nella [...] forma e [...] non consente alcuna «espansione»"<ref name="F. Faloppa">Federico Faloppa, [http://www.treccani.it/enciclopedia/collocazioni_(Enciclopedia_dell'Italiano)/ Collocazioni], ''Enciclopedia dell'Italiano'' (2010), [[Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani]]</ref>.
 
== Note ==