Ushabti: differenze tra le versioni

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{{F|archeologia|gennaio 2012}}
Gli '''Ushabti''' (chiamati in origine anche '''shauabti''' o '''shabti'''), che in egizio significava "quelli che rispondono"<ref>Mario Tosi, ''Dizionario enciclopedico delle divinità dell'antico Egitto'', vol.I, pag.333</ref> erano delle piccole statue che costituivano elemento integrante ed indispensabile del corredo funebre.
[[File:Hekanefer Ushabty Assuan.JPG|thumb|100px|left|Unico ushabti ritrovato nella tomba del nobile [[Hekanefer]]]]
[[File:Louvre 122006 018.jpg|thumb|100px|right|Ushabti a nome di [[Ramesse IV]] ([[XX dinastia egizia|XX dinastia]])]]
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[[File:Ka Statue of horawibra.jpg|thumb|100px|left|Statua raffigurante il Ka del faraone Auibra-Hor]]
 
Gli ''ushabti'' erano deposti in apposita cassetta<ref>Edda Bresciani, ''Grande enciclopedia illustrata dell'antico Egitto'', pag.345</ref> decorata con immagini tratte dalla vita quotidiana del defunto. Splendida quella di [[Mutemuia]], cantatrice di Amon, dove è raffigurata inginocchiata davanti agli dei dell'oltretomba mentre suona il sistro.
 
A partire dalla [[XII dinastia egizia|XII dinastia]], cominciò l'uso sempre più frequente dei modellini. Questi erano piccole sculture che rappresentavano in modo perfetto attività agricole e artigiane svolte per il defunto.
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Durante la cerimonia funebre, i sacerdoti, con particolari riti magici, davano vita alla statuetta che sarebbe stata tumulata insieme al defunto per accompagnarlo nell'oltretomba. Gli ''ushabti'' potevano essere di numero variabile, da pochi a centinaia. Quelli ritrovati nella tomba del faraone [[Taharqa]] - [[XXV dinastia egizia|XXV dinastia]] - erano centinaia e dimostravano che anche i faraoni nubiani avevano assimilato le usanze funerarie egizie.
 
[[File:Louvres-antiquites-egyptiennes-p1020106.jpg|thumb|150px|leftright|Ushabti in faïence conservati al [[Louvre]]]]
 
Se il defunto avesse superato positivamente la [[psicostasia]], sarebbe andato in paradiso, ovvero nei Campi Iaru che erano raffigurati come campi ricchi di frutti, coltivazioni ed ogni genere di delizie. Lì, egli sarebbe vissuto felicemente e senza alcuna preoccupazione, godendo degli stessi agi della sua vita terrena, perché gli ''ushabti'' avrebbero svolto per lui ogni mansione e lavoro, provvedendo quindi a tutte le necessità della vita ultraterrena.<br /> E se, e quando, il dio Osiride lo avesse chiamato, un ''ushabti'' avrebbe risposto.
==Note==
<references/>
 
==Bibliografia==
*Mario Tosi, ''Dizionario enciclopedico delle divinità dell'antico Egitto'', vol.I, Ananke, ISBN 88-7325-064-5
*Guy Rachet, ''Dizionario Larousse della civiltà egizia'', Gremese Editore, ISBN 88-8440-144-5
*Edda Bresciani, ''Grande enciclopedia illustrata dell'antico Egitto'', De Agostini, ISBN 88-418-2005-5
 
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