Isoritmia: differenze tra le versioni

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tecnica di composizione tipica dei [[mottetto|mottetti]] dei secoli [[XIV secolo|XIV]] e [[XV secolo|XV]].
 
In un '''''mottetto isoritmico''''', la voce di ''tenor'' ripete più volte la medesima sequenza di valori ritmici: ogni ripetizione è detta [[Talea (musica)|''talea'']]. CiascunaL'isoritmia frasedifferisce melodicadalla (successionemera applicazione ripetitiva di intervalliuno melodici)stesso è[[Notazione invecemodale|modo dettaritmico]] sia per la lunghezza e complessità della ''colortalea'', sia per la coesistenza indipendente di moduli melodici (detti ''colores''). Negli esempi più semplici, a ogni ripetizione della ''talea'' corrisponde esattamente un (diverso) ''color'', oppure la lunghezza delle ''taleae'' è un sottomultiplo intero di quella del ''color'' (per cui l'inizio di ogni ''color'' coincide esattamente con l'inizio di una ''talea''); ma si danno casi in cui ''taleae'' e ''colores'', nella stessa voce, hanno lunghezze diverseindipendenti e quindi si sovrappongono in modo non banale. Esistono mottetti (per lo più politestuali) in cui tutte le voci sono isoritmiche, in('''''mottetti modopanisoritmici'''''), indipendenteindipendentemente l'una dall'altra e con ''taleae'' e ''colores'' di lunghezzalunghezze diversadiverse, il che determina una struttura di grande complessità. La massima fioritura del mottetto isoritmico si ebbe nell'[[Ars nova]], soprattutto ad opera di [[Philippe de Vitry]] e [[Guillaume de Machaut]], ma l'isoritmia è attestata in composizioni più antiche: secondo alcuni studiosi{{citazione necessaria}} essa potrebbe derivare dalla pratica di improvvisare [[discantus|discanti]] su [[canto gregoriano|canti gregoriani]], che rendeva necessario eseguire questi ultimi seguendo schemi ritmici prefissati e ripetitivi.
 
La struttura formale delle composizioni isoritmiche è in genere ulteriormente arricchita dall'uso di [[Proporzione (musica)|proporzioni]], cioé ''aumentazioni'' o ''diminuzioni'' dei valori ritmici delle ''taleae''(secondo rapporti fissi, tipicamente 2:1, 3:1, 3:2 o i rispettivi inversi) dopo un certo numero di ripetizioni.
 
La massima fioritura del mottetto isoritmico si ebbe nell'[[Ars nova]], soprattutto ad opera di [[Philippe de Vitry]] e [[Guillaume de Machaut]], ma l'isoritmia è attestata in composizioni più antiche<footnote>D. Harbinson, ''Isorhythmic Technique in the Early Motet'', Music & Letters 47(2), pp. 100-109 (1966)</footnote>. [[Guillaume Dufay]] fu probabilmente l'ultimo grande compositore a scrivere mottetti isoritmici (l'ultimo dei quali è '''''Fulgens iubar''''', [[1442]]).
La tecnica isoritmica era spesso usata anche nei brani della [[Messa (musica)|Messa]]. In questo esempio, le ''taleae'' sono di lunghezza molto ridotta rispetto all'uso tipico nei mottetti:
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[[Immagine:KyrieCunctipotens.jpg|thumb|600px|center|Melodia del primo verso del Kyrie gregoriano ''Cunctipotens Genitor Deus'']]<br style="clear:both;"/>
 
[[Immagine:TenMachautKyrie.jpg|thumb|600px|center|''Tenor'' isoritmico della prima sezione del Kyrie della Messa di [[Guillaume de Machaut]] (circa 1360). Il ''color'' qui è costituito dall'intera frase di 28 note, a cui si applicano 7 ripetizioni della ''talea''.]]<br style="clear:both;"/>
 
[[Guillaume Dufay]] fu probabilmente l'ultimo grande compositore a scrivere mottetti isoritmici.
 
Oltre che nella polifonia tardomedioevale, si trovano esempi di isoritmia anche nella [[musica indiana]], e in compositori contemporanei come [[Alban Berg]], [[Olivier Messiaen]] e [[John Cage]].