Gaio Giunio Bubulco Bruto: differenze tra le versioni

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| dittatura = [[302 a.C.]]
|}}
 
{{Bio
|Nome = Gaio Giunio
|Cognome = Bubulco Bruto <ref>[{{SmithDGRBM|articolo=Bubulcus|url=http://www.ancientlibraryperseus.comtufts.edu/smithhopper/text?doc=bubulcus-bio/0525.html William Smith, Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology, 1, Boston: Little, Brown and Company, Vol-2&fromdoc=Perseus%3Atext%3A1999.1 pag04.516 n0104}}.1]</ref>
|PostCognomePreData = (in [[lingua latina{{latino|latino]]: ''Caius Iunius Bubulcus Brutus'')}}
|Sesso = M
|LuogoNascita =
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita =
|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte = ?
|Attività = politico
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|Nazionalità = romano
|PostNazionalità =
|Immagine =
|Didascalia =
|Categorie=no
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Fu eletto [[console (storia romana)|console]] nel [[317 a.C.]], con il collega [[Quinto Emilio Barbula]]<ref> Tito Livio, Ab Urbe condita, IX, 20.</ref>. Durante il consolato [[Teano]] in [[Apulia]] ottenne un trattato di alleanza con Roma.
 
Fu eletto di nuovo console, per la seconda volta, nel [[313 a.C.]] insieme al collega [[Lucio Papirio Cursore (console 326 a.C.)|Lucio Papirio Cursore]]. I due consoli elessero [[Gaio Petelio Libone Visolo]] [[dittatore romano|dittatore]] per la conduzuione della campagna contro i Sanniti<ref name=IX28> Tito Livio, Ab Urbe condita, IX, 28.</ref>. Livio riporta che in alcuni annali da lui consultati, la presa di [[Nola]] sia da attribuire a Gaio Giunio e non al dittatore Petelio<ref> Tito Livio, Ab Urbe condita, IX, 28.<name=IX28/ref>.
 
Fu eletto [[magister equitum]] nel [[312 a.C.]], dal [[dittatore romano|dittatore]] [[Gaio Sulpicio Longo]]<ref>I fasti consulares indicano Gaius Sulpicius Longus dittatore rei gerundae causa e Gauis Junius Bubulcus Brutus come suo magister equitum, ma Livio (Ab Urbe condita, IX, 29) indica quest'ultimo come dittatore, senza però indicare, come di solito fa, chi sia stato nominato magister equitum. Hartfield, Marianne (1981). Ph.D. dissertation. Berkeley: University of California, Berkeley. pp. 452–54.</ref>, per quella che pareva una immenente campagna militare contro gli [[Etruschi]]<ref> Tito Livio, Ab Urbe condita, IX, 29.</ref>.
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{{q|Esaltati da queste parole, gli uomini - dimentichi di tutte le difficoltà - si riversarono sulla schiera nemica che si trovava in posizione sopraelevata. Sulle prime dovettero faticare molto per risalire la china. Ma poi, non appena i primi manipoli ebbero raggiunto la sommità del crinale e l'esercito si sentì saldamente piazzato su un'area pianeggiante, la paura si rivolse sùbito contro i responsabili dell'agguato i quali, liberandosi delle armi e fuggendo in tutte le direzioni, cercarono scampo in quegli stessi anfratti che prima erano loro serviti da nascondigli. Ma la conformazione accidentata del terreno, scelta apposta per creare problemi al nemico, andava adesso a loro discapito, impedendone i movimenti. Di conseguenza furono pochi quelli che riuscirono a salvarsi: vennero uccisi circa 20.000 uomini, e i Romani reduci dal trionfo si sparsero nei dintorni a fare razzia del bestiame offerto loro dal nemico in persona.| Tito Livio, Ab Urbe condita, IX, 31.}}
 
Nel [[302 a.C.]], durante il consolato di [[Marco Livio Denter]] e [[Marco Emilio Paolo]], fu nominato [[dittatore romano|dittatore]], per far fronte agli [[Equi]], che erano insorti per la costituzione di una colonia romana ad Alba, nel loro territorio<ref> name=X1>Tito Livio, Ab Urbe condita, X, 1.</ref>. I romani ebbero facilmente ragione degli Equi, ed il dittatore ottenne il trionfo a Roma<ref> Tito Livio, Ab Urbe condita, X, 1.<name=X1/ref>.
 
==Note==