Borgo San Lazzaro: differenze tra le versioni

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Era presente nella zona antica sul corso Casale (all’angolo con l’attuale via Deledda) un pilone votivo settecentesco e le incurie nel tempo lo avevano reso molto danneggiato, tanto da non riconoscerne nemmeno più il dipinto se non nelle sue linee essenziali.
 
Il pilone venne inglobato in una casa di modeste dimensioni, acquistata nel [[1860]] dal Sig. Carlo Stefano Gastaudo, che in seguito alla prodigiosa guarigione della figlia, colpita da grave malattia, fece restaurare nel [[1890]]: il dipinto raffigurava un santo in abiti vescovili identificato con [[San Lazzaro dei Mendicanti|San Lazzaro dei lebbrosi]], benedicente, sullo sfondo la rappresentazione della Città di Asti ed ai lati del santo due chiese, identificate erroneamente nel passato con San Lazzaro e [[Santa Maria delle Grazie]] degli [[Agostiniani]]. Nel [[1965]], la casa fu abbattuta per far posto al palazzo che oggi porta il civico 76 di corso Casale, e il dipinto venne recuperato dalla [[Sovrintendenza delle Belle Arti]] e attualmente si trova ancora presso il laboratorio di restauro del Prof. Nicola ad [[Aramengo]].<ref>Fabio Lano, Asti. Dal Borgo San Lazzaro alla struttura storica della città, Createspace IPP, Charleston 2013, p.86-87</ref><references />
 
In seguito all’impossibilità di riavere il dipinto, l’Associazione Borgo San Lazzaro commissionò a Giulio Prasso un nuovo dipinto, posto pochi giorni prima della Corsa del Palio [[1991]] sulla facciata del vecchio oratorio di [[San Domenico Savio]], a perenne ricordo della storia del Borgo San Lazzaro. Questo è un errore storico importante, perché nell’iconografia riconosciuta di San Lazzaro dei lebbrosi il santo non è un vescovo, ma un umile servo colpito da lebbra che si sorregge ad un bastone, con due cani che leccano le sue ferite cercando di alleviarne le sofferenze. Il pilone votivo presente nel borgo invece assomiglierebbe più ad un [[San Martino]] (vescovo) o ancora di più ad un [[Sant’Agostino]] (vescovo), o ad un altro santo che nulla ha a che fare con il San Lazzaro che ha permesso la genesi del borgo di Asti omonimo.