Offensiva Uman'-Botoșani: differenze tra le versioni

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|Didascalia=I [[T-34 (carro armato)|carri armati T-34]] avanzano nelle proibitive condizioni climatiche della [[steppa]] durante la cosiddetta "Marcia nel fango"
|Luogo= regione del [[Dnepr]], [[Ucraina]] Occidentale, fino al confine [[Romania|rumeno]]
|Data=[[5 marzo]] [[1944]] - [[17 aprile]] [[1944]]
|Esito= vittoria sovietica
|Schieramento1={{DEU 1933-1945}}
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}}
{{Campagnabox Guerra Asse-Unione Sovietica}}
L'<nowiki/>'''Offensiva Uman'-Botoşani''', in [[lingua russa|russo]] Уманско-ботошанская наступательная операция (indicata in alcune fonti anche come "battaglia di Uman'"<ref>A.Werth, ''La Russia in guerra'',, p. 752.</ref>), fu una potente attacco sovietico, coronato da un grande successo, sferrato nel [[marzo]] [[1944]] nel corso della grande offensiva generale dell'[[Armata Rossa]] nel settore sud del [[Fronte orientale (1941-1945)|Fronte orientale]], durante la [[seconda guerra mondiale]].
 
Le poderose forze meccanizzate del ''2° Fronte Ucraino'' (tre armate corazzate), al comando dell'abile e duro<ref>J.Erickson, ''The road to Berlin'', p. 178.</ref> [[maresciallo dell'Unione Sovietica|maresciallo]] [[Ivan Konev]], reduce dalla sanguinosa [[battaglia di Korsun'|vittoria di Korsun']], travolsero rapidamente le deboli difese tedesche della 8ª Armata del generale [[Otto Wöhler]], dipendenti dal [[Gruppo d'armate Sud]] del [[feldmaresciallo]] [[Erich von Manstein]]. Nonostante le condizioni climatiche sfavorevoli e la quasi impraticabilità del terreno, inondato dal fango del disgelo primaverile, le armate corazzate del maresciallo Konev superarono tutti gli ostacoli e condussero a grande velocità la cosiddetta "marcia nel fango"<ref>A. Werth, ''La Russia in guerra'', p. 753.</ref>, sbaragliando le affrettate difese tedesche, sorprendendo i depositi logistici e le retrovie del nemico, e superando tutti i grandi fiumi della regione.
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== Situazione strategica ==
=== Situazione tedesca in Ucraina ===
Dopo la disastrosa [[battaglia di Korsun']] ([[febbraio]] [[1944]]) e la precaria stabilizzazione del fronte più a nord, tra [[Žytomyr]] e [[Vinnycja]] ([[gennaio]] [[1944]]), la situazione globale del [[Gruppo d'armate Sud]] del capace ed esperto feldmaresciallo [[Erich von Manstein|von Manstein]], di fronte alla minacciosa e potente terza offensiva invernale dell'[[Armata Rossa]], rimaneva molto precaria.
 
L'evidenza di nuovi concentramenti offensivi sovietici, nonostante l'imminente disgelo da cui sia [[Adolf Hitler|Hitler]] che il feldmaresciallo si aspettavano una provvidenziale stasi delle operazioni<ref>E.Bauer, ''Storia controversa della seconda guerra mondiale, vol. VI'', p. 69. </ref>, e il grave depauperamento delle sue forze (specialmente delle sue preziose [[Panzerdivision]], stremate nel tentativo di salvare le truppe accerchiate a [[Korsun'-Ševčenkivs'kyj|Korsun']]) rendevano inevitabile, secondo von Manstein, una nuova e pericolosa battaglia invernale; egli prevedeva la minaccia più grave sulla sua ala settentrionale con il rischio di una manovra nemica in direzione del [[Mar Nero]] o dei [[Carpazi]] per tagliare fuori tutte le sue forze, interrompendo la fondamentale linea ferroviaria [[Leopoli]]-[[Odessa]], e distruggerle completamente<ref>E. Bauer, ''Storia controversa della seconda guerra mondiale, vol. VI'', pp. 68-69. </ref>.
[[File:Bundesarchiv Bild 146-1991-015-31A, Russland, Erich von Manstein.jpg|thumb|left|150px|Il [[feldmaresciallo]] [[Erich von Manstein|Manstein]], comandante in capo del [[Gruppo d'armate Sud]].]]
Sulla base di queste presunte intenzioni del nemico, von Manstein, le cui richieste di rinforzi erano state sempre disattese da Hitler, deciso a non rafforzare più per il momento il Fronte orientale a vantaggio di un potenziamento del suo schieramento all'Ovest, in vista della probabile ''Invasione'' degli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]], secondo la sua celebre Direttiva strategica n. 51 del [[dicembre]] [[1943]]<ref>E. Bauer, ''Storia controversa della seconda guerra mondiale, vol. VI'', p. 48. </ref>, dovette quindi necessariamente procedere ad una riditribuzione delle sue limitate riserve meccanizzate.
 
Il feldmaresciallo decise quindi, fin dalla fine di febbraio, di dirottare la massa delle divisioni corazzate (cinque Panzerdivision), assegnate in precedenza ai generali [[Hans Hube]] (1. ''Panzer-Armee'') e [[Otto Wöhler]] (8ª Armata), rischierandole più a nord inquadrate nel 48º e 3º ''Panzerkorps'' a disposizione della [[4. Panzerarmee|4. Panzer-Armee]] (generale [[Erhard Raus]])<ref>E.Bauer, ''Storia controversa della seconda guerra mondiale, vol. VI'', pp. 69-70. </ref>. In questo modo il comandante tedesco intendeva sbarrare solidamente la direzione di [[Ternopil']] e dei Carpazi, ma sguarniva pericolosamente il settore di [[Uman']] e [[Kirovohrad]], riducendo le riserve tedesche disponibili nel settore centrale del Gruppo d'armate a sole quattro Panzerdivision indebolite e due divisioni di fanteria meccanizzata ([[Panzergrenadier|''Panzergrenadier-Division'']])<ref>AA.VV. ''L'URSS nella seconda guerra mondiale'', vol. 4, p. 1297. </ref>. I movimenti ferroviari delle truppe corazzate erano ancora in corso quando esplose l'offensiva generale sovietica.
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=== I piani offensivi sovietici ===
[[File:Liberation of Ukraine.jpg|thumb|right|350px|Carta delle operazioni sovietiche durante la Terza offensiva invernale del 1943-1944.]]
In realtà i progetti offensivi di [[Stalin]], dettagliati nella sua direttiva generale del [[18 febbraio]] [[1944]]<ref>J. Erickson, ''The road to Berlin'', p. 180.</ref>, erano ancor più grandiosi e temibili di quanto previsto dal pur realista (e pessimista, secondo Hitler) feldmaresciallo von Manstein; la pianificazione dello [[Stavka]] prevedeva addirittura una nuova offensiva globale di tutti i fronti ucraini, nonostante l'imminenza del disgelo e le gravi perdite subite nelle prime fasi della campagna invernale, per distruggere i due Gruppi d'armate tedeschi Sud e "A" (feldmaresciallo [[Ewald von Kleist|von Kleist]])<ref>J. Erickson, ''The road to Berlin'', pp. 180.181.</ref>
 
A partire dal [[4 marzo]] sarebbero quindi entrati in azione: prima il ''1° Fronte Ucraino'', passato al comando diretto del maresciallo [[Georgij Žukov|Žukov]], dopo la tragica morte dell'abile generale [[Nikolaj Vatutin|Vatutin]] rimasto vittima di un agguato di [[Esercito Insurrezionale Ucraino|nazionalisti ucraini]]<ref>J. Erickson, ''The road to Berlin'', pp. 181-182.</ref>, con una poderosa spinta verso [[Proskurov]], [[Černivci]] e l'importante centro ferroviario di [[Ternopil']]. Già il [[5 marzo]] avrebbe attaccato anche il ''2° Fronte ucraino'' del maresciallo Konev, reduce dalla schiacciante vittoria di Korsun', con un movimento prima verso Uman' (importantissimo centro logistico e di deposito tedesco) e quindi in direzione del [[Buh Meridionale|Bug]] e del [[Nistro|Dnestr]]; infine il [[6 marzo]] il ''3° Fronte Ucraino'' del generale [[Rodion Jakovlevič Malinovskij|Rodion Malinovskij]] avrebbe sferrato un'ultima offensiva in direzione di [[Mykolaïv]] e [[Odessa]] contro le forze tedesche del [[Gruppo d'armate A]], schierate a sud del Gruppo d'armate Sud di von Manstein<ref>J. Erickson, ''The road to Berlin'', p. 181.</ref>.
 
Per effettuare con successo una simile offensiva generale, progressivamente estesa da nord a sud dalla riva destra del Dnepr, lo [[Stato Maggiore]] sovietico aveva proceduto freneticamente a rinforzare le sue armate e a rischierarle con la massima rapidità e nel massimo segreto, impiegando efficaci tecniche di ''maskirovka'' (nella terminologia dell'Armata Rossa le tecniche per mascherare le proprie intenzioni operative e ingannare il nemico) per ritardare l'individuazione dei concentramenti offensivi sovietici da parte dell'intelligence tedesca.
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Tutte e sei le armate corazzate dell'Armata Rossa sarebbero state impegnate: tre vennero assegnate a Žukov (1ª, 3ª della Guardia e 4ª) e tre a Konev (2ª, 5ª della Guardia e 6ª)<ref>J. Erickson, ''The road to Berlin'', p. 181.</ref>; mentre Malinovskij disponeva del gruppo di cavalleria meccanizzata del generale Pliev<ref>J.Erickson, ''The road to Berlin'', p. 181.</ref>. Oltre alle riserve meccanizzate, Konev fu potenziato fino a 56 divisioni con sette armate di fanteria; sette armate ebbe anche Malinovskij, mentre cinque vennero assegnate a Žukov. Le formazioni in realtà presentavano gravi carenze di truppe, materiali (Žukov partì con carburante solo per tre giorni, e solo grazie ad improvvisazioni e tenaci sforzi si riuscì a far proseguire l'offensiva meccanizzata<ref>J. Erickson, ''The road to Berlin'', p. 183.</ref>) e mezzi; e i corpi corazzati disponevano in media solo di circa 50-60 [[carro armato|carri armati]] ciascuno<ref>R. N. Armstrong, ''Red Army tank commanders'', p. 29.</ref>; tuttavia nel complesso i sovietici mantenevano un chiaro vantaggio numerico e di mezzi meccanizzati rispetto alle indebolite forze della [[Wehrmacht]]<ref>E. Bauer, ''Storia controversa della seconda guerra mondiale, vol. VI'', p.68.</ref>. Nell'ultima parte della campagna sarebbero entrati in azione anche per la prima volta (nella 1ª Armata corazzata della Guardia del generale [[Michail Katukov|Katukov]]) i nuovi potenti [[T-34 (carro armato)|T34-85]], idonei ad affrontare i [[Panzer VI Tiger I|Tiger]] e i [[Panzer V Panther|Panther]] tedeschi.
 
Il [[4 marzo]], dopo continue sollecitazione di Stalin e dello Stavka, per accelerare i tempi e anticipare i movimenti e le manovre difensive tedesche, il ''1° Fronte Ucraino'' del maresciallo Žukov sferrava il suo poderoso attacco generale scatenando la cosiddetta [[Offensiva Proskurov-Černivci]]<ref>AA.VV., ''L'URSS nella seconda guerra mondiale'', p. 1294.</ref>; il giorno successivo, il maresciallo Konev sarebbe passato all'azione con la sua grande massa di forze, sul fronte di Uman' ('''Offensiva Uman'-Botoşani'''<ref>AA.VV. ''L'URSS nella seconda guerra mondiale'', p. 1297.</ref>) iniziando una frenetica marcia in avanti che lo avrebbe condotto, dopo notevoli successi e grandi difficoltà di movimento<ref>G. Boffa,''Storia dell'Unione Sovietica, vol. II'', p. 211.</ref>, fino ai confini rumeni<ref>J. Erickson, ''The road to Berlin'', pp. 182-183.</ref>.
 
== La battaglia ==
=== Crollo delle difese tedesche ===
[[File:Konev ivan.jpg|thumb|right|180px|Il [[maresciallo dell'Unione Sovietica|maresciallo]] [[Ivan Konev]], energico comandante del ''2° Fronte Ucraino'' e protagonista della travolgente "offensiva nel fango".]]
Il [[5 marzo]], mentre dal giorno prima era in corso l'offensiva del maresciallo Žukov più a nord, e mentre le migliori divisioni corazzate tedesche erano già state trasferite nell'area di Proskurov o erano in partenza sui convogli ferroviari abbandonando l'area di Uman', il maresciallo Konev diede quindi inizio al suo grande attacco sferrato contro il grosso della 8ª Armata tedesca e l'ala destra della ''1. Panzer-armee'', un complesso di 21 divisioni (di cui quattro corazzate), molto carente di riserve mobili efficienti<ref>J.Erickson, ''The road to Berlin'', pp. 181-184.</ref>.
 
La violenza e le dimensioni dell'attacco, che ebbe subito sviluppi catastrofici per i tedeschi, sorpresero non solo i comandanti sul posto, generali Hube e Wöhler, ma lo stesso pur previdente feldmaresciallo von Manstein, maggiormente attento alla temuta offensiva sovietica più a nord, iniziata il giorno prima, e quindi in parte sorpreso dall'andamento rapidamente negativo della battaglia nel settore di Uman'<ref>E.Bauer, ''Storia controversa della seconda guerra mondiale, vol. VI'', pp. 72-73. </ref>. L'idea originaria di von Manstein prevedeva un concentramento di forze corazzate contro il maresciallo Žukov per respingerne l'attacco, e una metodica ritirata manovrata delle forze di Hube e Wöhler, in attesa del ritorno delle riserve corazzate; ma la velocità e la potenza della progressione delle forze meccanizzate sovietiche del ''2° Fronte Ucraino'' del maresciallo Konev, e la gravità e la subitaneità del crollo delle difese tedesche nel settore (ed anche il fallimento dei contrattacchi a Proskurov contro il ''1° Fronte Ucraino'') resero rapidamente inattuabili questi ottimistici progetti<ref>E. Bauer, ''Storia controversa della seconda guerra mondiale, vol. VI'', pp. 69-72; P. Carell, ''Terra bruciata'', pp. 547-550.</ref>.
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=== La marcia nel fango ===
[[File:Sovietgunners.jpg|thumb|right|200px|Artiglieri sovietici in azione per liberare il loro pezzo dalla presa del fango.]]
Il [[10 marzo]] gli elementi di punta della 2ª Armata corazzata, seguiti dai reparti della 5ª Armata corazzata della Guardia e della 52ª Armata, conquistarono d'assalto [[Uman']]<ref>J. Erickson, ''The road to Berlin'', p. 184.</ref>, dopo aspri scontri e nonostante la strenua resistenza delle scarse forze tedesche, catturando grandi quantità di materiali e di rifornimenti, e raccogliendo un gran numero di mezzi corazzati tedeschi abbandonati nel fango delle vie cittadine (alcune fonti sovietiche parlano di oltre 200 carri armati, 600 [[cannone|cannoni]] e 12.000 [[automezzo|automezzi]] catturati<ref>A. Werth, ''La Russia in guerra'', p. 763.</ref>). Si trattava dei resti dei reparti corazzati attardati delle ''Panzerdivisionen'' in trasferimento verso ovest, sorpresi e distrutti dalle colonne corazzate sovietiche<ref>J.Erickson, ''The road to Berlin'', p. 184.</ref>. Fin dall'[[8 marzo]], le due armate dell'ala sinistra (5ª e 7ª Armata della Guardia) avevano attaccato dalla regione di Kirovograd, avanzando rapidamente verso [[Novoukraïnka]]<ref>AA.VV., ''L'URSS nella seconda guerra mondiale, vol. 4'', p. 1297.</ref>.
 
A questo punto, il maresciallo Konev diede il via, di fronte al crollo del fronte della 8ª Armata, alla frenetica ''marcia nel fango''<ref>A. Werth, ''La Russia in guerra'', pp. 760-761; J. Erickson, ''The road to Berlin'', p. 184.</ref>. Mentre von Manstein tentava disperatamente (dopo aver inutilmente richiesto rinforzi a Hitler e aver sollecitato un ripiegamento strategico di tutta l'ala meridionale tedesca durante la riunione al Quartier generale del [[Führer]] del [[19 marzo]]<ref>E. Bauer, ''Storia contorversa della seconda guerra mondiale, vol VI'', p. 72.</ref>) di impedire la disgregazione totale del suo Gruppo d'armate e cercava di evitare (ipotizzando un irrealizzabile contrattacco del debole ''47º Panzerkorps''<ref>E. Ziemke, ''Stalingrad to Berlin'', pp. 284-285.</ref>) che i resti della 8ª Armata fosse rigettati verso sud perdendo ogni collegamento con la sua ala nord e con la ''1. Panzerarmee'' in precipitoso ripiegamento verso ovest, le armate corazzate sovietiche procedevano nonostante il terreno fangoso alla massima velocità verso i grandi fiumi dell'Ucraina occidentale, avvantaggiati dalla rustica efficienza dei loro mezzi corazzati e dall'impiego dei resistenti [[autocarro|autocarri]] americani [[Studebaker]], in grado di muoversi anche nel terreno molle<ref>A. Werth, ''La Russia in guerra'', p. 761.</ref>.
 
La manovra del ''2° Fronte Ucraino'' ebbe pieno successo: già l'[[11 marzo]] le formazioni di testa (16º Corpo corazzato) della 2ª Armata corazzata, guidata dall'energico generale Bogdanov<ref>R. N. Armstrong, ''Red Army tank commanders'', p. 130; lo stesso maresciallo Konev, nelle sue memorie rendo omaggio all'abilità e all'energia del generale S. I. Bogdanov, tra i migliori comandanti di unità corazzate dell'Armata Rossa.</ref>, raggiunsero il Bug meridionale e costituirono rapidamente una testa di ponte a [[Dzulinka]], mentre il 29º Corpo corazzato della 5ª Armata corazzata della Guardia conquistava d'assalto [[Gaivoron]]. Con mezzi di fortuna e senza attendere l'afflusso di forze di rincalzo, le unità corazzate russe attraversarono subito il fiume e proseguirono ancora in avanti, trovando solo una sporadica e debole resistenza<ref> J. Erickson, ''The road to Berlin'', p. 184.</ref>.
 
Già il [[15 marzo]], il 16º Corpo corazzato, rafforzato da elementi della 6ª Armata corazzata (5º Corpo corazzato della Guardia), intercettava la la linea ferroviaria [[Zmerinka]]-Odessa (di fatto tagliando i collegamenti tra l'ala nord e l'ala sud del Gruppo d'armate Sud) e si avvicinava al Dnestr, conquistando [[Jampol]]; furono tuttavia le brigate corazzate del 29º Corpo corazzato dell'armata corazzata del maresciallo Rotmistrov a raggiungere per primi il grande fiume il [[17 marzo]] e ad attraversarlo subito vicino [[Soroki]]<ref> J.Erickson, ''The road to Berlin'', pp. 184-185.</ref>.
 
Nei giorni seguenti altre armate di Konev si affiancarono lungo il Dniestr: la 4ª Armata della Guardia, la 52ª Armata e il grosso della 2ª Armata corazzata e della 5ª Armata corazzata della Guardia; tra il [[19 marzo|19]] e il [[21 marzo]] anche questo fiume venne attraversato d'assalto a Soroki e a [[Mohyliv-Podil's'kyj]], furono i reparti del 5º Corpo meccanizzato della 6ª Armata corazzata che passarono per primi sulla riva destra<ref>J. Erickson, ''The road to Berlin'', p. 184.</ref>. Il fronte tedesco nel settore era ormai disgregato: i resti della 8ª Armata rifluivano miseramente a sud su terreni inondati dal disgelo<ref>R.C artier, ''La seconda guerra mondiale, vol. II'', p. 235.</ref>, mentre gli elementi corazzati superstiti, raggruppati nella ''1. Panzerarmee'' del generale Hube, marciavano penosamente verso ovest rischiando di essere circondati tra le forze del maresciallo Konev, in inarrestabile avanzata verso i Carpazi rumeni, e quelle del maresciallo Žukov, provenienti da nord e in marcia verso Černivci, dopo aver superato la dura resistenza della ''4. Panzer-armee''<ref>E.Bauer, ''Storia controversa della seconda guerra mondiale, vol. VI'', p. 73.</ref>.
 
=== Ai confini della Romania ===
In questa fase Stalin e lo Stavka intervennero nelle operazioni con nuove direttive per affrettare l'avanzata sia del generale Malinovskij, che, dopo aver attaccato il [[6 marzo]], aveva superato uno dopo l'altro l'[[Inhulec']], il [[Visun]], l'[[Inhul]], raggiunto a sua volta il Bug meridionale il [[22 marzo]], ora marciava su Odessa, sia del maresciallo Konev<ref>J. Erickson, ''The road to Berlin'', p. 185.</ref>. Quest'ultimo, secondo la nuova pianificazione della dirigenza politico-militare sovietica (come sempre eccessivamente ambiziosa nei suoi progetti e nei suoi obiettivi) doveva, a partire dalle teste di ponte sul Dnestr, avanzare contemporaneamente sia verso sud-e sud-ovest con il grosso delle sue forze (40ª, 27ª e 52ª Armata) per irrompere in [[Romania]] in collaborazione con Malinovskij; sia verso nord-ovest, facendo intervenire aliquote della 40ª Armata a [[Chotyn]], per collaborare con il maresciallo Žukov nell'accerchiamento della armata corazzata del generale Hube nell'area di [[Kamjanec'-Podil's'kij]]<ref>J.Erickson, ''The road to Berlin'', p. 185.</ref>.
[[File:Bundesarchiv Bild 183-J24359, Rumänien, Kolonne von Panzer V (Panther).jpg|thumb|left|300px|Colonna di [[Panzer V Panther|Panther]] tedeschi in marcia sul fronte rumeno nell'[[aprile]] [[1944]].]]
Le armate di Konev, quindi, dopo la frenetica "offensiva nel fango" per centinaia di chilometri, diedero inizio all'ultima fase della travolgente avanzata, nonostante il loro indebolimento a causa delle perdite e delle enormi difficioltà logistiche (una parte dei rifornimenti dovettero essere trasportati da piccoli aerei da collegamento sovietici<ref>A. Werth, ''La Russia in guerra'', p. 761.</ref>). Pur di fronte ad un irrigidimento della resistenza nemica, ora rafforzata anche dall'afflusso di importanti forze rumene, la sera del [[25 marzo]] i sovietici raggiunsero anche il [[Prut]] e la frontiera rumena, superando per la prima volta nella guerra la vecchia frontiera sovietica precedente all'[[Operazione Barbarossa|invasione tedesca]]<ref>J. Erickson, ''The road to Berlin'', p. 185; G. Boffa, ''Storia dell'Unione Sovietica, vol. II'', p. 212.</ref> (l'evento fu salutato trionfalmente a [[Mosca]]<ref>AA.VV., ''L'URSS nella seconda guerra mondiale, vol. 4'', p. 1297.</ref>).
 
Furono i reparti della 52ª e 27ª armata a occupare l'area del fiume tra [[Lopatkina]] e [[Skljana]], a nord di [[Iaşi]]; nei giorni seguenti e agli inizi di [[aprile]] le forze del maresciallo si consolidarono sulle posizioni raggiunte, attraversarono anche il Prut su vasto fronte e progredirono verso Iaşi con le tre armate corazzate affiancate (6ª, 2ª e 5ª Armata corazzata della Guardia), mentre le armate dell'ala sinistra penetravano in [[Bessarabia]], occupando [[Dubăsari]], [[Orgejev]] e [[Skuljani]], e mantendo il contatto con le forze del generale Malinovskij che, dopo aver liberato Mikolaïv il [[28 marzo]] e Odessa il [[10 aprile]] raggiunsero [[Grigoriopol]] e Dubăsari<ref>J.Erickson, ''The road to Berlin'', pp. 185-187.</ref>.
 
La manovra di [[Battaglia di Kam'janec'-Podil's'kyj|accerchiamento di Kam'janec'-Podil's'kyj]] invece non ebbe completo successo; il generale Hube riuscì a sfuggire dalla sacca con gran parte delle sue truppe (pur perdendo molto materiale) marciando verso ovest (secondo le indicazioni di von Manstein, che era riuscito a convincere Hitler durante la riunione del [[25 marzo]]<ref>E.Bauer, ''Storia controversa della seconda guerra mondiale, vol. VI'', p. 74.</ref>) e ingannando in parte il maresciallo Žukov che si attendeva una sua ritirata verso sud e il Dniestr<ref>J. Erickson, ''The road to Berlin'', pp. 186-187; P. Carell, ''Terra bruciata'', pp. 553-568.</ref>. In questa fase, inoltre, il feldmaresciallo von Manstein e poi il suo successore feldmaresciallo [[Walther Model|Model]] (Manstein venne destituito da Hitler il [[30 marzo]] insieme a von Kleist e ritenuto responsabile della disfatta e della perdita di tutta l'Ucraina occidentale<ref>E. Bauer, ''Storia controversa della seconda guerra mondiale, vol. VI'', pp. 74-75.</ref>), riuscirono a rafforzare il loro schieramento e, con l'afflusso di potenti riserve corazzate da ovest (''2º Panzerkorps SS'') contrattaccarono a [[Bučač]] e Tarnopol favorendo la manovra di ritirata di Hube e fermando l'avanzata sovietica nei Carpazi ([[9 aprile]] [[1944]])<ref>E.Bauer, ''Storia controversa della seconda guerra mondiale, vol. VI'', p. 76; P.Carell, ''Terra bruciata'', p. 566-568.</ref>.
Nonostante questo insuccesso nel settore del maresciallo Žukov, il ''2° Fronte Ucraino'' del maresciallo Konev continuò a progredire in territorio rumeno e nei primi giorni di [[aprile]] le sue armate dell'ala destra (7ª Armata della Guardia, 27ª e 40ª Armata) occuparono ancora [[Bălţi]], [[Paşcani]], [[Suceava]] e soprattutto [[Botoşani]], attraversando dopo il Prut anche il [[Siret (fiume)|Seret]], e coronando con queste vittorie la lunga avanzata<ref>J.Erickson, ''The road to Berlin'', p. 187; E. Bauer, ''Storia controversa della seconda guerra mondiale, vol. VI'', pp. 76-77</ref>. Tuttavia, anche in questo settore, la resistenza nemica si era ormai rafforzata: i resti dell'8ª Armata del generale Wöhler e della 6ª Armata, appoggiate validamente da due nuove armate rumene, riuscirono a evitare la completa distruzione e organizzarono un nuovo solido schieramento difensivo che permise temporanemente di bloccare ulteriori avanzate sovietiche in Romania ([[Battaglia di Târgu Frumos]]) e di mantenere un precario contatto con le armate tedesche dell'ala settentrionale nella regione di [[Kuty (Ucraina)|Kuty]] ([[15 aprile]])<ref>E. Bauer, ''Storia controversa della seconda guerra mondiale, vol. VI'', pp. 76-77</ref>.
 
== Bilancio e conseguenze ==
Alla metà di [[aprile]], quindi, la fantastica marcia delle colonne meccanizzate del maresciallo Konev in mezzo al mare di fango della ''rasputica'' ucraina si arrestò in [[Bessarabia]] e [[Bucovina]], dopo una avanzata dal Dnepr al Prut di oltre 400 km in meno di un mese, e dopo aver inflitto una pesante sconfitta alle forze tedesche schierate nel settore<ref>A .Werth, ''La Russia in guerra'', p. 752.</ref>.
Dal punto di vista tattico, le forze sovietiche, guidate con grande energia dal maresciallo Konev (che assurse alla fama nazionale dopo le due grandi vittorie di Korsun' e Uman'<ref>A.Werth, ''La Russia in guerra'', pp. 762-763.</ref>), diedero prova di grande slancio offensivo, di una notevole abilità nella conduzione di manovre corazzate in velocità, di flessibilità di comando, di capacità di improvvisazione sia nel superamento dei grandi fiumi ucraini, ostacoli apparentemente in grado, secondo gli auspici di Hitler e del comando tedesco, di fermare agevolmente il nemico, sia nel venire a capo delle difficoltà climatiche e del terreno paludoso<ref>A. Werth, ''La Russia in guerra'', pp. 760-761.</ref>.
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Hitler, che alla fine del mese di aprile, rassicurato dalla apparente stabilizzazione del fronte dopo i contrattacchi di Model favoriti dall'afflusso di riserve corazzate stazionanti a ovest (con conseguente indebolimento dell'esercito tedesco sull'''Invasionfront''<ref>E.Bauer, ''Storia controversa della seconda guerra mondiale, vol. VI'', p. 49 e p. 74.</ref>), diramò ancora ottimistici comunicati su un presunto esaurimento della spinta sovietica<ref>R.Cartier, ''La seconda guerra mondiale'', p. 238.</ref>, dovette tuttavia prendere atto della situazione strategica e organizzare, al posto del vecchio Gruppo d'armate Sud, due nuovi raggruppamenti separti, i Gruppi d'armate [[Heeresgruppe Nordukraine|''Ukraina Nord'']] e [[Heeresgruppe Südukraine|''Ukraina Süd'']], nominando alla loro testa due tenaci combattenti vicini al [[Nazismo]] come Model e [[Ferdinand Schörner|Schörner]], al posto degli esperti strateghi Manstein e Kleist<ref>J. Erickson, ''The road to Berlin'', p. 188; E.Bauer, ''Storia controversa della seconda guerra mondiale, vol. VI'', pp. 74-75.</ref>.
 
Quanto a Stalin, sempre insoddisfatto e frenetico nelle sue richieste ai generali sul campo<ref>J. Erickson, ''The road to Berlin'', pp. 177-178.</ref>, accordò solo con riluttanza la sospensione dei combattimenti (prima il [[16 aprile]], e definitivamente ai primi di [[maggio]]) richiesta da Žukov e Konev, ma, pur pienamente soddisfatto dagli straordinari risultati raggiunti con la completa liberazione dell'Ucraina occidentale, passò immediatamente a pianificare con lo Stavka la [[Operazione Bagration|successiva offensiva estiva]] che avrebbe avuto sviluppi decisivi nel settore centrale del Fronte Est<ref>J. Erickson, ''The road to Berlin'', pp. 188-190.</ref>.
 
La spettacolare avanzata del maresciallo Konev fino in Romania ebbe inoltre anche rilevanti ripercussioni di natura politica; il governo rumeno del dittatore [[Ion Antonescu|Antonescu]] mostrò i primi segni di sfaldamento, alcuni contatti segreti con i sovietici a [[Stoccolma]] vennero attivati per sondare le possibilità di uscire dal campo tedesco, al [[Il Cairo|Cairo]] l'emigrazione democratica rumena rinsaldò i contatti con gli Alleati in vista di un prevedibile crollo del governo Antonescu, mentre Stalin non mancò di organizzare il Partito comunista rumeno per i suoi scopi di predominio su questo stato balcanico<ref>J. Erickson, ''The road to Berlin'', pp. 188-189.</ref>.
 
La Terza offensiva invernale sovietica si concludeva quindi, alla vigilia dell'apertura del [[Sbarco in Normandia|Secondo Fronte a ovest]], con grandi risultati per Stalin e l'[[Unione Sovietica]]; anche se a costo di pesanti perdite umane e materiali come sempre (le perdite sovietiche, morti, feriti e dispersi, durante tutta l'offensiva invernale furono di 1.100.000 soldati e oltre 4000 carri armati<ref>D. Glantz/J. House, ''When titans clashed'', p.298.</ref>), l'[[Armata Rossa]] aveva raggiunto risultati strategici decisivi nel settore ucraino e, grazie soprattutto alla fantastica marcia corazzata del maresciallo Konev fino al Dniestr e al Prut, aveva sbaragliato un gran numero di formazioni tedesche (le perdite tedesche su tutto il Fronte orientale dal [[24 dicembre]] [[1943]] al [[30 aprile]] [[1944]] ammontarono a oltre un milione di uomini tra morti, feriti e prigionieri<ref>J. Erickson, ''The road to Berlin'', pp. 191-192.</ref>, e a circa 1800 carri armati distrutti<ref>W. Haupt, ''A history of the Panzer troops'', p. 192.</ref>) e raggiunto una posizione favorevole a risolvere con successo la guerra all'est ed anche a raggiungere gli obiettivi politico-diplomatici di Stalin riguardo all'[[Europa orientale]]<ref>J.Erickson, ''The road to Berlin'', pp. 188-189</ref>.
 
== Note ==