Opere cinematografiche di Pier Paolo Pasolini: differenze tra le versioni

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Nel [[1962]] produce il [[lungometraggio]] ''[[Mamma Roma]]'' nel quale riprendeva personaggi e ambienti del film precedente con l'intento di arricchire in modo più articolato il proprio universo.<br> Se infatti nella narrazione di "Accattone" egli illustra un processo di dissolvimento, in Mamma Roma si intravvede una prospettiva di riscatto, anche se frustrata, attraverso il raggiungimento di uno ''status'' socialmente riconosciuto e rispettato, oltre l'emergere del senso protettivo materno che non riuscirà, comunque, a preservare la fragilità del figlio.
 
Nel [[1963]] con il mediometraggio ''La ricotta'' (episodio del film ''[[Ro.Go.Pa.G.]]''), Pasolini giunge a uno dei più intensi risultati del suo cinema. In esso viene presentata la tragica "Passione" di un [[sottoproletariato|sottoproletario]], Stracci, del quale lo [[schermo]] ne sottolinea la umiliazione e la sofferenza.
 
Nel [[1965]] Pasolini produce il lungometraggio ''[[Il Vangelo secondo Matteo]]'' che era stato preceduto dal [[film di montaggio]] ''[[La rabbia (film 1963)|La rabbia]]'', dal [[film d'inchiesta]] sul comportamento [[sessualità|sessuale]] degli italiani dal titolo ''[[Comizi d'amore]]'' e dal [[reportage]] ''[[Sopralluoghi in Palestina per il Vangelo secondo Matteo]]'' girato nelle zone dove inizialmente si pensava di girare il "Vangelo".
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Ma già nel 1974, alla presentazione del progetto del prossimo film, Pasolini dichiarava di sentirsi spaventato dal fatto di aver contribuito al processo di falsa liberalizzazione della [[sessualità]] e lo rinnegherà in modo provocatorio nel film ''[[Salò o le 120 giornate di Sodoma]]'' che, uscito postumo nel [[1976]] e sottoposto a una fortissima [[censura]], sarà l'ultimo contributo di Pasolini al cinema.
 
 
=== Accattone ===