Apprendimento della seconda lingua: differenze tra le versioni

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{{NN|istruzione|novembre 2009}}
L<nowiki>'</nowiki>'''apprendimento della seconda lingua''' (in inglese, ''Second language acquisition'' o SLA, ovvero ''Acquisizione della seconda lingua'') è il processo per cui persone imparano le lingue in aggiunta alla loro lingua nativa; è il termine per qualsiasi lingua appresa dopo la prima infanzia, incluso ciò che è nel tempo la terza o un'ulteriore lingua. La SLA è l'apprendimento di ogni seconda lingua, quella cioè che deve essere appresa e viene spesso definita "lingua obbiettivo" o "[[L2]]" (e lo SLA viene spesso chiamato L2A, per "acquisizione della L2"). Lo studio della SLA viene solitamente considerato parte della linguistica applicata.
 
Il termine "acquisizione" della lingua è diventato comune dopo che [[Stephen Krashen]] distinse un "apprendimento" formale e non costruttivo. Oggi la maggior parte dei pensatori usano "apprendimento delle lingue" e "acquisizione delle lingue" in maniera intercambiabile, a meno che non ci si riferisca direttamente all'opera di Krashen. Comunque l'"acquisizione della seconda lingua" o "SLA" si è cementato come il termine preferito per questa disciplina universitaria.
 
== Descrivere la lingua ==
Gli studiosi possono adottare una prospettiva interlinguistica, esplorando la lingua del discente come sistema linguistico, o possono studiare come la lingua del discente possa essere paragonata alla lingua bersaglio. La ricerca si concentra sulla domanda: "Quali sono le caratteristiche uniche della lingua del discente?"
 
===Analisi degli errori===
Il campo dell'analisi degli errori nello SLA è stato stabilito negli [[anni 1970|anni settanta]] da [[Stephen Pit Corder|S. P. Corder]] e dai colleghi. Uno studio disponibile ampiamente si può trovare nel capitolo 8 di [[#Letture utili e bibliografia|Brown, 2000]]. L'analisi degli errori era un'alternativa all'[[analisi contrastiva]], un approccio influenzato dal [[comportamentismo]] attraverso il quale i linguisti applicati tentavano di usare le distinzioni formali tra la prima e la seconda lingua del discente per prevedere gli errori. L'analisi degli errori ha dimostrato che l'analisi contrastiva era incapace di prevedere una grande maggioranza di errori, anche se i suoi aspetti più di valore sono stati incorporati nello studio dell'[[interferenza linguistica]]. Un risultato chiave sull'analisi degli errori è stato che molti errori vengono prodotti da discenti che fanno deduzioni sbagliate sulle regole della nuova lingua.
 
Gli analisti degli errori cercano di sviluppare una [[tipologia]] di errori, e distinguono tra errori sistematici e sviste, che non lo sono. Un errore può inoltre essere classificato secondo un tipo di base, che può essere:
*[[Errore di omissione|omissivo]]
*[[Errore additivo|additivo]]
*[[Errore di sostituzione|sostitutivo]] o
*collegato con l'[[sintassi|ordine delle parole]].
Possono essere classificati secondo la loro manifestazione: errori ''evidenti'' come "io arrabbiato" sono ovvi anche al di fuori di un [[contesto (linguistica)|contesto]], mentre errori ''nascosti'' sono evidenti solo all'interno di un contesto. Strettamente collegata a questo è la classificazione secondo il ''campo'', la dimensione di un contesto che l'analista deve esaminare, e l'''estensione'', la dimensione dell'enunciato che deve essere modificato per correggere l'errore. Gli errori possono anche essere classificati secondo il livello linguistico:
*errori [[fonologia|fonologici]]
*errori [[sintassi|sintattici]]
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===Interlingua===
Lo studio dell'[[Interlingua (linguistica)|interlingua]] tenta di capire la lingua del discente nella sua peculiarità, come una [[lingua naturale]] con il suo coerente corredo di regole. Gli studiosi dell'interlingua rifiutano, almeno per fini euristici, di considerare la lingua del discente come una semplice versione imperfetta della lingua bersaglio. L'interlingua è forse meglio considerata come un'attitudine verso l'acquisizione linguistica e non come una disciplina distinta. Secondo lo stesso modello, il lavoro interlinguistico è un microcosmo vibrante di [[linguistica]]. È possibile applicare una prospettiva interlinguistica alla pronuncia del discente ([[fonologia]] interlinguistica), ma anche alle norme dell'uso linguistico trovate tra i discenti ([[pragmatica]] interlinguistica).
Descrivendo il modo in cui la lingua del discente si conforma alle norme linguistiche universali, la ricerca interlinguistica ha contribuito ampiamente alla nostra comprensione degli [[universali linguistici]] nel SLA.
 
===Modelli di sviluppo===
Ellis (1994) distingueva tra "ordine" per riferirsi al modello in cui diverse caratteristiche linguistiche vengono acquisite e "sequenza" per denotare il modello in cui una specifica [[caratteristica linguistica]] viene acquisita.
 
====L'acquisizione====
 
Gli studiosi hanno trovato un ordine molto costante nell'acquisizione delle strutture della prima lingua da parte dei bambini e questo ha attirato un grosso interesse da parte di studiosi della SLA. Uno sforzo considerevole è stato dedicato alla prova dell'ipotesi di identità la quale sostiene che l'acquisizione della prima e della seconda lingua avviene allo stesso modo. Questo non è stato confermato, probabilmente perché gli stati cognitivi e affetto dei discenti della seconda lingua sono molto più avanzati. L'ordine di acquisizione nel SLA comunque assomiglia spesso a quelli rinvenuti nell'acquisizione della prima lingua e può avere cause neurologiche comuni.
 
Quasi tutti i discenti iniziano il l'acquisizione con un periodo di silenzio nel quale essi parlano davvero molto poco. Per alcuni questo è un periodo di shock linguistico nel quale si rigetta ciò che non si capisce attivamente della nuova lingua. Comunque la ricerca ha dimostrato che molti discenti silenziosi si attivano in dialoghi interiori a volte chiamati self talk. Benché apparentemente silenziosi, provano importanti frasi di uso comune e unità sintattiche che vengono quindi utilizzate nel periodo successivo del discorso formulaico ma incostante delle caratteristiche. Gli studi più recenti preferiscono vedere l'acquisizione di ogni caratteristica linguistica come un processo graduale e complesso. Altri, per loro volere, non hanno alcun periodo silenzioso e passano direttamente al discorso. Questo discorso, nel quale viene usata una manciata di espressioni di [[routine]] per portare a termine finalità di base, spesso dimostra poco distacco dalla morfosintassi della L2. Infine dà inizio ad una fase più sperimentale dell'acquisizione, nella quale la semantica e la grammatica della lingua bersaglio vengono semplificate e il discente comincia a costruire una vera interlingua.
 
La natura di transizione tra il formulaico e il discorso semplificato è ancora oggetto di dispute. Alcuni, tra cui Krashen, hanno sostenuto che non c'è alcuna relazione cognitiva tra i due e che la transizione è immediata. Pensatori influenzati da teorie recenti del [[lessico]] hanno preferito considerare anche il discorso del [[parlante nativo]] come pesantemente formulaico e interpretano la transizione come un processo di sviluppo graduale di un repertorio più ampio di brani e una comprensione più profonda delle regole che le governano. Alcuni studi hanno sostenuto entrambe le teorie ed è probabile che la relazione dipenda in larga parte dallo [[stile d'apprendimento]] dei singoli discenti.
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Gli studi.
Diversi studi (riveduti da Ellis (1994), pp.&nbsp;96–99) hanno esaminato l'acquisizione di [[pronome|pronomi]] di studenti di varie lingue e hanno dimostrato che cominciano con l'omettere pronomi o con l'usarli indiscriminatamente: per esempio, usando "io" per riferirsi a tutte le persone, poi acquisiscono una singola caratteristica del pronome, spesso la persona, seguita dal numero ed infine dal genere. Non si è riscontrata una grande interferenza dalla prima lingua del discente; sembra che i discenti usino i pronomi interamente sulla base delle loro [[deduzione|deduzioni]] sulla lingua bersaglio.
 
Studi sull'acquisizione dell'ordine delle parole in [[lingua tedesca|tedesco]] hanno mostrato che la maggior parte dei discenti cominciano con un ordine delle parole basato sulla loro lingua nativa, indicando che alcuni aspetti della sintassi dell'interlingua sono influenzati dalla prima lingua del discente, mentre altri no.
 
La ricerca sull'acquisizione delle [[parola|parole]] è riveduta in modo esaustivo da ricercatori e studiosi che hanno fatto ricerche a fondo sulla sequenza d'acquisizione di caratteristiche pragmatiche. In entrambi i campi, sono emersi modelli costanti che sono stati oggetto di considerevole teorizzazione.
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La variazione libera, variazione priva di un ''qualsiasi'' modello determinabile, è essa stessa variabile da un discente all'altro. In un certo grado potrebbe indicare differenti stili di apprendimento e strategie comunicative. È più probabile che discenti che favoriscono strategie comunicative ad alto rischio e uno stile cognitivo diretto ad altro mostrino sostanziale variazione libera, dato che sperimentano liberamente forme diverse.
 
La variazione libera nell'uso della caratteristica di una lingua è considerata un segno che essa non è stata completamente acquisita. Il discente sta ancora cercando di capire quali regole governino l'uso delle forme alternate. Questo tipo di variabilità sembra essere più comune tra i discenti principianti e potrebbe essere completamente assente in quelli più avanzati.
 
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Anche i [[fattori affettivi]] giocano un ruolo importante nella variazione sistematica. Ad esempio, è probabile che discenti in una situazione stressante (come un esame formale) elaborino forme molto meno simili alla lingua bersaglio di quanto farebbero in una collocazione confortevole. Ciò interagisce chiaramente con i fattore sociali, e anche l'atteggiamento verso l'interlocutore e l'argomento trattato giocano un ruolo importante.
 
== Problematiche cognitiviste ==
Lo studio dei fattori esterni al discente in SLA riguarda innanzitutto la domanda: ''Come i discenti ottengono informazioni sulla lingua bersaglio?''. Lo studio si è focalizzato sugli effetti di differenti tipi di input, e sull'impatto del contesto [[Società (sociologia)|sociale]].
 
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===Ricerche sul periodo critico===
Si è dibattuto a lungo su come i bambini acquisiscano la propria lingua nativa e a quale livello ciò debba essere preso in considerazione nei metodi di insegnamento della lingua straniera. Sebbene le prove relative al declino dell'abilità di apprendimento della seconda lingua siano controverse, è convinzione comune che i bambini imparino la seconda lingua facilmente, mentre discenti d'età maggiore raramente raggiungono la piena fluidità nel parlare. Questa supposizione ha dato origine a dei dibattiti sul cosiddetto [[periodo critico]]. Originariamente [[Lenneberg]] tracciò nel [[1967]] il periodo critico per l'apprendimento della lingua nativa.Ci sarebbero anni in cui il nostro cervello è in grado di acquisire grammatiche mentali (2-12 anni)In seguito l'interesse è dirottato verso gli effetti dell'età nell'apprendimento della seconda lingua (SLA). Le teorie sul SLA illustrano i processi d'apprendimento e indicano dei fattori per un possibile periodo critico relativo al SLA, tentando in particolar modo, attraverso lo studio dei meccanismi [[psicologia|psicologici]], di dare spiegazione alle diverse attitudini di bambini e adulti, che intraprendono distinti percorsi di apprendimento. I risultati delle ricerche non sono stati univoci: alcune hanno concluso che i bambini in periodo pre-puberale apprendono la lingua facilmente, altre che il vantaggio spetta ai discenti d'età maggiore, mentre altre ancora si sono focalizzate sull'esistenza o meno di un periodo critico per il SLA. Studi recenti hanno riconosciuto che certi aspetti del SLA possono essere influenzati dall'età, mentre altri rimangono indipendenti da essa. L'obiettivo di questo studio è di verificare se la capacità di imparare nuovi vocaboli decresce con l'avanzare dell'età o meno.
 
Prima di prendere in esame degli studi empirici può essere utile rivedere le principali teorie sul SLA e le loro conclusioni circa le differenze nell'apprendimento dovute all'età del discente. Le teorie di Penfield e Roberts (1959) e di Lenneberg (1967), le più riduzioniste, sono fondate su studi su danni cerebrali: dei bambini che riportano lesioni prima della pubertà generalmente ristabiliscono e continuano a sviluppare le capacità di linguaggio, mentre è raro che degli adulti si rimettano completamente. Entrambe le teorie convergono sul fatto che i bambini hanno un vantaggio neurologico nell'apprendere le lingue e che la pubertà coincide con un punto di svolta in tale abilità, e affermano che l'apprendimento avviene principalmente, forse esclusivamente, durante l'infanzia, poiché oltrepassata una certa età il cervello perde plasticità e diviene rigido, influenzando negativamente le capacità di adattamento e riorganizzazione e rendendo quindi ostico l'apprendimento di una seconda lingua.
Penfield e Roberts sostengono che i bambini al di sotto dei nove anni sono in grado di imparare fino a tre lingue: l'esposizione precoce a lingue diverse stimola un riflesso nel cervello che permette loro di passare da una lingua ad un'altra senza difficoltà o necessità di elaborare traduzioni. Lenneberg afferma che se superata la pubertà non si è ancora imparata alcuna lingua, essa non può in seguito venire appresa normalmente in un modo funzionale. Egli supporta inoltre la tesi di Penfield e Roberts circa la presenza di alcuni meccanismi neurologici che sarebbero responsabili del cambiamento nelle abilità di apprendimento della lingua dovuto all'età. Ciò, secondo Lenneberg, coincide con la lateralizzazione del cervello e la specializzazione nel linguaggio dell'emisfero sinistro, che hanno luogo intorno ai tredici anni: le abilità motorie e linguistiche si sviluppano contemporaneamente, ma entro tale soglia d'età queste funzioni si separano e si radicano in diversi emisferi cerebrali, rendendo particolarmente difficile l'apprendimento del linguaggio. Lenneberg,inoltre si basò sullo studio del recupero del linguaggio da parte di soggetti cerebrolesi. Affermava e dimostrava che nonostante le lesioni alle aree cerebrali del linguaggio,il bambino più è piccolo,più aumenta la probabilità che recuperi pienamente l'uso del linguaggio mentre gli adolescenti in maniera molto inferiore.L'attività inconscia diminuisce notevolmente molto inferiore.
 
Dall'analisi di bambini [[bambini ferini|ferini]] si sono raccolte prove che vanno a sostegno della teoria di un periodo critico determinato biologicamente.Una delle maggiori fonti di evidenza del periodo critico,proviene dallo studio dei bambini selvaggi,bambini che hanno vissuto dalla nascita in una forma di segregazione sociale. Un esempio classico è ''[[Genie (bambina ferina)|Genie]]'', una bambina che ha vissuto senza alcuna interazione sociale da un anno d'età alla sua scoperta, quando aveva ormai tredici anni (età post-puberale): la bambina non aveva sviluppato alcuna lingua, e dopo sette anni di riabilitazione non raggiunse ancora la competenza linguistica. Un altro caso preso in considerazione è ''Isabelle'', che è stata imprigionata con la madre sordomuta fino a sei anni e mezzo (età pre-puberale): neanche ''Isabelle'' aveva appreso una lingua, ma a differenza di ''Genie'' acquisì velocemente le normali abilità di linguaggio attraverso una sistematica assistenza specialistica. Un altro caso molto noto è Victor,il bambino selvaggio dell'Aveyron,trovato all'rtàetà di 11-12 anni. Fu preso sotto le cure di Itard medico presso la scuola per i sordi. Dopo l'intenso addestramento,Itard,riuscì a far riemergere le capacità cognitive e sociali del bambin. Per quanto riguarda il linguaggio,riuscì solamente ad acquisire pochi vocaboli.
 
Studi di questo genere sono comunque problematici, dal momento che l'isolamento può essere causa di ritardi mentali o disturbi emozionali, che possono mettere in discussione le conclusioni tratte nell'ambito linguistico.
 
Altre ricerche hanno messo in discussione l'approccio biologico: Krashen (1975), rianalizzando dati clinici utilizzati come prove, giunse alla conclusione che la specializzazione cerebrale si verifica molto prima di quanto calcolato da Lenneberg - se il periodo critico esistesse realmente, quindi, esso non coinciderebbe con la lateralizzazione. Ciononostante, indipendentemente dalle problematiche connesse alle prove originarie addotte da Lenneberg e la dissociazione del fenomeno di lateralizzazione con quello del periodo critico, quest'ultimo rimane un'ipotesi plausibile nella spiegazione delle discrepanze sussistenti tra l'apprendimento della lingua nativa e quello di una seconda lingua, ipotesi tra l'altro sostanziata da studi seguenti.
 
In opposizione agli studi di natura biologica, l'approccio comportamentale indica che le lingue vengono apprese come qualsiasi altro comportamento, ossia attraverso il [[Condizionamento (psicologia)|condizionamento]]. [[Burrhus Skinner|Skinner]] (1957) ha descritto minuziosamente come il condizionamento operante, attraverso l'interazione, sviluppa delle connessioni con l'ambiente e poi, come anche esplicato da Mowrer (1960), esso applichi le idee all'acquisizione della lingua. Mowrer ha inoltre ipotizzato che la lingua viene imparata per mezzo di un'imitazione gratificata dei ‘modelli della linguà (che per essere tali devono avere un rapporto emozionale con il discente), poiché l'imitazione apporta delle sensazioni piacevoli che fungono da [[rinforzo]]. Dal momento che nel corso della vita vengono continuamente stabilite nuove connessioni tra il comportamento e l'ambiente, è possibile sviluppare nuove abilità, tra cui l'apprendimento di una lingua, in qualsiasi età.
 
Allo scopo di fornire una spiegazione per le differenze di apprendimento rilevate tra bambini ed adulti, Felix (1985) afferma che i bambini, i cui cervelli creano innumerevoli nuove connessioni ogni giorno, potrebbero gestire il processo di apprendimento della lingua molto più efficacemente degli adulti. Tale ipotesi, ad ogni modo, rimane indimostrata, e non è ritenuta una spiegazione affidabile in questo ambito. Tra le perplessità connesse alla metodologia comportamentale, oltre al fatto che alla sua base giace la supposizione, non comprovata, che l'apprendimento verbale avvenga attraverso lo stesso processo di quello non verbale, vi è, come notato da [[Pinker]] (1995), l'evidenza che quasi ogni frase espressa è una combinazione di parole originale, mai pronunciata precedentemente: di conseguenza l'apprendimento della lingua non può consistere solamente di composizioni di parole imparate attraverso la ripetizione e il [[Condizionamento (psicologia)|condizionamento]], ma bisogna che nel cervello vi siano dei mezzi innati che permettano la composizione di un'infinita quantità di frasi a partire da un vocabolario limitato.
 
Quanto appena detto coincide del resto con la teoria di [[Noam Chomsky|Chomsky]] circa l'esistenza di una grammatica universale, ovvero una struttura unica comprendente i principi generali alla base di qualsiasi lingua umana. Chomsky (1965) sostiene che I fattori ambientali siano relativamente irrilevanti per l'apprendimento della lingua, e afferma invece che i discenti posseggono nel cervello dei principi innati che vanno a costituire una sorta di strumento di acquisizione della lingua, il cosiddetto ''[[language acquisition device]]'' (LAD). Tali principi permettono i discenti di elaborare la grammatica dal semplice input ricevuto dall'ambiente, e la loro esistenza indica che le variazioni tra una lingua a l'altra sono limitate. Varie ricerche suggeriscono comunque che il LAD non è responsabile dell'apprendimento della seconda lingua in fase post-puberale, dal momento che esso diviene inaccessibile superata una certa età, costringendo i discenti a dipendere dall'insegnamento esplicito.
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===Fattori affettivi===
I fattori affettivi sono correlati allo stato emotivo dell'apprendente e all'atteggiamento nei confronti della lingua oggetto di apprendimento. La ricerca sugli effetti di fattori affettivi nell'apprendimento linguistico è ancora fortemente influenzata dalla tassonomia di Bloomfield, che descrive i livelli di ricezione, risposta, valutazione, organizzazione e autocaratterizzazione attraverso il sistema personale di valori. Recentemente si sono sviluppate ricerche in ambito neurobiologico e neurolinguistico.
 
Sebbene alcuni continuino a suggerire che un basso livello di ansietà possa essere d'aiuto, gli studi hanno quasi unanimemente dimostrato che l'ansietà danneggia le prospettive degli studenti per un apprendimento prospero. L'ansia è spesso connessa con un senso di minaccia all'[[Io (psicologia)|ego]] del discente nella situazione di apprendimento, ad esempio se un discente teme di essere ridicolizzato per un errore.