Falso filatelico: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m →Il falso per posta: Aggiungo immagine |
|||
Riga 1:
[[File:Silverjubilee1935.jpg|thumb|right|Francobollo falso (sotto) eseguito in Inghilterra per propaganda politica]]
Il '''falso filatelico''' è la falsificazione a scopo di frode di un [[francobollo]] o di un documento di [[storia postale]]. La frode può essere diretta all'amministrazione postale emittente ("Falso Postale") oppure ai collezionisti ("Falso Filatelico" propriamente detto). Le falsificazioni possono avvenire tramite la stampa ex novo degli esemplari eseguita attraverso la creazione dei calchi e l'utilizzazione di carta ed inchiostri confacenti i valori da riprodurre oppure alterando alcune caratteristiche ad oggetti originali. Quest'ultima pratica, detta anche "ritocco", può essere perseguita per aumentare il valore nominale di un francobollo e quindi frodare le amministrazioni postali oppure per creare artificialmente delle rarità filateliche e dunque frodare i filatelisti.
In alcuni casi i falsi creati furono di qualità talmente elevata da meritare il termine di ''falsi d'arte filatelica''. Uno dei maestri in questo genere di falsificazione fu Jean de Sperati, in realtà nome d'arte dell'italiano [[Giovanni Desperati]]. Un tipo comune di falso filatelico è quello di utilizzare valori nuovi per creare false affrancature, nel caso che i valori nuovi siano di valore molto inferiore a quelli delle buste viaggiate. Un francobollo italiano frequentemente oggetto di realizzazione di falsi filatelici è il [[Gronchi rosa]].
Riga 13:
1 - Tra questi falsi rientrano anche quelli creati per cause belliche ("Falsi di propaganda") ai fini di consentire l'affrancatura gratuita e svolgere opera di propaganda verso l'avversario. Generalmente, questi falsi di francobolli realmente esistenti, anche se passati per posta, non possiedono un valore di catalogo notevolmente maggiore rispetto agl'omologhi emessi dal [[Poligrafico]] statale, in quanto i collezionisti li considerano delle vere e proprie "varietà" rare, ma d'interesse storico, piuttosto che commerciale, di francobolli emessi. Essi sono, inoltre, regolarmente quotati sui cataloghi specializzati del settore.
2 - I veri e propri falsi postali. Essi apparvero quasi contemporaneamente all'emissione dei primi francobolli, ed assai prima che si diffondesse la passione di collezionare francobolli. Il falsario può adulterare l'intero valore bollato oppure la sola soprastampa, nel caso il francobollo fosse soprastampato. L'Amministrazione Postale assimila quindi il reato di falsificazione della soprastampa a quello della falsificazione dell'intero valore bollato. Reato quest'ultimo più grave in quanto provoca un danno economico allo stato emittente.
3 - I falsi postali di francobolli inesistenti (generalmente frutto di goliardate) non sono quotati sui cataloghi, né ricercati dai collezionisti, per cui non possiedono mercato e non valgono alcunché.
===Notizie storiche sui falsi per posta===
Generalmente il falso per posta è un oggetto ricercati dai collezionisti in quanto considerato alterazione utile al confronto con un
I primi francobolli falsi comparsi per frodare le poste del neonato [[Regno d'Italia]] risalgono al [[1863]] e comparvero a [[Napoli]] (due tipi) e [[L'Aquila]] (un solo tipo). I falsari presero di mira un francobollo che recava l'effige di Re [[Vittorio Emanuele II]] di [[Casa Savoia|Savoia]]. Curiosamente, il francobollo falsificato è pure il primo valore bollato a riportare la dicitura "Italia" delle emissioni nazionali. I falsari vennero scoperti e processati tra il dicembre 1863 e la primavera del [[1864]].
Un falso non con scopo di frode, bensì d'ammonimento, fu un'imitazione realizzata da [[Giuseppe Re]] nel 1863, Segretario del Ministero dei lavori Pubblici e tipografo di professione, per allertare la Direzione delle Poste del pericolo delle contraffazioni dei valori allora in corso stampati dalla tipografia britannica "De La Rue". Ne esistono soltanto tre esemplari due dei quali affrancavano una lettera regolarmente recapitata al Ministro delle Finanze [[Quintino Sella]].
Il periodo della [[Repubblica Sociale Italiana]] tra l'ottobre [[1943]] e l'aprile [[1945]] fu uno dei più attivi da parte dei falsari, in quanto circolavano soprattutto francobolli del precedente periodo del [[Regno d'Italia]] soprastampati e la falsificazione di una soprastampa è più semplice rispetto a quella di un intero francobollo.
Un caso peculiare, fu quello dei cosiddetti "Falsi di [[Buenos Aires]]", stampati allo scopo di alleggerire le tariffe sulle rimesse degli emigrati. Autore della frode fu [[Francesco Percivalle]], nativo di [[Amantea]] ([[Cosenza]]), che iniziò le falsificazioni nel [[1945]] appena conclusa la [[seconda guerra mondiale]]. Per risparmiare i soldi sull'importo maggiorato dei nuovi valori bollati in corso, nel maggio dello stesso anno Percivalle acquistò un ingente quantitativo di francobolli della serie "Monumenti distrutti" appartenente alle [[Francobolli della Repubblica Sociale Italiana|emissioni della Repubblica Sociale Italiana]]. Attraverso una modifica della soprastampa aumento il valore al francobollo da 20 centesimi portandolo ad 1,20 lire. Allo stesso modo quello da 25 centesimi fu portato a 2 Lire. In questo caso quindi la [[Truffa|frode]] a carico dell'amministrazione postale non era nel francobollo di per sé ma architettata attraverso la soprastampa, che imitava quella realmente allestita da parte dell'ente emittente. Francesco Percivalle commerciò poi questi falsi francobolli intascando la differenza d'importo tra il valore originale e quello sovrastampato in sèguito.
Nel [[1947]], il falsario si trasferì in [[Argentina]], riprendendo l'attività di falsario nella numerosa comunità di emigranti italiani. Tra il [[1945]] ed il [[1949]] era possibile spedire somme di denaro in Italia con un cambio valutario preferenziale. Nell'agosto 1949 il governo argentino sospese le rimesse a cambio preferenziale e molti italiani non riuscirono più a far pervenire aiuti economici alle famiglie. Per le spedizioni in Italia, gli emigrati, potevano utilizzare francobolli italiani, ma il costo per una spedizione di 5 g. era proibitivo in quanto equivaleva al salario di una giornata di lavoro. Fino al 22 settembre 1949 la tariffa era pari a 150 L.it.; successivamente venne incrementata a 175 L.it. Francesco Percivalle
Nel [[1953]] Percivalle fece ritorno in Italia e continuò a falsificare francobolli fuori corso postale allo scopo di truffare i collezionisti. Nel [[1968]], il falsario venne giudicato in tribunale per truffa ai collezionisti, ma fu assolto perché all'epoca la
Ad ottobre del 1946 a Milano fu rinvenuto un francobollo falso corrispondente al valore da 10 L.it. della [[Serie Democratica]]: stampato in un discreto quantitativo fu distribuito a molte tabaccherie della città meneghina all'insaputa dei titolari. A differenza del "Falso di Buenos Aires" che era stato stampato in un minor numero d'esemplari e non posto in vendita direttamente, questa contraffazione che prese il nome di "Falso di Milano" venne subito individuata dalle [[Forze dell'Ordina]]. Il 1
Fu predisposto il ritiro del francobollo oggetto della truffa e la sostituzione col nuovo francobollo appena emesso senza che fosse stato diramato un bollettino ufficiale ed in questo modo fu possibile arrestare le persone coinvolte. Il falsario risultò essere [[Carmelo Vicari]], abitante a [[S. Giovanni Gemini]] e che aveva venduto un lotto imprecisato di falsi ad un complice di nome [[Arnoldo Ruffoni]]. Il più assiduo acquirente di Ruffoni era [[Alfredo Ferrari]], un fattorino della [[Società Anonima "La Stampa Commerciale" di Milano]], editrice de "[[Il Sole]]". Il fattorino infedele comprava a nome della propria ditta i francobolli falsi al prezzo di quelli autentici e divideva il ricavato con l'intermediario. Il 4 giugno 1948 il Ferrari commise il passo falso di recarsi all'ufficio postale con raccomandate della ditta per cui lavorava affrancate con francobolli falsi riproducenti il valore andato fuori corso legale e venne denunciato alla [[Pubblica Sicurezza]] dall'impiegata che ricevette la corrispondenza.
|