Sutura (chirurgia): differenze tra le versioni

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Così nasce la medicina e con essa la figura di chi è deputato, [[guaritore]] o [[sciamano]] o [[stregone]] che sia, a praticarla tra superstizioni, e magie, tra cure empiriche e interventi manuali. E sarà proprio nella capacità di ''curare con le mani'' che si identificherà il chirurgo (gr.: ''Cheir'', mano ed ''Ergon'', lavoro; ''cheirergon'', colui che lavora con le mani).
 
I chirurghi del mondo classico conoscevano l'arte della sutura che nel corso dell’alto e per tutto il basso [[medioevoBasso Medioevo]] fu abbandonata per l’impiego del [[cauterio]], caro sia alla medicina araba che europea. Ma non furono rare le eccezioni perché eminenti maestri di chirurgia ripresero l'usanza della sutura: così [[Rogerio Frugardi]] a [[Salerno]], [[Henri de Mondeville]] a [[Parigi]] o l'arabo [[Abulcasis]]. Risale al medioevo e si attribuisce al Maestro Lanfranco da Milano, considerato uno dei fondatori della scuola chirurgica di Parigi, il metodo di [[nodo chirurgico|annodare]] il punto di sutura utilizzando le dita di una sola mano.
All'antichità appartiene la tecnica di fabbricare corde di vario spessore, ricavandole dalla sotto-mucosa dell'intestino di alcuni animali, da utilizzare negli strumenti musicali o per tendere gli archi. Questo stesso procedimento consentirà di ottenere il [[catgut]], un materiale di sutura che sarà di largo impiego fino ai giorni nostri. Impiego che troverà anche la [[seta]], introdotta da [[Marco Polo]] nel [[XIV Secolo|‘300]], e che si proporrà come filo di eccellenza per la sua capacità tensile e per la sua duttilità.
Saranno questi fili di origine vegetale insieme alle [[minugia|minugie]] animali, ben incerate per renderle scorrevoli, che il chirurgo utilizzerà tenendole infilate in un'asola della sua giacca, per averle pronte sotto mano.