Disputa sugli universali: differenze tra le versioni

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[[Pietro Abelardo|Abelardo]], discepolo prima di Roscellino e in seguito di Guglielmo di Champeaux, contestò ambedue le tesi contrapposte.
 
Innanzitutto non si può sostenere la realtà dell'universale ''ante rem'', poiché nessuno è in grado di conoscere la mente divina, né ha senso sostenere l'esistenza dell'universale nelle cose, poiché esse sono sempre individuali ma l'errore fondamentale che accomuna i realisti e i nominalisti è concordare nell'attribuire all'universale la caratteristica di ''res'', cosa, che per i primi è un'essenza [[trascendenza|trascendente]], per i secondi un'emissione vocale, un semplice nome-nomen.
 
In effetti sostiene Abelardo l'universale non è una cosa, non è nulla di materiale che stia negli individui o fuori di essi (''in re'' o ''ante rem'') ma è un ''sermo'' un discorso, un significato logico-linguistico prodotto dalla nostra mente che elabora la realtà ma che non coincide con essa limitandosi ad attribuirle un senso.